Ex Ilva, richiesta la cassa integrazione per 3926 lavoratori

  • Postato il 14 maggio 2025
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Ex Ilva, richiesta la cassa integrazione per 3926 lavoratori

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Ex Ilva, l’azienda richiede la cassa integrazione per 3926 lavoratori. Lo stabilimento di Taranto, già al centro di anni di battaglie legali, ambientali e industriali, vive oggi un’ulteriore fase di paralisi operativa.


TARANTO – Una nuova pagina amara nella tormentata vicenda dell’ex Ilva. Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria ha comunicato ai sindacati la richiesta di cassa integrazione per 3926 lavoratori, di cui 3538 solo nello stabilimento di Taranto, cuore nevralgico della produzione siderurgica nazionale. La decisione arriva all’indomani del grave incendio all’altoforno 1, esploso il 7 maggio scorso a causa dello scoppio di una tubiera, un evento che ha portato al sequestro dell’impianto da parte della Procura e al dimezzamento immediato della produzione. La richiesta di Cig straordinaria coinvolge anche gli stabilimenti di Genova (178 lavoratori), Novi Ligure (165) e Racconigi (45).

Ex Ilva, richiesta la cassa integrazione per 3926 lavoratori

Lo stabilimento di Taranto, già al centro di anni di battaglie legali, ambientali e industriali, vive oggi un’ulteriore fase di paralisi operativa. L’altoforno 1 rappresentava un tassello chiave della produzione; la sua indisponibilità rende irrealizzabile il rilancio previsto dal piano industriale.

A confermare la gravità della situazione è stato il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, intervenuto a Radio24: «Avevamo già segnalato la necessità di interventi urgenti per mettere in sicurezza l’impianto. Purtroppo, l’autorizzazione è arrivata troppo tardi e l’attività produttiva è stata compromessa». Il ministro ha spiegato che non sarà più possibile ripristinare il livello produttivo previsto dal piano industriale, aprendo così scenari incerti sul futuro dell’intero complesso siderurgico. «I commissari incontreranno i sindacati per comunicare i necessari interventi anche di cassa integrazione visto che la produzione dovrà essere significativamente ridimensionata».

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