F1, firmato il Patto della Concordia 2026: perché è una vittoria della FIA di Ben Sulayem e il retroscena sul bonus Ferrari

  • Postato il 12 dicembre 2025
  • Di Virgilio.it
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È stato appena firmato il nono Patto della Concordia della storia della F1: dopo un percorso un po’ travagliato, Liberty Media, FIA e gli 11 team hanno trovato l’accordo che definisce le linee guida commerciali del Mondiale sino alla fine del 2030.

A cosa servono i Patti della Concordia

Cinque anni in cui verrà quindi regolato l’aspetto non sportivo e tecnico della serie, che da questo punto di vista entrerà nella prossima stagione nell’era delle nuove monoposto abbandonando l’effetto suolo e modificando alcuni dettagli tecnologici e sportivi, bensì quello legato alla gestione commerciale della F1. Detto brutalmente, parliamo anche di questioni economiche e della distribuzione dei soldi. I Patti della Concordia servono affinché tutti gli attori in campo, dai team alla Federazione Internazionale fino alla detentrice dei diritti, Liberty Media, possano convergere nell’interesse di far avanzare questo sport e far crescere la F1 in termini di sviluppo e di attrattività per il pubblico.

Il nuovo Patto è un successo per la FIA, che avrà più soldi

E difatti il nuovo Patto – l’ultimo era stato firmato nel 2020, il primo nel 1981 – punterà a convogliare maggiori investimenti da parte della FIA per la nuova era del Mondiale, con benefici per il regolamento sportivo, ma anche per la direzione gara e del “know-how tecnico”. Se è vero che non si conoscono i dettagli precisi dell’accordo, va anche detto che qualcosa è trapelato. Ad esempio il fatto che da parte della governance della F1 arriveranno più soldi per la stessa FIA, come riporta The Race.

Questo per consentire di migliorare la regolamentazione dei GP, come ad esempio il tanto richiesto aumento dei commissari permanenti. Questo nuovo Patto rappresenta un’ulteriore vittoria per il presidente della FIA Mohammed Ben Sulayem, fresco di rielezione al soglio automobilistico mondiale: l’ex rallista conquista per la realtà che continua a guidare una maggiore contribuzione da parte della governance della F1 e dai team.

E questo dopo aver fatto capire che la situazione in cui il campionato continuava a registrare enormi profitti a fronte di uno squilibrio in termini di contributi da parte della FIA, in proporzione troppo onerosi e a fronte del tetto dei costi a cui dovevano essere soggetti i team, non sarebbe potuta andare avanti.

Proprio i finanziamenti alla Federazione restavano uno degli ultimi argomenti di discussione di un Patto che a marzo aveva già registrato l’accordo tra due parti, vale a dire Liberty Team e le scuderie in competizione. “Questo accordo ci consente di continuare a modernizzare il nostro quadro normativo e le nostre capacità tecnologiche e operative, incluso il supporto ai nostri direttori di gara, ai funzionari e alle migliaia di volontari la cui competenza è alla base di ogni gara”, ha spiegato in un comunicato ufficiale Ben Sulayem.

Il retroscena sul bonus Ferrari

Per i team invece cosa cambierà? Da una bozza che circolava lo scorso anno, sappiamo che la Ferrari dovrebbe aver mantenuto la quota che percepisce in qualità di scuderia presente sin dalla fondazione del campionato di F1 nel 1950. Caratteristica che, tra le undici squadre, detiene solo Maranello. Nel precedente Patto la Ferrari percepiva una percentuale del 5% sul 50% dei profitti della F1 destinati ai team. Tuttavia Maranello poteva godere anche di un incremento della quota a lei destinata al crescere dei guadagni della F1, in particolare in caso di superamento di 1,1 miliardi di dollari.

In pratica, rispetto agli altri team il Cavallino usufruisce di una quota fissa del 5%, a prescindere dai piazzamenti, più bonus a salire. Quest’ultimo extra però non dovrebbe più comparire nel Patto 2026-2030, stando ad una indiscrezione di Autosport.

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