Equalize, accessi abusivi al database del Viminale. Dubbi degli inquirenti sulle chat del generale della Finanza
- Postato il 19 ottobre 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Se non amici fraterni, certo buoni conoscenti e probabilmente estimatori l’uno dell’altro. Fino a quando il primo, l’ex presidente della Fondazione Fiera Enrico Pazzali, viene coinvolto nell’inchiesta milanese sui dossieraggi illegali della società Equalize, e il secondo, il generale Cosimo Di Gesù, comandante dell’Accademia della Guardia di Finanza, suo malgrado, finisce nei verbali di alcuni indagati come persona vicina a Pazzali. Ora, però, la recente analisi della copia forense dei cellulari di Pazzali solleva un’ipotesi investigativa degli inquirenti, ovvero che lo stesso Di Gesù possa avere fatto per conto dell’amico Pazzali accessi abusivi al database del Viminale, spulciando alcuni Sdi o dati riservati di aziende segnalate dall’ex manager pubblico nel marzo 2020 quando prendeva piede il progetto della costruzione dell’ospedale Covid in Fiera. Allo stato Di Gesù non risulta indagato e le verifiche sono in corso. A stimolare gli inquirenti anche una sentenza delle Sezioni unite della Corte di Cassazione per la quale il reato di accesso abusivo a un sistema informatico si applica anche a quel pubblico ufficiale che pur avendone facoltà lo consulta “per ragioni ontologicamente estranee rispetto a quelle per le quali la facoltà di accesso gli è stata attribuita”. Sempre nelle chat di Pazzali emerge che anche il presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia nel 2020 fece un controllo su un manager di Fiera per conto di Pazzali. Verifica che secondo Roia, allo stato non indagato, rientra però in un formale e corretto rapporto giudiziario e di tutela visto che una ramo di Fiera Milano fu messo in amministrazione giudiziaria con un commissariamento concluso nel 2017.
Le chat tra Pazzali e Di Gesù risalgono a metà marzo del 2020. Il 21 marzo così Pazzali chiede informazioni “reputazionali” su sette aziende che, dirà Pazzali ai pm, dovevano lavorare per l’allestimento dell’ospedale. Di Gesù così risponde: “Lunedì mattina ti faccio sapere”. Poi scrive: “Anche noi siamo a scartamento ridotto”. Quindi un paio di giorni dopo sempre il comandante della Guardia di Finanza invia tutti i dati recuperati all’allora presidente della Fondazione Fiera elencando le varie criticità azienda per azienda: “Nel 2019 segnalata all’Anac perché ha fatto cartello in un appalto (…). Ha dato incarichi a dipendenti pubblici senza autorizzazione (…). Rapporti con Cosa nostra (…). Qualche piccola irregolarità fiscale (…). Ha utilizzato fatture inesistenti”. Insomma, secondo la Procura di Milano, quei dati erano accessibili solo attraverso terminali riservati. Di Gesù poi scrive: “Questa la situazione un po’ più di nuovo. Come ti dicevo non ho fatto la grossa”.
Gli inquirenti interpretano il termine “la grossa” come un accesso globale alla posizione Sdi e dunque, non avendola fatta, l’ipotesi è che il vertice della Finanza abbia fatto solo un accesso limitato. Ora, poi, qualche giorno prima di questa catena di chat, e cioè il 15 marzo, Di Gesù stimola Pazzali a chiedere a Fontana che domandi a sua volta al generale Giuseppe Zaffarana (all’epoca superiore di Di Gesù) di fargli una consulenza per il costruendo ospedale Covid: “Comunque Fontana potrebbe chiedere al generale Zaffarana la nostra collaborazione. Mia e dei tre miei ragazzi di Anac che, tienilo solo per te, vogliono rientrare perché lì ormai”. Quindi prospetta a Pazzali come entrare: “Magari con una convenzione al volo e solo per questa emergenza”. Quindi si raccomanda: “Ovviamente io e te non ci siamo mai sentiti. Se chiama il capo fammelo sapere”. Pazzali il 17 marzo esegue e avverte il governatore Attilio Fontana che subito si attiva, inviando al presidente di Fiera la risposta della segreteria di Zaffarana. Risposta che Pazzali inoltra a Di Gesù: “Il generale Zaffarana è impegnato in una call e subito dopo ne avrà un’altra. Potrebbe liberarsi nel pomeriggio. L’assistente chiede per agevolare: ‘Oggetto della chiamata’”. Al ché Di Gesù specifica l’oggetto a Pazzali: “Richiesta collaborazione per installazione ospedale in Fiera”. Tre giorni dopo Pazzali chiede e ottiene da Di Gesù i controlli sulle sette aziende.
Ed è su questi, come detto, che ora la Procura sta indagando per capire se effettivamente furono fatti accessi al database del Viminale e se avessero una motivazione valida come richiesto dalle Sezioni unite della Corte di Cassazione. Sentito dal Fatto.it, il generale Di Gesù ha spiegato: “In quel periodo di emergenza Covid la Guardia di Finanza ha collaborato con vari enti pubblici per evitare truffe da improvvisati fornitori. Le richieste erano fatte da ente Fiera, soggetto competente pubblico, sui fornitori del costruendo ospedale. E’ tutto tracciato negli atti dell’ufficio avendo avuto ovviamente l’autorizzazione dai miei superiori poiché c’era la massima attenzione a livello istituzionale in un momento estremamente drammatico per il paese”. Resta poi da valutare la posizione del presidente del Tribunale, il quale in uno scambio di chat riceverà da Pazzali indicazioni per controllare il nome di un manager. Controllo che avverrà, vista la risposta di Roia: “Nome ok controllato”. A quella data però nell’Organismo di vigilanza di Fiera Milano è presente l’ex amministratore giudiziario proprio per una necessità di controllo oltre i tempi del commissariamento come fu previsto nella procedura ex articolo 34 del Codice Antimafia. Spetterà dunque ai pm milanesi valutare se inviare gli atti alla Procura di Brescia con un’iscrizione o come fascicolo esplorativo, oppure confermare la correttezza dell’operato del presidente del Tribunale.
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