Emergenza casa, a Torino si discute una delibera contro gli alloggi sfitti. Ma la maggioranza a guida Pd l’ha annacquata
- Postato il 26 settembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Diffide, aumenti di Imu e Tari e persino requisizioni temporanee per i grandi proprietari immobiliari – da cinque unità in su – che tengono alloggi sfitti da almeno due anni. È il contenuto di una proposta di delibera d’iniziativa popolare contro l’emergenza abitativa, intitolata “Vuoti a rendere“, in discussione in Consiglio comunale a Torino, da dove però rischia di uscire svuotata a causa delle resistenze della maggioranza di centrosinistra. La proposta doveva essere votata già l’8 settembre in assemblea, ma il gruppo dei Moderati, che sostiene il sindaco Pd Stefano Lo Russo, ha fatto mancare il numero legale obbligando a un rinvio. Da quando è iniziato l’iter consiliare, peraltro, il testo è già stato annacquato rispetto alla versione originale, per adeguarlo ai pareri degli uffici tecnici ma anche per mettere d’accordo la coalizione di maggioranza, che raggruppa Pd, +Europa, Radicali, Moderati e Sinistra Ecologista.
I punti salienti della proposta sono pochi e incisivi: un censimento del patrimonio edilizio pubblico e privato per verificare la presenza di alloggi vuoti da oltre due anni; lo stop alla vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica; l’invito (diffida) rivolto ai grandi proprietari a proporre un uso per gli immobili in stato di “abbandono ingiustificato”; maggiorazioni di Imu e Tari per disincentivare il fenomeno degli alloggi sfitti; la requisizione come extrema ratio per coloro che insistono a tenere i loro immobili vuoti. Tutto per contrastare l’emergenza abitativa, che negli ultimi anni ha assunto proporzioni allarmanti nel capoluogo piemontese: tra il 2020 e il 2024 il prezzo medio di un affitto nel centro storico è aumentato del 53%, mentre nel 2024 gli sfratti per morosità hanno viaggiato a una media di quattro al giorno. Significativa anche l’impennata, registrata lo scorso anno, di sfratti per cessata locazione, legata alla diffusione degli affitti brevi: +45% rispetto al 2023. All’ultimo bando per ottenere un alloggio popolare, datato 2023, l’Agenzia per la casa ha ricevuto 7.836 domande, oltre mille in più rispetto al precedente (che risaliva al 2018). Di queste ne sono state ritenute valide 1.736, ma al ritmo attuale la graduatoria verrà “esaurita” non prima di tre anni. In compenso in città, secondo le stime più recenti fornite dagli uffici comunali, gli alloggi disponibili non occupati sono 21.699 (il 18% secondo dati Istat del 2019).
La proposta di delibera è frutto di un lavoro lungo due anni e ha raccolto l’adesione di realtà come Arci, Fridays for Future, Gruppo Abele e Legambiente, nonché le firme di tremila cittadini a sostegno. In Comune la destra ha presentato decine di emendamenti, e fa ostruzionismo lanciando l’allarme su una presunta aggressione alla proprietà privata. Le proposte più radicali, però, sono state accantonate con sollievo anche dalla maggioranza, complici i pareri tecnici negativi sulle requisizioni e sugli aumenti dell’Imu, che a Torino ammonta già all’aliquota massima consentita. Dichiaratamente contrari a espropri e sanzioni sia i Radicali che i Moderati. Le associazioni di categoria Fiaip e Ape-Confedilizia, che raggruppano agenti immobiliari e proprietari edili, hanno parlato di “clima punitivo”. “Imporre sanzioni o ipotizzare requisizioni degli immobili privati come ‘vuoti a rendere’ è un sistema che colpisce cittadini onesti, che già pagano il dovuto. Chi rinuncia ad affittare lo fa per mancanza di tutele, per paura di non rientrare in possesso dell’immobile o dover affrontare lunghe e costose cause legali che non coprono i danni subiti”, si legge in una nota di fine luglio.
Lunedì la discussione è ripartita. Se l’ipotesi di “esproprio” è già stata abbandonata, anche l’ipotesi di far pagare ai proprietari riottosi tasse più alte sembra sfumata. Il testo che sarà votato infatti parla genericamente di “strumenti innovativi atti a disincentivare lo stato di ingiustificato inutilizzo di grandi proprietà immobiliari non locate”. “Almeno in via di principio restano ferme molte delle nostre indicazioni. Per esempio il rilancio dell’Agenzia sociale per la locazione, lo stop alla vendita del patrimonio di edilizia residenziale pubblica e il principio dei disincentivi di tipo pecuniario”, commenta uno degli ispiratori del testo, Rocco Albanese, membro dell’associazione mutualistica Co.Mu.Net. “Le politiche di incentivi sono quelle che dal 1998 a oggi hanno prodotto la crisi abitativa a cui assistiamo oggi. Introducendo la possibilità di disincentivare si afferma un principio politico, giuridico e amministrativo innovativo”. Resta la soddisfazione di aver costretto i partiti che governano la città a fare “coming out” su un tema importante. “Questa campagna insegna che, anche con delle proposte moderate e allineate agli standard europei, se si vanno a toccare gli interessi della proprietà speculativa e della rendita fondiaria, anche solo in via eventuale, la reazione è feroce. Lo abbiamo visto negli ultimi mesi”, chiosa l’attivista.
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