Erika Kirk: «Perdono l’assassino di mio marito». L’addio che divide l’America

  • Postato il 7 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Come una madonna del terzo millennio, straziata eppure luminosa, devastata eppure bellissima, fragile eppure fortissima, quasi dotata di una forza non sua, la vedova di Charlie Kirk, durante la cerimonia d’addio al marito in Arizona, ha messo fine a dieci giorni di bestemmie e polemiche, di vergogne e insulti, di inutili chiacchiere da bar tv. E l’ha fatto richiamandosi a Gesù Cristo e al Vangelo, con le parole più rivoluzionarie che si potessero dire: «Io perdono l’assassino di mio marito».

Una frase controcorrente

Cosa c’è di più fuori dal coro? Nel mondo che precipita ogni giorno dentro una spirale di odio senza fine, nel mondo delle guerre e delle armi, della violenza e del dialogo impossibile, Erika Kirk sale sul trampolino del dolore per pronunciare la frase più scandalosa di sempre: «Io perdono».

Chi era Charlie Kirk

Charlie Kirk era tutt’altro che un violento. Certo: aveva posizioni politicamente scorrette. Difendeva la vita, e dunque anche quella dei bambini nel grembo della mamma. Lottava contro il gender in nome di un principio naturale, oltre che sacro («maschio e femmina Iddio li creò»). Amava la sua Nazione, la voleva difendere dall’invasione di immigrati irregolari, chiedeva il rispetto delle regole e l’espulsione per chi quelle regole non le rispetta. Riteneva l’islam incompatibile con i valori dell’Occidente e avvertiva del rischio sottomissione.

Idee forti? Certo. Ma sempre espresse in modo civile. Senza mai un atto di prevaricazione. Anzi, il suo metodo si basava sul «dimostrami che ho torto». Cercava il dialogo con tutti, anche con le persone più distanti da lui. «Dimostrami che ho torto» si chiamava anche l’iniziativa nell’università dello Utah di quel 10 settembre. Evidentemente non sono riusciti a dimostrare che aveva torto. E l’hanno ucciso.

Il moderato dentro Maga

All’interno del movimento trumpiano Maga, Charlie Kirk era considerato un moderato. Molti lo criticavano perché troppo morbido. Lo avrebbero voluto più intransigente. C’è un video che ha fatto il giro della rete in cui Kirk risponde a un giovane conservatore. Quest’ultimo dice che gli omosessuali sono «contro Dio», Kirk lo contraddice duramente ribadendo che Gesù invitava ad amare tutti: «Che importa cosa fa uno nella sua vita privata?».

Eppure nei dibattiti seguiti alla sua morte è stato detto mille volte che «Kirk voleva lapidare gli omosessuali». Falsità assoluta. Menzogna pura. Epperò ripetuta all’infinito. Perché? Evidentemente non è bastato uccidere Kirk. L’hanno dovuto pure infangare da morto.

La risposta del perdono

E allora bisognerebbe chiedere a tutti gli Odifreddi, Saviano, Caprarica, Massini, Serra, Carofiglio, tutti coloro che in questi giorni in tv hanno vilipeso la memoria del giovane ucciso, raccontando su di lui cose spesso non vere, come si sentono ora, di fronte alla vedova, che a tanto disprezzo ha risposto solo con il perdono.

Mentre loro si crogiolavano nell’odio, persino davanti alla bara, facendo distinzioni fra morti e morti, omicidi e omicidi («sarà mica così grave ammazzare uno che era contrario all’aborto, no?»), lei ha buttato all’aria il tavolo, mettendo granelli di Vangelo dentro i loro ingranaggi di violenza. Che cosa c’è di più sorprendente?

La celebrazione a Glendale

E in effetti tutta la celebrazione a Glendale, in Arizona, è stata intessuta così, con questo filo di valori profondi. Qualcuno ha detto: è stato uno show. Qualcuno ha detto: è stata una passerella per Trump.

Sì, vero. Ma a parte il fatto che evitare lo show e la passerella di The Donald non sarebbe stato difficile: bastava non uccidere Kirk. La novità emersa dalle esequie non sono i discorsi da comizio del presidente Usa o la capacità degli americani di organizzare grandi eventi, due cose queste abbastanza risapute.

La novità è che il popolo trumpiano, il movimento Maga, descritto come una masnada di bruti, armati e odiatori, sciamani e violenti, si è presentato invece al grande appuntamento come una comunità dalla faccia pulita, che cantava e pregava Gesù Cristo, facendo lampeggiare valori e sentimenti profondi di un mondo che sembrava dimenticato, e di cui invece sembra esserci più bisogno che mai.

Davvero sono loro i cattivi? E i buoni sono quelli che vogliono appenderli per i piedi?

Autore
Panorama

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