Femminicidio di Sestri Ponente, il corpo di Sharmin “un oggetto di cui liberarsi: la sua morte era l’obiettivo”

  • Postato il 26 agosto 2025
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  • Di Genova24
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sharmin sultana

Genova. Ahmed Mustak, l’operaio del Bangladesh condannato per avere ucciso la moglie Sharmin Sultana e di averne inscenato il suicidio, “ha mentito spudoratamente”, ha ricostruito quanto successo con “versioni fantasiose e del tutto inverosimili“.

Così i giudici della Corte d’Assise di Genova hanno motivato la sentenza con cui hanno condannato a 22 anni e sei mesi inflitta lo scorso maggio all’uomo. Mustak è stato condannato per omicidio volontario aggravato dal legame di parentela e dovrà pagare un risarcimento di  200mila euro (100mila ciascuno) ai due figli minori, rimasti orfani di madre.

Il femminicidio di Sharmin Sultana a Sestri Ponente

Mustak si era difeso in aula sostenendo che Sharmin Sultana fosse caduta su un oggetto di pietra durante un litigio in casa e che la morte fosse dovuta a un incidente. La donna era stata trovata morta la mattina del 7 marzo 2023 sotto la finestra di casa in via Ferro, a Sestri Ponente, dopo una caduta di circa 8 metri.

Inizialmente era stato considerato un suicidio, ma le successive indagini dei carabinieri avevano portato alla luce liti furibonde con il marito principalmente legate alla gelosia, anche davanti ai figli piccoli. E aveva iniziato a delinearsi un altro scenario, quello del femminicidio: Sharmin uccisa dal marito, che dopo averla colpita alla testa con un oggetto pesante ne aveva poi gettato il corpo della finestra per simulare un suicidio.

“Un omicidio con stretto dolo” per impedire alla moglie di emanciparsi

Secondo i magistrati, quanto successo la notte tra il 6 e il 7 marzo 2023 non fu affatto un incidente, ma un omicidio con “schietto dolo”. Per il pubblico ministero Marcello Maresca, Mustak ha ucciso la moglie perché contrario al suo desiderio di emanciparsi, di trovare un lavoro e di utilizzare lo smartphone per accedere ai social network.

L’uomo, scrivono i giudici, “prima del fatto era di certo l’ultimo soggetto che potesse considerarsi capace di compiere un’azione così scriteriata: eppure, anche una persona dalla vita così “regolare” ha avuto il suo momento di buio, di totale ‘blackout’ della capacità di autocontrollo di cui pure è lecito presumere che fosse ben munito”.

Ritenere però le attenuanti prevalenti sarebbe stato “un eccesso di indulgenza nei confronti di un soggetto che ha colpevolmente ceduto a passioni e pulsioni che ben avrebbe potuto e dovuto dominare, così come risulta abbia sempre fatto”.

La morte di Sharmin “ben salda nella volontà dell’imputato”

“La morte della donna – scrivono ancora io giudici – è sempre stata ben salda nella volontà dell’imputato. Di fronte al ferimento della moglie, ha omesso di serbare l’unica possibile condotta doverosa, ovvero l’immediata chiamata dei soccorsi e ha, invece, realizzato la ‘fase 2”’della dinamica lesiva, ossia la precipitazione del corpo dalla finestra quasi si trattasse di ‘un oggetto’ del quale liberarsi“.

Autore
Genova24

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