Fiat Mirafiori e la delocalizzazione in Serbia: competitività o sfruttamento?
- Postato il 15 ottobre 2025
- Economia
- Di Quotidiano Piemontese
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TORINO – Lo stabilimento Fiat di Mirafiori, simbolo della produzione automobilistica italiana, ha subito un declino drammatico. Dal 2004 al 2024, Stellantis ha ridotto il personale italiano di quasi 10.000 unità. La produzione è crollata da circa un milione di veicoli a meno di 480.000, mentre la quota di mercato in Italia è scesa sotto il 30%.
Questi dati rivelano una crisi strutturale che ha spinto l’azienda a spostare parte della produzione all’estero, alla ricerca di costi più bassi.
La delocalizzazione in Serbia: numeri e disparità
Lo stabilimento di Kragujevac, in Serbia, è diventato il fulcro della produzione low-cost di Stellantis. Qui, gli stipendi medi degli operai locali si aggirano intorno ai 70.000 dinari al mese (circa 600 euro). Un confronto impietoso con i lavoratori italiani, che percepiscono circa 1.350 euro netti a Mirafiori.
Quando operai italiani vengono temporaneamente trasferiti a Kragujevac, il salario può arrivare fino a 2.100 euro al mese, evidenziando come l’azienda sfrutti le differenze salariali tra paesi per massimizzare i profitti.
Competitività o sfruttamento mascherato?
Stellantis importa anche lavoratori da Marocco e Nepal, pagandoli quanto gli operai serbi. Questo meccanismo permette all’azienda di ridurre drasticamente i costi, con margini di profitto leggermente più alti, a discapito della dignità e dei diritti dei lavoratori.
Il termine “competitività” così applicato appare una scusa: ciò che emerge è sfruttamento delle disuguaglianze economiche internazionali, con gravi conseguenze sociali sia in Italia sia nei paesi in cui viene delocalizzata la produzione.
Torino e la perdita di una tradizione industriale
La chiusura progressiva di Mirafiori non è solo un problema economico, ma una ferita alla città e alla sua identità produttiva. Un tempo fiore all’occhiello dell’industria automobilistica italiana, Torino sta perdendo la sua tradizione storica mentre Stellantis guadagna pochi punti percentuali in più.
Verso una produzione etica e sostenibile
La delocalizzazione non può essere giustificata solo da ragioni economiche. È necessario che le multinazionali come Stellantis adottino pratiche etiche, garantendo salari equi e condizioni di lavoro dignitose ovunque operino. Senza trasparenza e responsabilità, la delocalizzazione rischia di diventare sfruttamento sistematico, mascherato da competitività.
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