Famiglia nel bosco, ora Nordio allarga il fronte: vuole i dati sugli allontanamenti di minori da tutte le procure in 4 giorni
- Postato il 26 novembre 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Sei righe, compresi i saluti. È la richiesta urgente inviata dal ministero della Giustizia ai Tribunali per i minorenni: compilare in pochissimi giorni una rilevazione nazionale sugli allontanamenti dei minori negli ultimi tre anni. Protocollata proprio oggi, nel giorno in cui il ministro Carlo Nordio si è presentato al question time alla Camera. Tra i temi anche la delicatissima vicenda dei bimbi che vivevano in un rudere senza acqua ed elettricità e ora ospitati in una comunità per ordine del Tribunale per i minorenni dell’Aquila che ha sospeso temporaneamente la potestà genitoriale.
Sulla carta, l’iniziativa dovrebbe servire a “fare chiarezza”. Nella sostanza, però, il tempismo appare tutt’altro che neutrale: la circolare è arrivata sui tavoli dei procuratori mentre infuria la strumentale polemica politica sul caso dei fratellini di 6 e 8 anni, che erano finiti sotto osservazione da parte dei servizi sociali per un caso di intossicazione alimentare. I genitori, lui inglese e lei australiana, però non hanno seguito nessuna delle prescrizioni dei magistrati e per questo è stato deciso l’allontanamento temporaneo. Che potrebbe durare più del previsto anche in considerazione del fatto che l’avvocato che li tutelava ha rimesso il mandato perché la coppia ha rifiutato sia due alloggi, sia di procedere con la ristrutturazione della casupola.
Questo il testo della richiesta di via Arenula: “Al fine di corrispondere all’urgente richiesta del Gabinetto del Ministro, prego le SS.LL. di voler trasmettere, entro l’1 dicembre p.v. all’indirizzo di posta elettronica statistica@giustizia.it i dati, raccolti nell’ultimo triennio… in ordine al numero di minori accolti presso gli istituti di assistenza pubblici o privati e nelle comunità di tipo familiare, specificando il numero di casi in cui si tratti dei minori stranieri non accompagnati”.
L’improvvisa fretta di raccogliere numeri si accompagna alle parole del Guardasigilli al Parlamento sul “tema delicatissimo” dei bambini. Riferisce l’ex magistrato ora al governo: “Ho provveduto immediatamente ad approfondire con urgenza la vicenda tramite l’Ispettorato, chiedendo la trasmissione di copia integrale di tutti gli atti processuali ancora non pervenuti. Il prelievo forzoso del minore e i presupposti che lo legittimano – prosegue Nordio – non possono mai prescindere dal dovuto e difficile bilanciamento tra l’interesse del minore in prospettiva futura e quello attuale al mantenimento dello status quo. Si tratta – sottolinea – di una misura estrema alla quale ricorrere non senza aver prima attentamente valutato le ripercussioni che un simile provvedimento può produrre sul benessere psico-fisico del minore stesso e sempre avendo di mira il suo superiore interesse, principio cardine sancito dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Vi assicuro che laddove dovessero emergere profili di rilievo disciplinare eserciterò le prerogative costituzionali riconosciutemi per legge”.
E si è trattato proprio di una misura estrema perché il provvedimento, come si è sottolineato in una lunga nota dell’Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia, è stato disposto dopo un anno di osservazione e perché appunto non erano state rispettate le prescrizioni da parte dei genitori. Che non riguardano solo l’educazione scolastica impartita, ma la socialità e la salute stessa se si considera che una dieta strettamente vegana è sconsigliata ai bambini così piccoli.
Del resto il caso dei “bimbi nel bosco” è stato presentato con una narrativa fortemente emotiva, ma priva di tutti gli elementi essenziali del quadro giuridico. I provvedimenti di allontanamento, come quello del Tribunale per i minorenni dell’Aquila, sono spesso motivati da relazioni tecniche complesse, valutazioni dei servizi territoriali, situazioni familiari difficili e, soprattutto, da rischi immediati per il minore. Di fronte a un’opinione pubblica in alcuni casi scossa perché ignara della complessità della vicenda o perché imbeccata da trasmissioni di intrattenimento, la risposta del ministero sembra costruita per spostare il bersaglio sulla magistratura, alimentando un clima già teso e facendo passare l’idea, mai esplicitata ma sempre suggerita che i giudici agiscano con leggerezza o senza controllo. In un paese in cui i magistrati minorili lavorano spesso con risorse insufficienti e sotto pressione, trasformare un caso singolo in un atto d’accusa generale rischia di compromettere l’equilibrio tra poteri e, paradossalmente, di pesare proprio sui soggetti più fragili che si pretende di difendere. Ma questo accade nel paese di un governo che con una controversa riforma della giustizia – dall’abuso d’ufficio alla separazione delle carriere – sta sfasciando il concetto stesso di diritto.
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