Estate 2025 a Venezia? Tutte le mostre da vedere in città
- Postato il 4 giugno 2025
- Arti Visive
- Di Artribune
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La frenesia dei giorni di inaugurazione della 19. Esposizione Internazionale di Architettura curata da Carlo Ratti è alle spalle, ma, come ogni anno, la Serenissima si anima di grandi e piccole mostre da non perdere. Abbiamo selezionato le più interessanti tra musei, chiese e fondazioni.
Alberto Villa
Per punti

Maria Helena Vieira da Silva – Collezione Peggy Guggenheim
È una piacevole (ri)scoperta la mostra che la Collezione Peggy Guggenheim dedica alla pittrice portoghese naturalizzata francese Maria Helena Vieira da Silva (Lisbona, 1908 – Parigi, 1992). Anatomia di uno spazio, questo il titolo della mostra, ben sintetizza l’approccio con cui Vieira da Silva sceglie di rappresentare il mondo, frammentandolo e trasformandolo in caleidoscopi al confine tra l’astrazione e la figurazione. La sua pittura attraversa il Novecento e le sue tragedie, e si consegna – nella mostra curata da Flavia Frigeri – come una peculiare interpretazione del modernismo.
Fino al 15 settembre
Maria Helena Vieira da Silva. Anatomia di uno spazio
COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM
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Corpi Moderni – Gallerie dell’Accademia
Com’è cambiata la considerazione del corpo umano tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento? A questa domanda vuole rispondere la nuova mostra delle Gallerie dell’Accademia di Venezia: Corpi moderni – a cura di Guido Beltramini, Francesca Borgo e Giulio Manieri Elia – accosta capolavori come La tempesta di Giorgione (già nelle collezioni delle Gallerie), il Venere e Adone di Tiziano, l’Autoritratto a corpo nudo di Albrecht Dürer e l’immancabile Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci. Una bella opportunità per guardare da vicino il Gotha del Rinascimento nostrano e d’oltralpe.
Fino al 27 luglio
Corpi moderni. La costruzione del corpo nella Venezia del Rinascimento. Leonardo, Michelangelo, Dürer, Giorgione
GALLERIE DELL’ACCADEMIA
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Le mostre della Collezione Pinault
Per il 2025, le sedi veneziane della Collezione Pinault puntano su due scultori, per indagarne però anche la meno nota attività grafica.
Thomas Schütte – Punta della Dogana
La retrospettiva del grande scultore tedesco Thomas Schütte (Oldenburg, 1954) è talmente densa e variegata che – talvolta – sembra di guardare più mostre insieme. Da monumentali statue bronzee a comici disegni di topolini, Schütte attraversa le narrative del potere, del genere e le loro intersezioni. Una mostra fatta di continui cambi di scala, che sfidano l’autopercezione del visitatore stesso.
Fino al 23 novembre
Thomas Schütte. Genealogies
PUNTA DELLA DOGANA
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Tatiana Trouvé – Palazzo Grassi
Utilizza il bronzo anche Tatiana Trouvé (Cosenza, 1968) per ricreare oggetti quotidiani e inserirli in narrazioni e cosmogonie che invadono i piani espositivi di Palazzo Grassi. A partire da una grande installazione a pavimento, che trasforma l’atrio al contempo in una strada e un cielo stellato, per continuare con le realistiche sculture e installazioni del Piano Nobile. All’ultimo piano si trovano disegni e dipinti che trasportano l’immaginario di Trouvé sulle due dimensioni, dichiarandone anche l’impostazione progettuale.
Fino al 4 gennaio 2026
Tatiana Trouvé. La strana vita delle cose
PALAZZO GRASSI
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Le mostre di Ca’ Pesaro
Prosegue la sua doppia programmazione tra arte moderna e contemporanea Ca’ Pesaro, con le mostre di pittori appartenenti a tre diverse generazioni: Eleonora Rinaldi, Antonello Viola e Giulio Aristide Sartorio
Eleonora Rinaldi
Partiamo dal piano terra e dalla project room, che ospita una piccola ma piacevole mostra della pittrice Eleonora Rinaldi (Udine, 1994). Intitolata Órama e curata da Francesco Liggieri e Christian Palazzo, la mostra raccoglie le ultime produzioni dell’artista: dipinti di diverso formato e capaci di passare dal dettaglio al paesaggio, sempre mantenendo una ambiguità dimensionale, tra sogno e realtà, tra pericolo e sicurezza, tra vitalità e fragilità.
Fino al 27 settembre
Órama. Eleonora Rinaldi
CA’ PESARO – GALLERIA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA
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Antonello Viola
Il lavoro di Antonello Viola (Roma, 1966) è particolarmente coerente con il contesto veneziano per la sua capacità di coniugare due secolari tradizioni della Serenissima: il vetro e la pittura. Nella mostra curata da Elisabetta Barisoni, è infatti allestita una selezione di dipinti ad olio su vetro e carta giapponese: materiali che – proprio per la loro capacità di generare riflessi e stratificazioni – dialogano ancora di più con la città
Dal 20 giugno al 28 settembre
Antonello Viola. L’oro della laguna
CA’ PESARO – GALLERIA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA
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Giulio Aristide Sartorio
Si intitola Il poema della vita umana la mostra dedicata a Giulio Aristide Sartorio (Roma, 1860 – 1932) e ospitata al secondo piano di Ca’ Pesaro. Una mostra che riporta al pubblico il grande ciclo che il pittore simbolista aveva realizzato oltre 100 anni fa, per la precisione in occasione della Biennale di Arti Visive di Venezia del 1906. Sulle tele nascono così grandi composizioni, fregi dal gusto classico ma dall’impostazione moderna, popolati da figure mitologiche, nudi efebici e corpi dalla plasticità scultorea, che ben risponde al Pensatore di Rodin che troneggia nel centro della sala.
Fino al 28 settembre
Giulio Aristide Sartorio. Il poema della vita umana
CA’ PESARO – GALLERIA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA
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AMO/OMA. Diagrams – Fondazione Prada
Per la sua capacità di disporre, manipolare e interpretare i dati, la comunicazione visiva è uno strumento estremamente potente, in grado di analizzare e risignificare il mondo. Lo dimostra la mostra Diagrams, concepita dallo studio AMO/OMA (fondato dall’architetto Rem Koolhas) per gli spazi di Fondazione Prada a Ca’ Corner della Regina. 300 oggetti disposti nel palazzo provenienti dagli ultimi dieci secoli e da tutte le culture testimoniano l’utilità dei diagrammi nelle narrazioni delle urgenze globali, dall’ambiente alla salute, dalla guerra alla verità.
Fino al 24 novembre
AMO/OMA. Diagrams
FONDAZIONE PRADA
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L’oro dipinto – Palazzo Ducale
Le icone cristiane e il loro sfondo oro raccontano storie che attraversano secoli e flutti: quelli che separano Venezia e Creta, poli culturali del Mediterraneo legati da vicende storiche, politiche e artistiche. Esempio perfetto di questa relazione, il celebre pittore cretese El Greco (Candia, 1541 – Toledo, 1614) è anche il fulcro della mostra allestita a Palazzo Ducale. Dopotutto fu proprio a Venezia che El Greco venne nel 1567, studiando Tintoretto e forse lavorando nella bottega di Tiziano, prima di trasferirsi in Spagna.
Fino al 29 settembre
L’oro dipinto – El Greco e la pittura tra Creta e Venezia
PALAZZO DUCALE
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![Tessa Mars, “a call to the ocean”, 2025. Vista della mostra “otras montañas, las que andan sueltas bajo el agua” [altre montagne, dissolte sotto l’acqua]“, Ocean Space, Venezia.
Commissionata da TBA21–Academy. Foto: Jacopo Salvi](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/06/tessa-mars-a-call-to-the-ocean-2025-vista-della-mostra-otras-montanas-las-que-andan-sueltas-bajo-el-agua-1024x684.png)
Nadia Huggins e Tessa Mars – Ocean Space
Altre montagne, dissolte sotto l’acqua: si traduce così in italiano il titolo ossimorico e spagnolo della nuova mostra di Ocean Space, negli ambienti sconsacrati della Chiesa di San Lorenzo. Le grandi installazioni, i dipinti e i video della trinidadiana Nadia Huggins (Port of Spain, 1984) e della haitiana Tessa Mars (Port-au-Prince, 1985) sono coordinate dalla curatrice Jiménez Suriel, in una mostra variegata e multimediale che accompagna il visitatore dalle profondità dell’oceano alle vette delle montagne, dal colonialismo alle entità non umane.
Fino al 2 novembre
Otras montañas, las que andan sueltas bajo el agua
OCEAN SPACE
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Arte Salvata – M9
Al Museo M9 di Mestre, un’occasione unica per scoprire le opere della collezione del MuMa di Le Havre (ex Musée du Havre), distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale e poi ricostruito. I suoi capolavori – tra cui dipinti di Renoir, Monet, Sisley e molti altri – erano stati trasportati dal museo di Le Havre nei castelli della Loira poco prima dei bombardamenti, e oggi sono la testimonianza di quanto la prevenzione sia importante e necessaria
Fino al 31 agosto
ARTE SALVATA. Capolavori oltre la guerra dal MuMa di Le Havre
MUSEO M9
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Le mostre alle Stanze della Fotografia
Sull’Isola di San Giorgio, Le Stanze della Fotografia proseguono la loro vocazione per l’arte fotografica con due mostre, a cura di Denis Curti, dedicate a Robert Mapplethorpe e Maurizio Galimberti, due maestri che hanno rivoluzionato il genere del ritratto.
Robert Mapplethorpe
Sono oltre 200 le opere selezionate per raccontare la fotografia di Robert Mapplethorpe (New York, 1946 – Boston, 1989) nella mostra Le forme del classico. Nudi maschili e femminili, ma anche fiori e i ritratti di personalità come Patti Smith, Andy Warhol, Susan Sontag e Yoko Ono, sono le chicche di una mostra che dopo il suo debutto veneziano sarà riproposta anche a Milano e a Roma.
Fino al 6 gennaio 2026
Robert Mapplethorpe. Le forme del classico
LE STANZE DELLA FOTOGRAFIA
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Maurizio Galimberti
Ancora più temeraria, almeno formalmente, è la ritrattistica di Maurizio Galimberti (Como, 1956), famoso per i suoi mosaici di polaroid. Il soggetto – che sia un attore come Johnny Depp, un cantante come Sting o un campione del basket come Michael Jordan – viene scomposto e ricomposto, secondo una moltiplicazione dei piani che evoca una complessità (e non una univocità) anche psicologica. Non solo le celebrità, ma anche i capolavori della storia dell’arte (come il Cenacolo Vinciano) o i paesaggi non sono esenti da questo trattamento.
Fino al 10 agosto
Maurizio Galimberti tra polaroid/ready made e le Lezioni Americane di Italo Calvino
LE STANZE DELLA FOTOGRAFIA
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1932-1942. Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia – Le Stanze del Vetro
Torna l’appuntamento alle Stanze del Vetro (sull’Isola di San Giorgio Maggiore) con la storia dell’artigianato vetraio muranese, incrociata a quella della Biennale di Venezia. Dopo la mostra 1912-1930 Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia (organizzata in occasione dell’Esposizione Internazionale d’Arte del 2024), questo nuovo capitolo curato da Mariano Barovier indaga tutte le volte che il vetro di Murano ha preso parte alla kermesse veneziana tra il 1932 e il 1942, un decennio storicamente complesso ma particolarmente felice per il vetro, che proprio dal 1932 trova all’interno di Biennale uno spazio dedicato alle arti decorative.
Fino al 23 novembre
1932-1942. Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia
LE STANZE DEL VETRO
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Luc Tuymans – Basilica di San Giorgio Maggiore
Rimaniamo a San Giorgio Maggiore per l’ultimo grande appuntamento su questa piccola ma densa isola: nella omonima Basilica palladiana, da anni impegnata nell’esposizione di artisti internazionali (tra gli ultimi Ai Weiwei e Berlinde De Bruyckere), trova spazio una mostra del belga Luc Tuymans (Mortsel, 1958). Due suoi dipinti sostituiscono temporaneamente i grandi teleri del Tintoretto attualmente in restauro, dimostrando l’ancora attuale vitalità di un allestimento ecclesiastico, soprattutto per opere dalla forte carica semantica come quelle di Tuymans.
Fino al 23 novembre
Luc Tuymans
BASILICA DI SAN GIORGIO MAGGIORE
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Le mostre della Fondazione Querini Stampalia
La Fondazione Querini Stampalia di Venezia ha iniziato un nuovo corso sotto la guida della neodirettrice Cristiana Collu (che abbiamo intervistato qui): identità grafica e spazi rinnovati, sia all’interno che all’esterno, con i monumentali leoni bronzei di Davide Rivalta e la seduta sociale di Martí Guixé in Campo Santa Maria Formosa. Ma anche nuove mostre, dedicate a John Baldessari e al Diriyah Art Future a Riyadh.
John Baldessari
Prolifico e ispirato sperimentatore dell’arte, John Baldessari (National City, 1931 – Venezia, Los Angeles, 2020) è al centro di una grande mostra dedicata principalmente alla sua produzione fotografica, sempre intesa attraverso la lente del concettualismo. Con Baldessari, la fotografia diventa un mezzo d’indagine anche di se stessa, in una fertile confusione tra soggetto e oggetto.
Fino al 23 novembre
John Baldessari. No Stone Unturned – Conceptual Photography
FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA
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Diriyah Art Futures
A Riyadh, in Arabia Saudita, sta sorgendo un polo culturale di dimensioni considerevoli: si tratta di Diriyah, storico distretto ora in via di restauro, che il Ministero della Cultura ha scelto come nuovo centro diffuso per l’arte e per il turismo. Del progetto fa parte il Diriyah Art Futures, avveniristico museo appena inaugurato e progettato dallo studio d’architettura romano Schiattarella Associati. Il museo, dedicato alle arti digitali e new media, sorge in continuità con il deserto, definendo una nuova strada per l’architettura contemporanea in Arabia Saudita. La mostra alla Fondazione Querini Stampalia lo racconta, anche attraverso le foto di Paolo Pellegrin.
Fino al 15 giugno
L’impronta leggera. Diriyah Art Futures / Schiattarella Associati
FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA
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Di storie e di arte – Palazzo Vendramin Grimani
La Fondazione dell’Albero d’Oro ha scelto di raccontare la storia del cinquecentesco Palazzo Vendramin Grimani (affacciato su Canal Grande) attraverso le famiglie che lo hanno abitato nel corso dei secoli: i Vendramin, i Grimani Giustinian e i Marcello. Ciascuna famiglia ha lasciato dietro di sé tracce rilevanti all’interno del Palazzo e delle sue collezioni; tracce su cui sono tornati i curatori Massimo Favilla e Ruggero Rugolo per ricostruire un pezzo della storia nobiliare veneziana
Fino al 23 novembre
Di storie e di arte. Tre secoli di vita a Palazzo Vendramin Grimani
PALAZZO VENDRAMIN GRIMANI
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Il Correr di Carlo Scarpa 1953-60 – Museo Correr
In piena Biennale Architettura non poteva mancare una mostra (curata da Chiara Squarcina e Andrea Bellieni) dedicata all’architetto che più di tutti ha caratterizzato la Venezia del Novecento. Parliamo ovviamente di Carlo Scarpa (Venezia, 1906 – Sendai, 1978), che negli Anni Cinquanta – tra le altre cose – intervenne sugli ambienti del Museo Correr, applicandovi la sua eleganza razionalista e scrivendo una pagina della storia degli allestimenti. Oggi il Museo Correr dedica a questi interventi una mostra, ricca di materiale fotografico d’archivio e di elementi originali del design scarpiano.
Fino al 19 ottobre
Il Correr di Carlo Scarpa 1953-60
MUSEO CORRER
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Formafantasma – Negozio Olivetti
Restiamo in ambito architettura e design, e restiamo anche in Piazza San Marco, per la mostra del duo Formafantasma (Andrea Trimarchi e Simone Farresin), che per il Negozio Olivetti dona nuova vita ad oggetti di scarto per trasformarli in prodotti di design. Tra sostenibilità e sviluppo circolare la mostra (il cui titolo The Shape of Things to Come è mutuato da un romanzo fantascientifico di H.G. Wells) mira a sottolineare quanto la tecnologia digitale, sempre più immaginata come immateriale, abbia invece effetti molto concreti in termini di impatto ambientale.
Fino al 28 settembre
Formafantasma. The Shape of Things to Come
NEGOZIO OLIVETTI
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A World of Potential – The Human Safety Net
All’interno delle Procuratie Vecchie (rinnovate da David Chipperfield), la mostra interattiva A World of Potential si rinnova di nuovi contenuti, sempre dedicati alle tematiche delle relazioni umane, dell’inclusione e della rete sociale come strumento di cambiamento. Da non perdere anche la mostra collettiva Dreams in Transit, a cura della fondazione Art for Action, che riflette sul tema della migrazione e della conseguente ricerca di una nuova identità.
Fino al 15 marzo 2026
A World of Potential
LA CASA DI THE HUMAN SAFETY NET
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Tolia Astakhishvili – Nicoletta Fiorucci Foundation
È una delle grandi novità della stagione espositiva, e se il livello rimarrà quello della mostra inaugurale possiamo aspettarci grandi cose anche per il futuro. Sì perché la Nicoletta Fiorucci Foundation ha aperto uno spazio a Venezia (per la precisione nel sestiere di Dorsoduro) con una bella mostra di Tolia Astakhishvili (Tbilisi, 1974), a cura di Hans Ulrich Obrist: l’artista georgiana, nel corso di una residenza all’interno del palazzo veneziano che ospita la Nicoletta Fiorucci Foundation, ha infatti lavorato proprio sull’edificio, esponendolo, trasformandolo e reinterpretandolo attraverso narrazioni plurali, per cui ha coinvolto altri otto artisti.
Fino al 23 novembre
To Love and Devour
NICOLETTA FIORUCCI FOUNDATION
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Patricia Leite – Fondazione Bevilacqua la Masa (Palazzetto Tito)
Pochi metri più avanti, Palazzetto Tito ospita invece una mostra personale della pittrice brasiliana Patricia Leite (Belo Horizonte, 1955), a cura di Milovan Farronato sebbene ad un primo sguardo le opere di Leite possano sembrare semplici, non possiamo che essere attirati dai colori accesi – e talvolta malinconici – dei paesaggi e delle piante che dipinge. Ma l’aspetto più interessante è il modo in cui la pittrice tratta i contorni: tutti i soggetti – che siano foglie, rocce, distese d’acqua o edifici – sembrano possedere un’aura di pura luce iridescente che li circonda e li caratterizza (per usare un termine di Jane Bennett), come materia vibrante. Tutti, tranne quelli che di luce sono già costituiti: è il caso del fuoco, protagonista di uno dei quadri più catalizzanti della mostra, e delle stelle, silenziose comparse di molti dipinti.
Fino al 27 luglio
Cold Waters. Patricia Leite
FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA – PALAZZETTO TITO
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Le mostre di Palazzo Grimani
Nel prezioso Palazzo Grimani trovano spazio mostre molto diverse fra loro: una vera e propria camera delle meraviglie dal gusto barocco e la personale di un pittore cinese che intreccia Pop e Surrealismo.
A Cabinet of Wonders
Finalmente una mostra che prende di petto – e senza escamotage – il concetto di Wunderkammer: nelle sale di Palazzo Grimani, il curatore Thierry Morel ha allestito una camera delle meraviglie a partire dall’eclettica collezione di George Loudon. Naturalia e artificialia si intersecano in installazioni ambientali, in cui fare curiose scoperte anche sulla storia dell’artigianato scientifico: stupiscono per il loro realismo le riproduzioni di frutti e funghi in cera, cartapesta e tessuto. Una mostra che, oltretutto, risponde alla passione collezionistica di Giovanni Grimani, storico proprietario del palazzo.
Fino al 5 ottobre
A Cabinet of Wonders. A Celebration of Art in Nature
MUSEO DI PALAZZO GRIMANI
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Zhang Zhaoying
Paiono assemblages della cultura orientale e occidentale i dipinti dell’artista cinese Zhang Zhaoying (Gwangzhou, 1988), esposti a Palazzo Grimani nella mostra Lifelong Beauty, a cura di Lü Peng, Li Guohua e Carlotta Scarpa. Nelle sue opere, che strizzano l’occhio a icone pop come Marylin Monroe o a giganti della storia dell’arte come Henri Magritte, troviamo appigli ma anche trappole: pensiamo di capire per poi tornare subito in una dimensione di feconda ambiguità, che rivela i limiti e le potenzialità del dialogo interculturale.
Fino al 3 agosto
Zhang Zhaoying. Lifelong Beauty
MUSEO DI PALAZZO GRIMANI
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L’articolo "Estate 2025 a Venezia? Tutte le mostre da vedere in città " è apparso per la prima volta su Artribune®.