Emergenza caldo: arriva il protocollo nazionale per il lavoro. Cosa prevede la bozza

  • Postato il 1 luglio 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Riorganizzazione di turni e orari di lavoro, anche facendo ricorso agli ammortizzatori sociali per quel che riguarda la sospensione o la riduzione delle ore in servizio; abbigliamento, indumenti e dispositivi di protezione individuale da indossare; informazione e formazione e sorveglianza straordinaria. Sono le quattro aree su cui è previsto il confronto nella bozza dello “schema di protocollo quadro per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi legate alle emergenze climatiche negli ambienti di lavoro” che sarà sul tavolo dell’incontro con le parti sociali in programma mercoledì pomeriggio al ministero del Lavoro guidato da Marina Calderone.

Da giorni i sindacati sollecitano un intervento del governo così da evitare che le Regioni procedano in ordine sparso con le ordinanze di sospensione per chi lavora all’aperto, dai campi ai cantieri fino alle cave, nelle ore più calde dei giorni da bollino rosso. Ora l’esecutivo prevede “ampio ed automatico ricorso agli ammortizzatori sociali in tutte le ipotesi di sospensione o riduzione dell’orario di lavoro, anche in caso di lavoro stagionale” ma anche un aiuto alle modifiche dell’orario di lavoro e l’adozione di buone prassi, anche preventive nel lungo periodo.

Senza indicare una soglia precisa viene però indicato che il datore di lavoro, “al fine di attivare tempestivamente tutte le misure di prevenzione e protezione in caso di eventi climatici avversi legati al caldo” si deve avvalere del bollettino ufficiale di previsione e allarme riferito alla propria città e riportato nel sito di riferimento “www.salute.gov/caldo”. A questo va aggiunto un “costante monitoraggio preventivo delle condizioni meteorologiche”. Viene quindi fatto un riferimento agli ammortizzatori sociali previsti già dalla normativa e alle regole di sicurezza di Inail, Inl e MdS con l’obiettivo di promuovere le “buone pratiche” al fine di “scongiurare infortuni e malattie professionali, come anche eventi e condizioni di malessere, connessi alle emergenze climatiche”.

Alcuni riferimenti legislativi indicano che, nel caso sia prevista la predisposizione di un Piano di sicurezza e di coordinamento, siano presi in considerazioni anche i rischi climatici, prevedendo aree di ristoro adeguate alla pause e variazioni dell’inizio dei lavori. Questo vale anche per le ditte in appalto nei cantieri che dovranno tener conto delle stagioni, della possibilità di pause, di anticipi e posticipi degli orari, di accessi all’ombra e anche della fornitura di bevande.

“L’obiettivo prioritario è coniugare la prosecuzione delle attività produttive con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro e delle modalità lavorative – si legge nel testo, ancora provvisorio – Particolare attenzione viene posta, ad esempio, agli strumenti dell’informazione, della formazione, della prevenzione, della corretta attuazione della sorveglianza sanitaria e della valutazione dei rischi, al fine di determinare misure adeguate di tutela, contribuendo a realizzare un contesto di lavoro più sano e sicuro, migliorando il benessere dei lavoratori, promuovendo e sviluppando, attraverso il sistema proprio del modello prevenzionale e all’interno delle relazioni industriali, una attività specifica contrattuale mirata”.

In relazione all’adozione degli accordi attuativi del Protocollo quadro “in sede di categoria, territorio o azienda, potranno essere previsti criteri di premialità per le imprese aderenti, riconosciuti dall’Inail in relazione agli strumenti di incentivazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro individuati dalla normativa di riferimento, senza che questo comporti incrementi della spesa pubblica”.

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Il Fatto Quotidiano

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