Emissioni gas serra: UE sulla buona strada

  • Postato il 5 giugno 2025
  • Di Focus.it
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Sembrava quasi impossibile, eppure l'Unione europea sarebbe sulla buona strada per centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030. Il condizionale serve: sono infatti proiezioni basate sugli impegni contenuti nei Piani Nazionali per l'Energia e il Clima (PNEC) che ciascuno stato membro ha presentato a giugno dello scorso anno. Se le promesse saranno mantenute, raggiungeremmo un abbattimento del 54% delle emissioni nette in confronto al 1990. Un solo punto percentuale in meno rispetto agli ambiziosi obiettivi del pacchetto "Fit for 55", inglobato anche nell'ultimo aggiornamento del Green Deal, e una buona notizia per la Giornata mondiale dell'ambiente.. Come stiamo riducendo le emissioni di gas serra. La voce più importante contenuta nei PNEC è quella relativa alla transizione energetica. Già oggi, il 24,5% di tutta l'energia utilizzata in Unione europea proviene da fonti rinnovabili e abbiamo tracciato la strada verso un 42,5% dei consumi derivanti da energia pulita che «sta diventando la principale fonte di elettricità nell'UE», secondo quanto ha dichiarato Teresa Ribera, Vicepresidente Esecutiva della Commissione Europea e responsabile per la "Transizione Pulita, Giusta e Competitiva". . Allo stesso tempo, gli stati membri si focalizzeranno sulla riduzione della dipendenza da combustili fossili importati, sebbene questa voce soddisfi ancora più della metà del fabbisogno energetico, secondo un rapporto presentato al Parlamento europeo lo scorso gennaio.. Cosa sono i PNEC. I PNEC sono piani redatti da ciascuno dei 27 stati membri, per illustrare come i singoli paesi intendano raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall'Unione europea. Sono stati finalizzati per la prima volta nel 2020 e poi aggiornati nel 2023. La Commissione aveva però valutato insufficienti le strategie proposte dai diversi governi e aveva imposto raccomandazioni specifiche per ciascun piano.. Le nuove revisioni sono state consegnate a giugno dello scorso anno e sono risultate in linea con il Green Deal. Nella previsioni della Commissione, però, sono stati conteggiati anche i PNEC di Belgio, Estonia e Polonia, che ancora non sono stati presentati ufficialmente, nonché quello della Slovacchia, tuttora in fase di valutazione.. Cosa manca nei PNEC. Se da un lato alimentano la speranza, dall'altro lato la stessa Commissione fa notare le "lacune significative" che rimangono all'interno dei PNEC, in particolare per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche in sofferenza e l'efficientamento dei consumi: l'obiettivo di una riduzione dell'11,7% è stato purtroppo rivisto all'8,1%.. Ma non solo. Mentre il settore energetico sembra determinato a raggiungere i risultati prefissati, sul fronte dei trasporti e dell'agricoltura il taglio delle emissioni non è in programma. Complice anche un indebolimento delle normative ambientali dovute soprattutto alle proteste degli agricoltori iniziate a dicembre 2023.. I gas serra prodotti, inoltre, non vengono assorbiti efficacemente da ecosistemi come foreste e praterie, le cui capacità sono state deteriorate dall'aumento degli eventi climatici estremi. L'Europa si scalda a velocità doppia doppia rispetto agli altri continenti ed è quindi più a rischio di incendi, siccità, alluvioni e altri fenomeni che danneggiano anche la vegetazione.. Rimane una buona notizia. Ma la comunicazione ufficiale della Commissione europea rimane una buona notizia, nonostante tutto. Tanto per cominciare, perché è la prima volta che la proiezione delle strategie proposte nei piani climatici risulta effettivamente in linea con gli Accordi di Parigi. Poi perché è una conferma della priorità che la crisi climatica riveste per le politiche europee. Anche a fronte delle crescenti richieste di revisione degli obiettivi da parte di diversi paesi, tra cui l'Italia, e di congiunture politico-economiche, come dazi e guerra in Ucraina, che sembrerebbero suggerire altre urgenze. «L'Europa sta dimostrando che obiettivi affidabili e prevedibili basati sulla scienza e una regolamentazione adeguata danno i loro frutti», ha ribadito Ribera.. La prossima tappa? Il 2040. Inizieranno ora le discussioni per la prossima tappa del percorso verso una neutralità climatica fissata al 2050. L'anno da tenere a mente sarà il 2040, entro cui, secondo i suggerimenti dello European Scientific Advisory Board on Climate Change, dovremmo puntare a un taglio del 90% delle emissioni inquinanti rispetto al 1990.. Per farlo, sono state implementate due nuove iniziative strategiche: il Clean Industrial Deal, per sfruttare la decarbonizzazione come occasione di crescita delle industrie europee, e l'Affordable Energy Action Plan, per ridurre i costi dell'energia attraverso l'aumento dei consumi da fonti rinnovabili. Entrambi gli accordi dovranno essere inglobati nel prossimo aggiornamento dei PNEC.. Da un punto di vista più tecnico si pensa invece allo sfruttamento di tecnologie per la rimozione della CO2 dall'atmosfera, a cui una parte della comunità scientifica guarda con scetticismo in quanto ancora troppo poco efficienti, e ai crediti di carbonio che possono essere acquistati dalle aziende per compensare le proprie emissioni e finanziare programmi di riduzione dell'inquinamento.. Cosa ci attende da qui al 2030. Nel frattempo, i piani già approvati dovranno trasformarsi in azioni concrete, con l'impiego di fondi pubblici e l'incoraggiamento degli investitori privati. Raggiungere gli obiettivi sarà infatti costoso. Serviranno circa 570 miliardi di euro da qui al 2030, secondo quanto calcolato dalla stessa Commissione, che ha poi fatto notare come in un solo anno vengano spesi 430 miliardi in importazioni di combustibili fossili..
Autore
Focus.it

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