Ferrari quanti problemi, dai freni ai dubbi di Leclerc: l’analisi
- Postato il 9 ottobre 2025
- Formula 1
- Di Virgilio.it
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Ci sono un paio di questioni che vanno chiarite sulla Ferrari. Una riguarda l’aspetto tecnico che, in diverse occasioni, come successo a Singapore, limita il rendimento della SF-25 riguardo ai freni. L’altra è inerente il contratto in essere di Leclerc e il suo futuro, dato che in molti lo danno già in partenza dal mondiale 2027. Facciamo pertanto chiarezza su ambedue le questioni, importanti in modi diversi.
Il delicato equilibrio tra gomme e freni
A Singapore, la SF-25 si è trovata costretta a danzare sul filo sottile tra prestazione e affidabilità. La temperatura ideale di esercizio degli pneumatici Soft di Hamilton, più elevata rispetto ad altri compound, richiede un calore intensoall’interno dei cestelli, indispensabile per avere le gomme nella finestra ottimale. Ma questo equilibrio termico, decisivo per il grip, crea rischi di surriscaldamento ai freni, ponendo la vettura sul limite della tenuta dell’impianto.
Il fenomeno non è certo frutto del caso, ma di una complessa interazione tra i vari elementi del blocco ruota. Per capirci: il calore accumulato all’interno dei cestelli si trasferisce ai cerchi, i quali, a loro volta, si incaricano di riscaldare gli pneumatici: un “circuito virtuoso” quando gestito con precisione, ma letale se la dissipazione delle temperature non è sufficiente. È proprio in questo fenomeno che emergono le criticità della Rossa.
La vettura italiana necessita di queste alte temperature per attivare correttamente i compound, e qualsiasi scostamento può compromettere l’efficienza delle gomme, di per sé già non molto alta, sia in qualifica che sulla distanza dei 300 chilometri. Uno dei fattori che a Marina Bay ha contribuito in maniera assai negativa al surriscaldamento dei freni è la ridotta area frontale delle brake duct.
Rispetto ai principali avversari, le prese d’aria della Ferrari sono più contenute e soprattutto sempre costanti nel loro design. Aumentarne le dimensioni significherebbe sì migliorare il raffreddamento, ma a costo di incrementare la resistenza all’avanzamento e alterare i flussi aerodinamici. Ma, come detto, non è solo una questione di efficienza: il vero problema è legato alla gestione del calore all’interno dei cestelli e il modo in cui viene trasmesso alle coperture.
Cosa è successo a Singapore
La manifestazione più evidente del problema si è avuta nelle ultime fasi della gara. A quattro giri dalla bandiera a scacchi, mentre Hamilton si trovava negli scarichi di Antonelli, l’impianto ha iniziato a perdere colpi: il calore non veniva più dissipato e la potenza frenante era minima. Poco prima il pedale aveva cominciato ad allungarsi, sino a che non era più possibile frenare la corsa della SF-25 numero 44.
Dietro c’è la complessa arte nel gestire lo spostamento di carico, modulando la ripartizione di frenata tra i due assi. Ferrari doveva preservare non solo il grip, ma anche la temperatura di esercizio della mescola. Questa danza tra vettura, freni e gomme diventa determinante per il rendimento in pista: un equilibrio delicato, dove anche il minimo errore può tradursi in perdita di performance o, nei casi più estremi, nel cedimento dell’impianto.
Il fatto che Ferrari utilizzi sempre le stesse prese d’aria, sebbene cambino il layout, conferma che tale configurazione è la più adatta per attivare i compound e mantenerli nel range ottimale. Un obiettivo primario dal quale non si può prescindere, anche quando le temperature sono molto alte e il rischio sui freni è maggiore. Da qui il “lift and coast” continuo che abbiamo visto a Singapore e pure in altri appuntamenti iridati.
Per Leclerc nulla è cambiato
Non è la prima volta che Charles perde la pazienza con la Rossa. E non gli si può dare certo torto, dopo aver passato un’intera gara con il “freno a mano tirato”. Il contesto asiatico, genera una forte critica del monegasco alla sua scuderia davanti ai microfoni. Da qui il pretesto dei più per volare con la fantasia. Si parla quindi dell’abbandono di Charles alla Rossa nel 2027. Il ferrarista ha un contratto che lo lega al team di Maranello sino al 2029.
Parliamo di un 3+2, in quanto dopo i tre anni “obbligatori”, lil ferrarista potrà scegliere se avvalersi dell’opzione per gli altri due legata al rendimento. Da qui la marea di parole spese sul suo futuro, dove per altro il sostituto sarebbe anche già pronto. Parliamo del pilota della McLaren, nonché attuale leader del campionato: Oscar Piastri. Anche su questo tema pare è semplice ipotizzare, considerando anche le dichiarazioni del suo manager.
Tempo fa, Mark Webber non ha escluso un approdo alla Rossa dell’australiano durante la carriera di Oscar. D’altra parte, parliamo di un punto di arrivo per chiunque in Formula 1. Ma l’aspetto che fa più comodo per avvalorare questa tesi è la frase sibillina dell’ex Red Bull: “nel mentre potrebbe migliorare il suo italiano“. L’assist perfetto per ricamare sulla questione. Al netto dei fatti, secondo quanto appreso dalla nostra redazione, il pensiero di Leclerc sulla Rossa non cambia.
Il piano a lungo termine resta il medesimo: diventare campione del mondo di Formula 1 con la Ferrari. Lo sconforto per una gara complicata e il momento no della scuderia non ha modificato il futuro, almeno per il momento. È facile ipotizzare che, già nel prossimo fine settimana di gara al Gran Premio degli Stati Uniti, Charles metta da parte queste fantasie, sebbene non possiamo sapere cosa riservi il domani del monegasco, e forse nemmeno lui.