Ex Ilva e forno elettrico a Genova, Salis vedrà Urso: “Preoccupazioni su ambiente e lavoro”

  • Postato il 15 luglio 2025
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Genova. La sindaca di Genova Silvia Salis incontrerà domani il ministro delle Imprese Adolfo Urso per discutere del piano di decarbonizzazione dell’ex Ilva che prevede un forno elettrico a Cornigliano. Ad annunciarlo è la prima cittadina al convegno organizzato dalla Fiom sul futuro della siderurgia in città in cui Antonello Mordeglia di Danieli ha illustrato la tecnologia della sua azienda.

“Chiaramente – spiega Salis – la posizione di Genova è la posizione di una città che vuole capire di più di questo progetto: vuole capire dove si trovano le risorse, vuole capire quale sarà la ricaduta occupazionale e vuole capire quali sono le garanzie di sostenibilità ambientale“.

La sindaca intende chiedere “immediatamente” un tavolo con Governo, Regione e sindacati per discutere del futuro dell’ex Ilva di Genova. Finora le trattative hanno coinvolto solo gli enti locali competenti per la fabbrica di Taranto in vista dell’accordo di programma. Oggi, dopo l’incontro nella sede del Mimit a Roma, la decisione di rimandare la firma al 31 luglio.

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Ex Ilva, Salis: “Elementi di forte preoccupazione, ma no al populismo”

Ma l’idea di un forno elettrico da 2 milioni di tonnellate per rendere Genova totalmente indipendente dalla produzione di Taranto non sembra più in discussione. “Ci sono elementi di forte preoccupazione che vanno dipanati – avverte la sindaca Salis -. Anzitutto chi paga? Servono dai 5 agli 8 miliardi per questo progetto, deve essere chiaro dove vengono reperite queste risorse. Il secondo tema è la reale ricaduta occupazionale e questo credo sia di facile consultazione. L’ultimo tema è l’impatto ambientale: questa risposta la dobbiamo trovare nella scienza“.

Intervenendo al convegno nei saluti iniziali, la sindaca si richiama proprio alla scienza per superare le nostre paure“, ma anche alla “responsabilità” perché “nessuno di noi deve avere un approccio populistico”. “Ci sono tanti temi che nei decenni sono cambiati, gli stessi che riguardano i termovalorizzatori – spiega -. Questo non vuol dire far passare qualsiasi cosa in nome del lavoro, ma ogni anno questa città perde migliaia di Genova che vanno via e non tornano più. Vuol dire capire quali sono i reali costi e benefici di tutte le scelte che deve fare l’amministrazione. Io non cercherò dei voti, lo farò pensando a che città voglio tra vent’anni, cosa succederà se Genova non diventerà indipendente, cosa succederà se quei 600 non verranno assunti e cosa succederà a chi ci lavora già adesso“.

“Nessuno di noi deve avere un approccio populistico”, insiste Salis. “Noi non vogliamo fare promesse o narrazioni semplicistiche, questo è il male della politica. Lo scenario che abbiamo davanti nel mondo è incerto e preoccupante: i dazi, le guerre, implicano la responsabilità di non deprimere le filiere industriali trovando soluzioni alternative. Il tema del forno elettrico coinvolge elementi ambientali, occupazionali, economici, ma anche umani. A questo punto serve una responsabilità pubblica. È necessario affrontare questa ipotesi con la trasparenza dovuta alla nostra città e a Cornigliano”. E infine, paventando un possibile conflitto in città nei prossimi anni: “Vi prego, non mettiamoci gli uni contro gli altri. Non ci sono lavoratori contro abitanti“.

Piana: “Modello capace di creare occupazione rispettando l’ambiente”

Assente il presidente della Marco Bucci, che però ieri ha definito la prospettiva del forno elettrico per l’ex Ilva “un segnale concreto che va nella direzione che abbiamo sempre auspicato: garantire la continuità operativa, tutelare l’occupazione e valorizzare il ruolo della Liguria nella filiera siderurgica italiana ed europea”. Per la Regione c’era il consigliere delegato allo Sviluppo economico Alessio Piana: “La ferita di Cornigliano è qualcosa di cui siamo consapevoli. Oggi è dovere delle istituzioni fornire a tutti strumenti di conoscenza. La scelta dell’elettrico e del preridotto è coerente con la decarbonizzazione e con l’evoluzione di Genova verso un modello industriale capace di creare occupazione e crescita rispettando l’ambiente. Ora servono azioni concrete e tempi certi. La Regione è pronta a fare la sua parte per accompagnare questa transizione”.

La Fiom prevede più di 600 assunzioni: “Non vogliamo più vivere alla giornata”

Molto netta la posizione della Fiom, tra le prime organizzazioni a spingere per il forno elettrico quando ancora era una lontana suggestione: “Ci siamo stancati di vivere alla giornata – interviene Armando Palombo della Rsu -. A me non spaventano le parole, spaventano gli atti che ad oggi hanno tenuto ferma l’Ilva senza un motivo industriale. A Genova da 21 anni gli operai sono in cassa integrazione. La notizia di 600 assunzioni su Genova? Secondo me si sono tenuti bassi. C’è un altro problema, se le aziende cercano 600 meccatronici non li trovano: servono scuole tecniche, scuole professionali. Troppe ambiguità, troppi silenzi, troppe frasi dette e non dette, pensare a chi vi vota il giorno dopo non fa bene ai destini di questa città e, per quello che riguarda me, ai destini dell’industria siderurgica di Cornigliano”.

Da ieri il mondo è cambiato – aggiunge il segretario generale della Fiom Stefano Bonazzi -. Della politica non ci fidiamo, ma questo è un fatto: c’è una discussione sullo sviluppo del sito di Genova con un forno elettrico. Secondo noi è un’opportunità grande per Genova, è la soluzione per rilanciare la siderurgia. Adesso ci vorrà un tavolo per capire come si fa. Un tema così non si può affrontare con frasi mediatiche a effetto, il dibattito sull’industria non può essere Genoa o Sampdoria”.

Autore
Genova24

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