Emergenza caldo, ecco quali regioni (e quali no) vietano il lavoro all’aperto nei giorni da bollino rosso
- Postato il 30 giugno 2025
- Lavoro
- Di Il Fatto Quotidiano
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L’Europa in questi giorni sta subendo un’ondata di calore senza precedenti e in Italia le temperature sono bollenti. E siamo solo alla fine di giugno. La situazione per chi lavora in condizioni di stress fisico è quindi già allarmante. Così diverse regioni stanno prendendo provvedimenti per far fronte ai fenomeni meteorologici estremi sempre più frequenti in estate, imponendo uno stop per varie attività nelle ore più calde della giornata. Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria sono le regioni che attualmente prevedono specifiche ordinanze per proteggere lavoratrici e lavoratori dal rischio di colpi di calore e stress termico. Dalle ore 12.30 alle ore 16, fino al 31 agosto, è infatti previsto lo stop delle attività nei settori con esposizione prolungata al sole come il settore agricolo, quello forestale, nelle cave, nei cantieri edili e stradali e nel settore florovivaistico. Lo stop è però limitato ai giorni in la mappa fornita dal sistema Worklimate dell’Inail segna un rischio alto.
Adesso anche Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, ha annunciato: “Oggi faremo una riunione e poi emaneremo l’ordinanza penso oggi stesso. Avevamo già mandato le linee guida che suggerivano certi comportamenti, con oggi li trasformeremo in un provvedimento vero e proprio”. La mossa è arrivata dopo la sollecitazione dei sindacati affinché anche la Lombardia emanasse un provvedimento di sospensione delle attività lavorative con esposizione prolungata al sole e con elevato sforzo fisico nelle ore più calde del giorno.
Anche l’Emilia Romagna si doterà a breve di un’ordinanza simile e in Abruzzo il consigliere regionale Antonio Di Marco (Pd) ha presentato una richiesta formale alla Regione per l’emanazione di provvedimento che limiti l’esposizione prolungata ai raggi solari per i lavoratori dei settori direttamente esposti. Marche, che lo scorso anno si mosse solo a fine luglio dopo un sollecito dei sindacati, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Piemonte, Trentino Alto-Adige, Valle d’Aosta e Veneto invece non hanno finora provveduto a una specifica ordinanza, ma suggeriscono una serie di misure di prevenzione al caldo estremo come l’anticipazione dell’orario di inizio delle attività, l’aumento delle pause in zone ombreggiate con acqua potabile e la rotazione dei lavoratori per ridurre l’impegno fisico.
“Ormai il clima è cambiato, le temperature sono più alte rispetto al passato e anche il lavoro va cambiato, come va modificato il nostro sistema normativo. Il governo Meloni non ha adottato nessuna strategia di prevenzione, e meno che mai stanziato i fondi per il Piano nazionale di adattamento climatico. E lo stesso sta facendo la ministra del Lavoro Calderone per quanto riguarda il lavoro. Non pervenuta”, ha detto il senatore di Avs Tino Magni, presidente della commissione di indagine sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro del Senato.
Le regioni italiane, pressate dai sindacati, si stanno muovendo in ordine sparso per il contrasto ai rischi derivanti dal caldo. Il cambiamento climatico e l’impatto delle attività umane sui fenomeni meteorologici ci stanno abituando a fenomeni sempre più estremi di cui quest’ondata di calore fa parte. Secondo il Climate Shift Index, le alte temperature di questi giorni in Spagna, Francia e Italia sono strettamente collegate al cambiamento climatico: al fenomeno è stato attribuito un livello 5, il più alto, che indica che il cambiamento climatico ha reso almeno cinque volte più probabile il fenomeno il questione.
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