Europa poco amata: il tabacco fa più danni della burocrazia

  • Postato il 22 luglio 2025
  • Di Il Foglio
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Europa poco amata: il tabacco fa più danni della burocrazia

C’è un dato che dovrebbe far riflettere Bruxelles, ma anche Roma: tre post su quattro pubblicati dagli italiani sull’Unione Europea sono negativi. Non è solo una questione di contenuti – tasse, agricoltura, ambiente – ma di percezione profonda, quotidiana, quasi epidermica. È Socialcom a certificarlo: l’analisi delle reazioni online tra il 19 giugno e il 18 luglio, oltre 10 mila contenuti e 223 mila interazioni, mostra un quadro di malcontento generalizzato, che esplode in particolare su un tema insospettabile eppure rivelatore: il tabacco.

L’ipotesi di un aumento delle accise ha scatenato 5.700 conversazioni e più di 86 mila interazioni. E il tono? 95% negativo. È la solita storia: una misura percepita come punitiva, lontana dalla realtà, imposta dall’alto. L’Europa, che pensa al clima e alla fiscalità come missioni strategiche, finisce con l’apparire invasiva, pedante, nemica dei piccoli piaceri quotidiani. E se anche il fumatore medio non è un euroscettico militante, poco ci manca.

Il problema per il governo Meloni, però, è duplice. Da un lato, cavalcare l’euroscetticismo è facile: basta prendersela con Bruxelles, come fatto per anni. Ma dall’altro, l’Italia ha bisogno di stare in Europa, di negoziare i dossier fiscali e agricoli, di ottenere fondi e credibilità. E se la maggioranza alimenta il rancore anti-Ue mentre siede al tavolo delle trattative, rischia di restare schiacciata tra propaganda e realtà.

Sotto accusa finiscono le accise, il green deal, le regole sui rifiuti elettronici. Ma a essere sotto processo è anche il modo in cui l’Europa comunica: distante, tecnocratica, spesso incapace di spiegare il perché delle scelte. Lo dice chiaramente Luca Ferlaino, presidente di Socialcom: “Serve un cambio di passo”. Altrimenti, a furia di rincorrere la rabbia, ci si dimentica come si costruisce consenso. E il governo, in mezzo, rischia di restare senza voce.

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Autore
Il Foglio

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