“Far mangiare le arachidi ai neonati riduce il rischio di sviluppare l’allergia”: il nuovo studio e il monito dell’esperto
- Postato il 22 ottobre 2025
- Salute
- Di Il Fatto Quotidiano
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Negli Stati Uniti, un nuovo studio pubblicato su Pediatrics suggerisce che le allergie alimentari nei bambini piccoli siano in calo da quando i pediatri raccomandano di introdurre precocemente alimenti potenzialmente allergenici come le arachidi. Per anni, i genitori erano stati invitati a fare il contrario: evitare del tutto gli allergeni nei primi mesi di vita. Poi, nel 2015, uno studio epocale mostrò che l’introduzione di piccole quantità di arachidi nei neonati riduceva dell’80% il rischio di sviluppare allergie. Due anni dopo, il National Institute of Allergy and Infectious Diseases adottò la nuova linea guida, invitando a offrire alimenti contenenti arachidi tra i 4 e i 6 mesi di vita.
I risultati si vedono ora nei numeri. Tra il 2017 e il 2020, le allergie alimentari tra i bambini sotto i tre anni sono scese dallo 1,46% allo 0,93%. Un calo del 36%, trainato soprattutto dalla diminuzione delle allergie alle arachidi, ridotte del 43%. Parallelamente, le uova hanno superato le arachidi come principale allergene alimentare. “Stiamo parlando della prevenzione di una diagnosi potenzialmente mortale e in grado di cambiare la vita – ha dichiarato la pediatra Edith Bracho-Sanchez, del Columbia University Irving Medical Center -. Si tratta di dati concreti su come una raccomandazione di salute pubblica possa cambiare la salute dei bambini”. Gli esperti avvertono, tuttavia, che lo studio non dimostra un rapporto causale diretto: i dati sono incoraggianti, ma potrebbero influire altri fattori, come i miglioramenti nel trattamento dell’eczema o cambiamenti ambientali. Inoltre, solo una minoranza di genitori segue le linee guida: un sondaggio del 2021 ha rivelato che appena il 17% introduce le arachidi prima dei sette mesi di età, e solo il 10% dei pediatri lo raccomanda ai neonati ad alto rischio, come quelli con dermatite atopica.
Il dottor David Hill, allergologo pediatrico e autore principale dello studio, ha spiegato che “le allergie alimentari tendono a svilupparsi quando il sistema immunitario entra in contatto con gli allergeni attraverso la pelle, specie se infiammata, mentre l’introduzione attraverso l’intestino aiuta a sviluppare tolleranza”. In sostanza, toccare le arachidi potrebbe favorire l’allergia, ma mangiarle presto – sotto forma di burro o pappa – aiuterebbe a prevenirla.
L’esperto: “In Italia la situazione è diversa”
Ma queste indicazioni valgono anche da noi? “In generale, ridurre le allergie alimentari sarebbe sempre un obiettivo importante – spiega il professor Stefano Miceli Sopo, Allergologia Pediatrica al Policlinico Gemelli – UCSC di Roma – perché migliorerebbe la qualità di vita, ridurrebbe le restrizioni alimentari e i rischi di reazioni avverse gravi, a volte anche fatali”. Ma l’allergia all’arachide, precisa, è particolarmente diffusa “nei Paesi anglosassoni, dove il consumo è elevato e il problema più sentito rispetto all’Italia”. Quanto alle cause, “serve una predisposizione genetica – i figli di genitori allergici sono più a rischio – ma anche fattori ambientali e abitudini alimentari”. Uno dei meccanismi chiave, ci spiega l’esperto, è la “rottura di barriera: per l’esempio, la pelle del bambino con dermatite atopica è più permeabile e può entrare in contatto con allergeni come l’arachide prima di assumerli per via orale. Questo contatto cutaneo anticipato può indurre una risposta allergica invece che una tollerante”.
Qual è l’età migliore per mangiarle?
E sull’età giusta per introdurre l’arachide, il professore è chiaro: “Si può dare dai 4-6 mesi in avanti, se nutrizionalmente adeguata, ma solo sotto forma di burro o crema, finché il bambino non sa masticare. Tuttavia, la prevenzione dell’allergia tramite introduzione precoce è dimostrata solo per l’arachide, solo nei bambini con dermatite atopica moderata o grave, e solo nei Paesi ad alta prevalenza di questa allergia”.
C’è un altro studio che indica una differenza
Miceli Sopo cita un documento appena pubblicato dall’European Academy of Allergy and Clinical Immunology (EAACI, 2025): “Non è necessario introdurre precocemente l’arachide nell’alimentazione dei bambini di Paesi con bassa prevalenza di allergia all’arachide”. E aggiunge: “L’Italia rientra in questa categoria. Quindi introdurle presto, da noi, non ha senso preventivo”. Le differenze geografiche infatti, sottolinea l’esperto, spiegano anche i risultati contrastanti tra Stati Uniti e Australia: “Negli Usa si è osservata una riduzione, mentre in Australia no. In entrambi i casi, però, non è stato in effetti dimostrato un rapporto causale diretto”. Come scrivono Abrams e colleghi nel 2023, “probabilmente l’intervento di introduzione precoce da solo non basta”. Potrebbe servire una combinazione, per esempio con “una cura adeguata della pelle nei bambini con dermatite atopica”, ma il ruolo di altri fattori resta ancora da chiarire.
Cosa deve fare chi presenta già l’allergia
E se un bambino è già allergico? “Non deve rassegnarsi” – sottolinea Miceli Sopo -. Oggi esiste la possibilità di intraprendere una procedura di desensibilizzazione orale, efficace e consolidata, praticata da anni in diversi centri di allergologia pediatrica italiani. È importante però affidarsi solo a medici esperti e strutture specializzate”. In sintesi, negli Stati Uniti l’introduzione precoce delle arachidi sta forse riducendo le allergie nei bambini. In Italia, però, l’allergia è molto meno frequente e le raccomandazioni europee non ne suggeriscono il consumo preventivo. Il messaggio, spiega Miceli Sopo, è duplice: conoscere le differenze geografiche e non improvvisare, perché la prevenzione delle allergie è un terreno complesso dove scienza e prudenza devono camminare insieme.
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