Eurovision 2026, la partecipazione di Israele è ancora in bilico. Il cancelliere austriaco Christian Stocker: “Errore fatale escludere lo Stato Ebraico”
- Postato il 27 ottobre 2025
- Televisione
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il prossimo 5 dicembre avrà luogo la riunione decisiva per decidere sulla partecipazione di Israele all’Eurovision Song Contest 2026, in programma a Vienna dal 12 al 16 maggio. Dopo l’annullamento dell’Assemblea Generale straordinaria di novembre per gli “sviluppi in Medio Oriente” e la firma del piano di pace per Gaza, adesso l’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU) è vicina a sciogliere il nodo della presenza dello Stato Ebraico alla kermesse. Il 10 dicembre sarà resa nota la lista definitiva dei Paesi che prenderanno parte alla manifestazione. Il voto online del prossimo mese è saltato, ma neanche all’incontro tradizionale di fine anno è previsto che gli Stati esprimano preferenze a sostegno o contro l’esclusione della radiotelevisione israeliana KAN. Con tutta probabilità, i vertici dell’EBU e della competizione canora arriveranno quindi al tavolo delle discussioni già con le idee chiare.
Proteste e trattative
Da circa due anni ormai, l’EBU sta affrontando proteste sempre crescenti per la situazione mediorientale. Già nel 2024, a Malmö, l’indignazione per le condizioni di vista degli abitanti della Striscia di Gaza era palpabile. E pure a Basilea, a maggio scorso, non erano mancate le polemiche sulla partecipazione dello Stato Ebraico. Ora, tutto sembra appeso anche alla tregua in Medio Oriente. Da qui al 5 dicembre, il quadro geopolitico potrebbe ancora cambiare e la manifestazione prendere qualsiasi direzione. Intanto, però, a prescindere dalla durata del cessate il fuoco, Spagna, Paesi Bassi e Slovenia hanno confermato l’intenzione di assentarsi dalla competizione se Israele ci sarà. Ma tra chi aveva preso una posizione netta, qualcuno sta vacillando: stando al sito specializzato Eurofestival News la tv irlandese, che era stata ferrea sul fronte del boicottaggio, ha mostrato di poter essere disposta a ritrattare. E così, anche altre emittenti (e quindi Stati).
“Escludere Israele sarebbe un errore fatale”
“È il tempo della diplomazia, davanti e dietro il sipario. Percepiamo una spinta positiva verso la partecipazione di Israele. Eurovision non è un concorso politico ma musicale”, ha dichiarato Roland Weißmann, direttore generale della ORF, emittente ospitante. Categorico il cancelliere del Paese Christian Stocker: “Considererei un errore fatale escludere lo Stato Ebraico”, ha dichiarato in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa tedesca DPA, come riporta Reuters. E ancora: “Basandomi solo sulla nostra storia, non sarei mai favorevole a una cosa del genere”, ha specificato alludendo alla responsabilità condivisa dell’Austria nell’Olocausto. Qualche settimana fa, il partito di maggioranza di governo aveva addirittura chiesto che Vienna rinunciasse a ospitare la manifestazione in caso di esclusione di Israele.
“Competizione sostenibile anche senza alcuni Paesi”
Dall’altro lato, la minaccia di boicottaggio a fronte della partecipazione dello Stato Ebraico potrebbe non essere sufficiente per mettere in difficoltà una macchina organizzata e rodata come l’Eurovision. Sebbene la partecipazione di diversi Stati sia in bilico (tra cui la Spagna e la Germania che in quanto “Big Five” sostengono la kermesse con cifre importanti), EBU e ORF hanno già pensato a uno scudo economico. Weißmann ha assicurato che “il rischio finanziario è gestibile e se uno o due Paesi non dovessero partecipare, è tutto assolutamente arginabile”. Da mesi si parla di un ritorno di Monaco, il Kazakistan fa richieste sempre più frequenti per gareggiare e si attende l’ufficialità per il rientro in gara della Moldavia. I numeri per arginare possibili defezioni, insomma, ci sono. E la presenza di Israele è a rischio, ma non è ancora improbabile. A dicembre il verdetto finale.
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