Famiglia nel bosco, “rigidi e contrari a collaborare”: il Tribunale dispone la perizia psichiatrica per i genitori. Perché i bimbi restano in comunità

  • Postato il 24 dicembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Non devono seguire le regole della casa famiglia ma dovrebbero mantenere le stesse abitudini, come quando si trovavano insieme nella casa nel bosco. Devono alzarsi all’alba e andare a dormire entro le 18, avrebbe pretesto la mamma Catherine, che va a trovare quotidianamente i tre figli allontanati da lei e dal marito Nathan. È questo uno dei tanti aspetti che non deporrebbero a favore della volontà dei genitori di “cooperare stabilmente” con gli operatori nell’interesse dei bambini. Ed è una delle motivazioni che hanno portato il Tribunale dei minorenni dell’Aquila a stabilire che, per il momento, i bambini della famiglia che viveva isolata nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, rimarranno ancora nella casa famiglia.

La perizia richiesta

Non torneranno con i genitori, prima occorrerà una perizia “personologica e psico-diagnostica” sulla 45enne australiana Catherine Birmingham e sul 51enne britannico Nathan Trevallion. Il Tribunale ha incaricato una consulente tecnica d’ufficio, Simona Ceccoli, di eseguire l’indagine sui genitori. Il padre potrà comunque incontrare i figli e la moglie nella casa famiglia il giorno di Natale, visto che il giovedì, come da disposizioni della magistratura, è prevista una sua visita. Intanto i legali della famiglia definiscono “ridicole” le ricostruzioni di questi giorni.

Valutare capacità e competenze genitoriali

Alla coppia è stata sospesa la responsabilità genitoriale sui 3 bambini, due gemelli di 6 anni e una bambina di 8, allontanati dal casolare privo di energie elettrica, servizi igienici e riscaldamento. I bambini sono ospitati dal 20 novembre in una casa famiglia del Vastese, sempre in provincia di Chieti, e per il momento restano nella struttura. La perizia disposta dal collegio aquilano punta a valutare capacità e competenze genitoriali. Il tribunale, presieduto dalla giudice Cecilia Angrisano, ha disposto che venga svolta un’indagine psico-diagnostica anche sui 3 figli minori. Nell’ordinanza vengono assegnati 120 giorni per rispondere ai quesiti.

Il caso

La decisione di tenere i figli nella casa-famiglia scaturisce da motivazioni che non sono solo quelle che hanno portato al loro allontanamento, disposto il 13 novembre e notificato il 20. Tutto è partito con la segnalazione dei servizi sanitari ai servizi sociali dopo un’intossicazione da funghi. I genitori sono stati affiancati dagli assistenti sociali, ma si sarebbero mostrati contrari a collaborare e anche dopo l’udienza cautelare non avrebbero più voluto avere incontri e colloqui. Avrebbero mostrato diffidenza, anche nei confronti dei difensori. Il primo legale, Giovanni Angelucci, ha rimesso il mandato.

“Pericolo di lesione del diritto alla vita di relazione”

Tra gli elementi che pesano c’è anche il fatto che per gli accertamenti del pediatra i genitori sono arrivati a chiedere 50mila euro per ciascun bambino, solo per dare il consenso agli esami ematochimici e sullo stato immunitario. Il Tribunale minorile ha ribadito di aver valutato il “pericolo di lesione del diritto alla vita di relazione” dei piccoli, mentre una lesione del diritto all’istruzione, in particolare della figlia più grande, si sarebbe configurato solo nel momento in cui i bambini sono arrivati nella casa-famiglia di Vasto, quando i servizi sociali avrebbero constatato qualche problema nella preparazione e “imbarazzo e diffidenza” rispetto ai loro coetanei.

La “rigidità dei genitori”

Anche dopo l’allontanamento, la condotta dei genitori avrebbe mostrato una “notevole rigidità“, dipendente dai valori in cui credono e “dall’assenza di competenze negoziali“, viene sottolineato nell’ordinanza. La madre avrebbe inoltre preteso dai figli, che va a trovare quotidianamente, che mantenessero abitudini e orari diversi dalle regole della casa-famiglia. Mancherebbe poi ancora la documentazione relativa alle autorizzazioni per le modifiche nel vecchio casolare e l’abitazione nuova donata alla coppia per qualche mese resterebbe una destinazione incerta.

La replica dei legali

I legali dei genitori, gli avvocati Danila Solinas e Marco Femminella, hanno sottolineato che l’ordinanza è precedente all’integrazione di documenti. In particolare, definiscono “ridicole” le ricostruzioni, tra le molte, “di fantomatici e inesistenti spazzolini di peli d’asino, malattie gravi mai curate o piuttosto la mancanza di vaccini“. La difesa rimarca di aver depositato “copiosa e puntuale documentazione corredata da specifiche allegazioni che confutano l’assunto secondo cui i minori non avrebbero avuto contatti con i loro pari e, non da ultimo, documentazione fotografica che ritrae i bambini in ogni occasione ricreativa ovvero ordinaria a contatto con altri bimbi, e non solo, verso i quali non hanno mostrato alcun disagio, così come non lo hanno mostrato nella casa-famiglia”. Dunque, “sono smentite la ritrosia lamentata e l’isolamento dedotti. Certo, non possiamo non chiederci a chi faccia comodo alimentare questa grottesca rappresentazione. Siamo certi che le allegazioni puntuali che abbiamo sottoposto al tribunale, di cui l’ordinanza antecedente non ha evidentemente tenuto conto, verrà debitamente e tempestivamente valutata”, affermano i legali, “così come siamo certi che sarà adeguatamente valutata l’’urgenza di provvedere’ prevista dalla norma, allorquando si dovrà rivalutare, in tempi che si auspicano rapidi, la prosecuzione del collocamento nella struttura”.

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Il Fatto Quotidiano

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