“Esaudiamo i vostri desideri 24 ore su 24”: dentro il call center dello spaccio a Milano che riforniva Coca city

  • Postato il 26 novembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il manager nei palazzi di vetro di Citylife, riunione in corso, il whatsapp sul cellulare fa bin. Il chirurgo di fama del grande ospedale ha appena terminato l’intervento, un altro bin. E poi un altro bin in tasca alla giovane ricercatrice universitaria, al titolare di quel noto locale notturno in Brera e all’avvocato che di fretta esce dal tribunale con ancora la toga addosso, allo studente, al funzionario pubblico, al fioraio, a quel tizio che si fa chiamare Ibra. Bin, bin, bin. Tutti nello stesso istante e nella stessa chat comune Mamasita Griselda 2.0. E tutti, qualsiasi cosa stiano facendo, si fermano e leggono perché sanno che quel messaggio questa sera, o forse domani, salverà la loro vita tossica: “Macciao!! Tutto bene? Questo numero è la fusione di Mamasita e Griselda 2.0, da oggi potete contattarci qui, come unico numero, gli altri verranno disattivati! Vedete di memorizzare questo nuovo numero, se no come farete senza di me? Anzi senza di noi, sempre presenti a esaudire i vostri desideri a qualsiasi orario. E chi ieri sera ha speso troppi soldini con un 15 prenderà una 20”.

La Centrale operativa della cocaina a Milano

Inizia così la straordinaria storia della Centrale operativa della cocaina a Milano, gestita e coordinata da Katia Adragna, la Mamacita o Griselda o Super Mamacita o la bionda o la nera, narco-madrina in nome e per conto dei boss del clan della Barona, Nazzareno e Luca Calajò. Il tutto riassunto in una annotazione della Squadra mobile di Milano agli atti dell’indagine sull’arresto di Adragna e altri. Una casa imbosco: via Lope de Vega 46 e una decina di centralinisti sempre operativi per ricevere gli ordini e indirizzare i cavallini o Glovo, che sono Nuvola, Pantani, Biondino, Indiano, per le consegne a domicilio. Le dosi sono “la spesa” e vanno a colori: bianco blu, viola. Tutti vogliono la cocaina e tutti vogliono il “perlage”, la migliore, la più buona. Mamacita ascolta, segna ed esaudisce i desideri di Coca city. La sua squadra è la migliore e arriva ovunque, da Porta Venezia e corso Buenos Aires, dai Navigli alla street del design di via Tortona. Si paga in contanti o comodamente su postepay o altri conti correnti. E quando Mamacita si prende qualche giorno di pausa, la Centrale mica si ferma: “Ciao ragazzi siamo la squad della Griselda, lei è andata in vacanza ma è sempre qua tra noi. Questo sarà il numero provvisorio perché gli altri se li è portati con sé, abbiamo sempre i nostri glovo simpatici e siamo a vostra disposizione per rendervi felici. Già disponibili da subito”. E via altri dieci, cento, mille bin!

“Un attimo per favore, siamo incasinati”

La giornata tipo della Centrale operativa non ha orari, le richieste dei clienti arrivano mattina, pomeriggio fino all’alba. A volte le comande cadono una sopra l’altra: “Un attimo per favore – scrive Mamacita al cliente che insiste – siamo incasinati, adesso metto nella lista anche te, stai calmo, non devi aspettare le ore, ma non rompermi i coglioni, perché purtroppo c’è casino”. Non succede spesso, ma a volte succede che il cliente ordina ma poi non si presenta al ritiro e allora Katia si arrabbia: “La prossima volta che mi fate venire i ragazzi li per niente, mi pagate comunque il disturbo. Eh sì? Non portano in giro né banane e né caramelle, né fiori, quindi un po’ di rispetto per le persone che a quest’ora rischiano e ve la portano in bocca”.

Le promozioni di Griselda: “Prendi 30, paghi 25”

I clienti pretendono e soprattutto vogliono la cocaina buona: “Buonasera, come sempre siete operativi e niente comunque ne prenderei uno (grammo, ndr), sono qua in Giambella. È sempre la stessa di questi giorni vero? È buona spero, cioè spero, eh deve essere quella, perché l’altra non mi convince, ma io prendo sempre quella”. Dalla Centrale operativa rispondono: “Dovrebbe”. Il cliente un po’ spazientito: “Eh in che senso dovrebbe, faccio entrare un secondo a vedere se è lei, perché se no io non la prendo, se non mi mandate quella là, altre non ne voglio”. La Griselda della Barona quindi spiega il prodotto: “Tesoro quella che ti ho mandata è buona buona, almeno che ci sia stato un errore tra i miei ragazzi, sai che io ho doppia qualità, mi sembra strano, o hanno sbagliato che quella che dovevo mandare a te, magari ti mando la madreperla”. Il cliente: “Certo che voglio il perlage zia, io voglio solo quella più buona di tutte cristo! Domani, comunque, portane almeno due (grammi, ndr)”. Ma non sempre si tratta di perlage: “Quella di ieri mai più, ha mal di denti, ha il naso distrutto non è la stessa, è pessima, è avanzata, se vuoi te la rido indietro, ti assicuro che non è la stessa”. Nel frattempo Griselda lancia l’ennesima promozione: “Oggi promozione prendi 30 (0,30 grammi, ndr) paghi 25”.

Gli sconti chiesti da chi presentava nuovi clienti

Come in ogni attività commerciale, il cliente è sacro, perché è quello che paga. Le dosi volano ogni minuto da un posto all’altro della città. E stare dietro a tutti non è facile: “Tesoro guarda – scrive la Mamacita in chat – ancora 10 minuti prima che arriva da me, non ti voglio dire cagate, poi parte e comincia a fare tutte le consegne e ci sarai anche tu, tempo umano, tempo della strada niente di più niente di meno. Adesso te lo mando” e la dose sarà “più cicciottella e più potente, bellissima”. Laura poi è una cliente affezionata, acquista e spende e in certi casi porta qualche cliente in più, e però si lamenta che qualche sconticino mai: “Ciao – dice – vorrei porre i riflettori su una cosa, io vi ho passato un fantastico personaggio cliente come Raoul, che boh, numero 1, cioè super affidabile, sarebbe carino, corretto, se almeno una volta al mese io avessi un regalino, no? Sarebbe carino da parte vostra”.

Le lamentele della narco-madrina Katia Adragna

Ogni tanto poi sulla chat, la narco-madrina manda alcuni avvisi a quei naviganti che ricevono un po’ meno del pattuito e si lagnano: “Se stiamo vedere il glovo è gratis, la benzina è gratis, il ragazzo è gratis, la portata a casa è gratis, non è che ci dobbiamo lamentare più di tanto eh, a qualsiasi ora 24 ore su 24 a disposizione, che ne dici? Diciamo che di me e del mio servizio non ci si può proprio lamentare, che ne dici? Se stiamo a guardare anche il puntino sulla i, come dovrei fare io! Dovrei fare come tanti, che faccio pagare il servizio glovo che ne dici? Comunque alla prossima ti faccio aggiungere quello che ti mancava adesso, tanto non muore nessuno dai, una briciolina!”. Dopodiché “se io ti tratto male e tu non tomi più ci ho guadagnato sto cazzo, per cosa? Per rubarti la cinque/dieci euro oggi e poi non guadagnarci più domani sarebbe da stupidi”. Insomma, le solite beghe di lavoro.

“Pantani”, il corriere della droga più veloce

Nel frattempo in Centrale i telefoni sono bollenti. I clienti fremono, Milano non attende, vuole pippare. “Ma in Corso Buenos Aires la puoi fare una corsa? 30, 40 euro (…). Tesoro scusa mi dai il numero del Giovo, perché boh, son giù da 5 minuti, almeno sento dov’è (…). Ciao per favore mi puoi mandare 50 (…). Pronti, ascolta, se non è un grande problema, preferirei appunto non salire, perché vado abbastanza di fretta, eh ti squillo quando sono lì (…). Ma riuscite a passare da me, qui in Giamba, se posso ne prendo 2 a 150 (…). Mandami Gino, please, che almeno viene direttamente al cancello (…). Va bene uno, e poi datemi quell’aggiuntina di ieri che l’abbiamo pesata era veramente bassissima e niente vi mando la posizione (…). Ehi Zia, sono Ibra, dopo per l’una riesci a farmi venire qua un ragazzo con un 40, in via Brioschi al ristorante (…). Dai va bene, sono qua che adesso inizia Amici, eeh che te voglio dì, avvisami soltanto mezz’ora prima (…). Son qua dentro che mangio, se me lo mandi al volo, qua dai di fronte com’è che si chiama qui al Golf Club di Opera”. Una giostra senza fine. E poi? Poi si ricomincia. Quasi l’alba di un giorno di spaccio a Milano. In centrale operativa c’è Federica: “A me sembra che il tempo oggi non passa più”. Lo dice al suo fidanzato che fa il Glovo. Lo chiamano Pantani, in bici è una scheggia: “Invece il cazzo amo, figa già le 4,20”. In sottofondo il cigolio della bici nel buio di Milano.

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