Ex Ilva: è rottura. Il piano del governo che non piace ai sindacati

  • Postato il 12 novembre 2025
  • Economia
  • Di Agi.it
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Ex Ilva: è rottura. Il piano del governo che non piace ai sindacati

AGI - È racchiuso in otto slide il piano per l'ex Ilva che il Governo ha presentato ai sindacati. L'Esecutivo, in una delle slide, lo definisce piano a ciclo corto, perché ha anche l'obiettivo di accelerare i tempi dei lavori agli impianti e della decarbonizzazione, quest'ultima da conseguire ora in quattro anni, ma i sindacati, saliti sulle barricate, lo hanno già respinto e lo hanno definito un piano di chiusura della fabbrica di Taranto, anche perché la cassa integrazione straordinaria avrà da subito una robusta impennata.

Nel piano illustrato si afferma che "la rimodulazione dell'attività produttiva dal 15 novembre fino a dicembre, richiederà l'incremento del ricorso alla cassa integrazione che passerà da 4.550 a circa 5.700 unità con integrazione del reddito. A tal fine - si annuncia - il Governo presenterà una norma legislativa anche per garantire la copertura finanziaria dell'integrazione. Dall'1 gennaio, con la fermata delle batterie di cokefazione, si arriverà a 6.000 unità". Questo è quindi lo scenario della cassa nel prossimo mese e mezzo e l'impatto maggiore sarà su Taranto.

Gestione operativa degli impianti

Nel piano si afferma che dal 15 novembre a febbraio 2026 Acciaierie in amministrazione straordinaria "darà corso ad interventi per la manutenzione di altoforno 2, altoforno 4, acciaieria 2, treno nastri 2, rete gas coke e agglomerato, impianti marittimi, interventi ambientali, adeguamento normativa Atex e prescrizioni Ctr" (queste ultime sono quelle del comitato tecnico regionale e riguardano l'antincendio). Da marzo 2026, è scritto nel piano, "sarà comunque necessario fare ulteriori interventi - auspicabilmente a cura del nuovo acquirente - su altoforno 1, ove dissequestrato, centrali elettriche, utilities, cokerie, acciaieria 1, treno nastri 2, treno lamiere e lavorazioni a valle. Obiettivo, garantire la continuita' produttiva, tutelare la sicurezza dei lavoratori, mantenere le quote di mercato". 

Quattro anni per il piano di decarbonizzazione della fabbrica di Taranto

"Realizzazione del piano di decarbonizzazione dell'ex Ilva nel più breve tempo possibile con mantenimento della continuità produttiva così da consentire all'Italia di diventare il primo Paese europeo a produrre solo acciaio green", si afferma. Si annuncia poi che dal 15 novembre parte il piano "a ciclo corto", con un nuovo piano operativo "che comporta una rimodulazione dell'assetto produttivo del complesso aziendale", mentre dall'1 gennaio 2026 ci sarà il fermo di produzione delle batterie coke 7, 8, 9 e 12, mantenimento delle stesse in cosiddetto riscaldo e acquisto del coke all'estero. Poi da meta' gennaio prossimo ci sarà l'avvicendamento tra altoforno 4 e altoforno 2 (quest'ultimo attualmente fermo mentre il primo, fermo da ieri in manutenzione, dovrebbe ripartire domani). Circa questa nuova fase di metà gennaio, si precisa che ci sarà un solo altoforno "per un periodo di circa 20 giorni".

Il piano delinea poi gli impegni che il Governo intende portare avanti in sede europea per difendere l'acciaio, dal 3 dicembre, con l'adozione del nuovo pacchetto per la sicurezza economica "con misure importanti per il settore siderurgico", al 10 dicembre, quando "verrà portata al collegio dei commissari la revisione del Cbam e del ETS sulla base delle proposte del Governo italiano".

Il piano fa anche riferimento da parte del Governo ad "un nuovo impegno con i partner globali per affrontare la sovraccapacità, limitando i volumi delle importazioni senza tariffe a 18,3 milioni di tonnellate anno" e "rafforzando la tracciabilità dei mercati dell'acciaio". Il Governo, circa la vendita dell'ex Ilva, conferma i negoziati in corso con i fondi americani Bedrock e Flacks Group ma annuncia "un altro operatore estero" che secondo ipotesi potrebbe arrivare dal Qatar.

Con questo nuovo operatore, il piano dice che è stato firmato in accordo di riservatezza ed attivato "accesso alla data room nel corso della scorsa settimana per avviare una prima ricognizione finalizzata ad una eventuale manifestazione di interesse". Venerdì scorso c'è stato un "incontro operativo" con il nuovo potenziale investitore "cui è seguita un'ulteriore richiesta di chiarimenti". Si puntualizza che il meccanismo della gara consente di presentare nuove offerte che possono essere prese in considerazione se migliorative. Con Bedrock, invece, si fa presente che le negoziazioni in corso sono attualmente "finalizzate a verificare il livello effettivo del loro impegno finanziario e i livelli occupazionali".

Ci sarà un altro incontro in questi giorni

Fonti vicine ad AdI hanno intanto affermato che il confronto con Bedrock aveva registrato passo avanti rispetto all'offerta iniziale che prevedeva solo 3mila occupati sui poco meno di 10mila del gruppo. Con Flacks Group, dopo un incontro in presenza il 28 ottobre, "è seguita l'attivazione della data room e l'invio da parte degli offerenti di un business plan più dettagliato". 

Sulla decarbonizzazione e sull'impianto di preridotto (Dri) per alimentare i nuovi forni elettrici, il piano annuncia che il Governo, "con il supporto della Regione Puglia, per consentire la pronta attuazione del piano di decarbonizzazione, garantirà l'immediata disponibilità di risorse finanziarie necessarie alla realizzazione dell'investimento per l'impianto Dri in quattro anni". E siccome forni elettrici e Dri avranno bisogno di importanti quantità di gas per marciare, si afferma nel piano che "il Governo sta lavorando per garantire all'impianto Dri e alla centrale termoelettrica una fornitura di gas via condotte terrestri a prezzi competitivi". Nei mesi scorsi era stata proposta la nave di rigassificazione per portare all'ex Ilva di Taranto 5 miliardi di metri cubi di gas l'anno, ma l'approdo della nave è stato nettamente respinto dal Comune.

Infine il piano fa riferimento al Tavolo Taranto e indica le aree da usare per i piani di reindustrializzazione: quelle Ilva, immediatamente disponibili, "con priorità ai progetti di carpenteria metallica", ammontano a 170 ettari, quelle del demanio portuale a 370 ettari "con priorità per progetti energetici, meccanici e logistici", ci sono poi quelle Asi e provinciali, non quantificate, per progetti manifatturieri e logistici, 300 ettari del demanio militare, "con priorità a insediamenti industrialo ad alto contenuto tecnologico" e infine altre aree in prossimità di nodi logistici come Grottaglie o in altre province vicine "con vocazione industriale". 

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Autore
Agi.it

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