Festa della Repubblica, la sindaca Zeller ci ricasca: non canta l’inno
- Postato il 3 giugno 2025
- Di Panorama
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A questo punto è lecito pensare che alla sindaca di Merano Katharina Zeller (eletta lo scorso 18 maggio nelle file del Südtiroler Volkspartei sconfiggendo al ballottaggio, con il 57,4% delle preferenze, il primo cittadino uscente, il moderato Dario Dal Medico) il sostegno garantito alla sua giunta dal Partito democratico dia non poco fastidio. Il simbolo del Pd, cromaticamente parlando, richiama infatti in maniera esplicita la bandiera italiana e la cosa deve senz’altro suscitare nella Zeller un disagio non indifferente, vista la sua sempre più palese idiosincrasia per tutto ciò che con lo Stivale (eccezion fatta, si presume, per i denari elargiti dallo Stato italiano) ha a che vedere.
Non paga di essersi sfilata la fascia tricolore il giorno del suo insediamento, lasciando attoniti gli astanti e in particolare il suo predecessore Dal Medico, la sindaca 38enne (politicamente figlia d’arte, essendo i suoi genitori l’ex parlamentare di lungo corso Karl Zeller e l’attuale senatrice del Svp Julia Unterberger) si è astenuta, ieri, dal cantare l’inno nazionale durante le celebrazioni svoltesi a Merano in occasione della Festa della Repubblica. La volta scorsa, per il fatto di avere scansato con decisione la fascia tricolore, la sindaca aveva provato ad accampare delle scuse: «L’insistenza di Dal Medico nel volermi far indossare la fascia, in modo forzato e fuori dalle pratiche locali, è stata percepita da me come un gesto provocatorio e uno sgarbo istituzionale». Scuse, come si vede, assai deboli, tanto più tenendo conto che, diversamente da quanto dalla Zeller affermato, finora nessun primo cittadino meranese si era mai reso protagonista di una reazione analoga a quella che ha avuto lei. Nel caso dell’inno nazionale non cantato, invece, di giustificazioni più o meno pretestuose – almeno per adesso – non ne sono giunte. Del resto c’è un video – facilmente recuperabile sul web – che non lascia spazio a dubbi su quanto ieri è accaduto: mentre tutte le altre personalità presenti, alla sua destra e alla sua sinistra, pronunciano le parole scritte da Mameli e musicate da Novaro, con anche un alpino e un carabiniere intenti nel saluto militare, la Zeller non emette verbo, limitandosi a sfoderare un sorriso dalla fissità persino un po’ inquietante. Certo, da un punto di vista strettamente istituzionale la gravità dei due gesti non è comparabile, ma proseguendo di questo passo la sindaca pretenderà appunto che il Pd elimini il verde dal suo simbolo così da lasciare soltanto il rosso e il bianco della bandiera austriaca, dalla Zeller senz’altro molto amata a differenza dell’italico tricolore.
E a proposito di Pd, il segretario meranese dei democratici, Giuseppe Panusa, pochi giorni prima del ballottaggio aveva diffuso un comunicato per spiegare come il convinto supporto del suo partito alla Zeller fosse dovuto in primo luogo all’esigenza di non entrare in un governo formato anche da «forze nazionaliste, sovraniste e dichiaratamente di destra». Dunque dal nazionalismo si sta alla larga, ed è legittimo, ma il disprezzo della nazione ce lo si fa andare bene? Che posizione intendono prendere i dem al cospetto di una prima cittadina che mostra di non riconoscersi in alcun modo nel Paese a cui fino a prova contraria appartiene e del quale è addirittura una rappresentante? Purtroppo è impossibile ricevere una qualsivoglia risposta a questa domanda, dato che il Pd accuratamente tace. Nemmeno fosse la Zeller quando si tratta di intonare l’inno di Mameli.