Facile dirsi ambientalisti e poi prendere un paio di voli intercontinentali l’anno
- Postato il 18 luglio 2025
- Ambiente
- Di Il Fatto Quotidiano
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Facile proclamarsi ambientalista abbracciando gli alberi e dicendo di “amare la natura”. E poi, magari, sempre per “amore della natura”, prendere un paio di voli all’anno per visitare parchi nazionali dall’altra parte del mondo.
In un vecchio contadino di montagna – che la parola “natura” neppure sapeva cosa fosse – c’era una propensione a proteggere l’ambiente e a curare il territorio che risulta difficile da capire persino dalla parte più sensibile della nostra società. Perché prendersi cura presuppone conoscenza, cognizione pratica, e meno visioni astratte, meno posizioni vagamente ideali, che spesso non collimano con la concretezza della natura stessa.
Oggi, sia chiaro, la nostra esistenza è incomparabilmente più desiderabile di quella del nostro antenato montanaro. Nessuno, che non sia autolesionista, può rimpiangere le condizioni della vecchia civiltà della fatica. Ma qui si tratta anche di capire che i nostri modelli di vita non sono più sopportabili dal pianeta, e dunque neanche da noi umani. Per arrivare gradualmente a lasciare un’impronta ecologica più leggera dobbiamo incamminarci verso la rinuncia del superfluo, ovvero facendo crollare il falso castello di autocompiacimenti su cui si regge il consumismo. Il superfluo è ovunque intorno a noi, ne siamo sommersi, e farne a meno – visto che è superfluo – non dovrebbe rappresentare una rinuncia.
Penso – per quanto valga il mio giudizio – che per iniziare potremmo diminuire il nostro contributo individuale alla super inquinante economia dei voli intercontinentali. Il pianeta ringrazierebbe.
Sì, è facile proclamarsi ambientalista dicendo di “amare la natura”. Ma l’amore, si sa, è meglio non tradirlo.
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