Evapora la patrimoniale, il sogno di Landini di guidare il Pd: al Nazareno è guerra di donne, Schlein, Salis, Diop
- Postato il 12 novembre 2025
- Politica
- Di Blitz
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La patrimoniale, questa sconosciuta. Se ne continua a parlare, ma è in agonia. È questo malgrado gli interventi a ripetizione di Maurizio Landini che non ha più al suo fianco nemmeno la Uil di Gaetano Bombardieri. Il quale indice una manifestazione, però di sabato evitando le critiche dei tre “giorni di vacanza” denunciati dalla destra.
Il segretario della Cgil è con le spalle al muro, cerca sponde dappertutto, ma con lui è rimasta (forse) solo Elly Schlein che nel Pd sta attraversando un periodo assai burrascoso.
Il sindacato si spacca, le marce oceaniche di una volta sono soltanto un ricordo quando tutti insieme si gridava contro “il governo ladro”.
La Cisl è lontana anni luce, la Uil si rifiuta di invadere le piazze insieme con gli ex compagni della Cgil. Se non sono rimasti soli gli oltranzisti della confederazione generale italiana del lavoro poco ci manca.
Patrimoniale, Conte scarica Landini

Nonostante le ripetute sconfitte Landini non si dà per vinto, ma deve incassare, buon ultimo, anche il no di uno che lo ha sempre spalleggiato, cioè Giuseppe Conte.
Il leader dei 5Stelle è stato chiaro, ha parlato in modo da non essere interpretato in maniera diversa: “Noi siamo contro la patrimoniale, non è con questa manovra che si abbatte il governo di Giorgia Meloni. Sono altre le armi con cui si deve combattere la destra”.
L’avvocato del popolo è convinto che mai come oggi le tasse stiano distruggendo l’economia del nostro Paese. Dobbiamo essere tutti contro gli extra profitti delle banche e i colossi del Web. “Se riuscissimo a vincere questa battaglia”, continua il segretario dei pentastellati, “potremmo salvare l’Italia da una crisi che potrebbe diventare irreversibile”.
Non possono essere allegri i fedelissimi del buon Maurizio. Carlo Calenda non è dalla sua parte, Matteo Renzi si astiene, non parla apertamente di questo argomento, preferisce andarsene ad Atene per correre la Maratona. Chissà qualche giornalista potrebbe accorgersene e magari intervistarlo. Niente, rimane solo in maglietta e calzoncini in attesa di tempi migliori.
Il campo largo è sempre più nell’occhio del ciclone. “È troppo rosso”, così lo definisce Romano Prodi che di ammucchiate se ne intende. Svanisce come neve al sole l’idea di un Pd in grado di guidare il Paese, ne sono convinti i più autorevoli commentatori, il più spietato dei quali sostiene che di alleanze a sinistra è inutile parlare perché “sono soltanto un’utopia”. In questo contesto assai difficile si muove una sempre più claudicante Elly Schlein che ha una buona parte del Pd contro. Si deve guardare le spalle, oltre che da Giuseppe Conte (“sono io il vero leader della sinistra”, dice) anche dalla nuova stella del firmamento dell’opposizione, quella Silvia Salis, neo sindaco di Genova, che comincia a farle ombra.
Mia Diop, astro nascente nel Pd
La segretaria di via del Nazareno reagisce scova in Toscana una ragazza di 23 anni che potrebbe aiutarla, Si chiama Mia Diop, è la vice di Eugenio Giani, il presidente della Regione il quale è pronto a giurare che quella giovanotta ne farà di strada nonostante la sua età.
Ormai siamo alla vigilia delle elezioni regionali in Veneto, Campania e Puglia. Gli ultimi sussulti, potremmo definirli: sono i più agguerriti, comunque.
La sinistra spara a zero, riporta alla luce il reddito di cittadinanza definendolo regionale. Pasquale Tridico, trombato alle ultime consultazioni, sa che la promessa non attecchisce.
La destra è convinta che in Campania si ha più di una speranza di stravolgere il pronostico. Attacca a tutto spiano Roberto Fico, il candidato voluto dai 5Stelle, parlando di barche ormeggiate gratis e di orientamenti poco chiari.
Sigfrido Ranucci è il protagonista di tanti comizi dell’ultima ora. Entra in gioco la libertà di stampa che qualcuno, con molta cattiveria, definisce “libertà di sputtanamento”, ricordando le telefonate private fra l’ex ministro Gennaro Sangiuliano e la moglie.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti, non rimane che scegliere. Il garante per la privacy? Non si dimette, Giorgia Meloni non entra nella disputa perché non è un esponente che ha scelto lei. La commissione europea si accorge finalmente che in Italia arrivano via mare troppi clandestini. “Bisogna proteggere i confini di quel Paese”. A buon’ora si potrebbe rispondere.
La confusione è grande come il degrado: basterebbe andare per qualche minuto al Verano, il cimitero monumentale di Roma, per accorgersi di quanto siano lontane le autorità che dovrebbero curarlo. Sporcizia e disordine dappertutto. “Una vergogna”, la ritiene il senatore Maurizio Gasparri. Il sindaco Roberto Gualtieri deve intervenire a gamba tesa.
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