Fico unico leader Ue alla parata di Xi Jinping di fianco Putin e Kim. La vicinanza con Mosca e la posizione dell’Europa

  • Postato il 3 settembre 2025
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Una parata militare imponente a piazza Tienanmen, per celebrare gli 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, in particolare del Giappone. E tralasciando del tutto che Tokyo si è arresa dopo le bombe americane lanciate su Hiroshima e Nagasaki. Xi Jinping, vestito con l’abito simile a quello indossato da Mao, fa le prove di un auspicato ‘nuovo ordine mondiale’ e celebra la grandezza della Cina a fianco di Putin e Kim, destinatari di un posto d’onore e più di 20 leader stranieri, tra cui il presidente iraniano Masoud Pezeshkian e il capo della giunta militare birmana, il generale Min Aung Hlaing, oltre ai leader di Vietnam, Indonesia, Kazhakistan, Azerbaijan e Cuba. E poi il presidente della Bielorussia e alleato di ferro di Putin, Alexander Lukashenko, a quello della Serbia, Aleksandar Vucic. Ma c’è anche un leader europeo, l’unico: è il premier slovacco, Robert Fico. L’Ungheria, per non essere da meno, ha invece inviato a Pechino in rappresentanza alla parata militare il ministro degli Esteri Péter Szijjártó. Nel corso del viaggio incontrerà la sua controparte e le principali aziende cinesi per approfondire la cooperazione economica e attrarre ulteriori investimenti.

Fico, noto per le sue dichiarazioni che spesso riecheggiano le posizioni del Cremlino sulla guerra in Ucraina, era a Pechino, come a maggio alla parata della Vittoria a Mosca, sulla piazza Rossa. E nella capitale cinese ha incontrato anche il leader del Cremlino: un faccia a faccia che per Marie Bjerre, ministra danese per gli Affari europei che parlava a nome della presidenza di turno del Consiglio Ue, “non è un buon segnale. È importante che l’Ue rimanga allineata sulla politica estera di sicurezza comune”. A Fico, nel corso del colloquio, Putin ha definito “totali assurdità” che fanno parte di “film dell’orrore” creati dai Paesi Nato le accuse degli europei di volerli attaccare. Quasi contemporaneamente, però, il segretario generale della Nato, Mark Rutte, è tornato a lanciare l’allarme, denunciano un “enorme rafforzamento delle forze armate russe”.

Con Fico, noto per le sue posizioni filo-Mosca, Putin ha assunto un tono apparentemente conciliante riguardo a possibili progressi sull’Ucraina, ma senza in realtà nessun cambiamento sostanziale di posizione e il premier slovacco, dal canto suo, ha dichiarato di volere “continuare a collaborare” con Mosca “nel settore energetico” per “la fornitura di gas e petrolio russi” e che venerdì incontrerà Zelensky a Uzhgorod, in Ucraina, e solleverà con lui la questione dei raid di Kiev sulle infrastrutture energetiche. Budapest e Bratislava – accumunate dai no sempre più frequenti alle politiche europee contro Mosca, benché la Slovacchia in modo più sfumato – non si fanno problemi a corteggiare Vladimir Putin e a rivendicare la loro “diversità” rispetto all’andazzo mainstream di Bruxelles. Lo zar ringrazia e dice di approvare “la politica estera economica indipendente” slovacca. Che si basa proprio sul continuare a ricevere il petrolio e il gas russo, possibilmente aumentando persino le importazioni. “Non comprendo alcune decisioni dell’Ue”, ha rimarcato Fico notando come il metano in arrivo dalla Russia tramite il TurkStream stia “gradualmente crescendo” e si stia ormai dirigendo i quattro miliardi di metri cubi all’anno. Il primo ministro ha anche confermato che la Slovacchia voterà contro il piano della Commissione di porre fine alle forniture di gas naturale russo a partire dal 1° gennaio 2028 e ha espresso la convinzione che “molto può ancora cambiare” entro quella data e che questa misura non sarà valida perché “danneggia in modo significativo” i Paesi europei. Come se non bastasse, ha poi sparato a zero contro l’Ucraina, colpevole di aver colpito più volte l’oleodotto Druzhba (amicizia, in russo), ovvero la via maestra del greggio russo in Europa centrale (esclusa dalle sanzioni proprio per dare il tempo a quelle nazioni senza sbocco al mare di trovare soluzioni alternative). Soluzioni che, evidentemente, non stanno cercando. La Commissione si è affrettata a precisare che Fico non rappresenta le posizioni Ue. E dall’Occidente, tranne che da Ungheria e Slovacchia, si continua ad accusare Putin di provare a prendere tempo negli sforzi di pace mentre l’esercito russo prova a sopraffare le difese ucraine.

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Il Fatto Quotidiano

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