Fiammata del prezzo del petrolio (+ 7%) dopo gli attacchi israeliani. Borse in calo
- Postato il 13 giugno 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Inevitabile forte rialzo delle quotazioni degli idrocarburi dopo l‘attacco israeliano contro l’Iran. Non tanto per le forniture iraniane, comunque degne di nota (la produzione di petrolio di Teheran è di circa 3,3 milioni di barili al giorno), quanto per i rischi di destabilizzazione dell’intera area e di ripercussioni sull’agibilità Stretto di Hormuz da cui transita il 20%delle forniture globali di greggio. Un blocco limiterebbe la capacità di Iraq, Kuwait, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti di immettere petrolio sul mercato mondiale.
A Londra, il Brent, petrolio di riferimento per il mercato europeo, sale del 7% e supera i 74 dollari al barile. Il gas, scambiato sul mercato di Amsterdam, guadagna il 4% e si avvicina ai 38 euro al megawattora. Nota a margine: a beneficiare di questa situazione è innanzitutto la Russia, che con quotazioni del petrolio scese fin sotto i 60 dollari aveva visto assottigliarsi pericolosamente le sue entrate.
Deboli pure le borse, come sempre accade nei momenti di incertezza. Cali di quasi l’1% per Tokyo e Hong Kong a – 0,6%. Parigi perde l’1,1%, Francoforte l’1,6%, Londra lo 0,5%. Piazza Affari è in calo dell’1,5%. Unici titoli in positivo sono i petroliferi Eni, Saipem e Tenaris (le cui forniture di tubi sono impiegate nell’industria petrolifera, ndr). La borsa israeliana arretra dell’1,7%. Sale il prezzo dell’oro (+ 1,1%), il metallo giallo è sempre ambito in queste circostanze. Euro in calo sul dollaro (- 0,4%). La moneta statunitense si rafforza su tutte le altre valute.
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