Flotilla, i parlamentari Pd a bordo: “Al primo alt israeliano ci fermeremo”
- Postato il 30 settembre 2025
- Politica
- Di Blitz
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La missione della Global Sumud Flotilla entra in una fase cruciale. Le 42 imbarcazioni, cariche di aiuti umanitari per la popolazione palestinese, sono ormai a tre giorni di navigazione dalla Striscia di Gaza. L’obiettivo è rompere l’assedio israeliano e aprire un corridoio umanitario stabile, ma l’allerta è massima: nei prossimi due giorni c’è il timore concreto di possibili attacchi da parte di Israele.
A sottolineare la tensione è Tony Lapiccirella, uno degli italiani a bordo, che ha dichiarato: “Ci troviamo a 300 miglia dalla Striscia, tra 2 giorni saremo nella zona di intercettazione e fra 3 a Gaza”. Il navigatore ha ribadito la determinazione della missione: “La missione è diretta a Gaza: è l’unico modo per aprire un canale umanitario permanente. Non è mai stato preso in considerazione di fermarci a Cipro o altri cambiamenti della rotta”.
Quanto ai pericoli, Lapiccirella ha aggiunto: “Per la legge internazionale non ci sono rischi. Qualsiasi pericolo è legato alla violenza israeliana a cui i governi permettono ancora di andare oltre la legge internazionale”. Le prossime 48 ore si prospettano decisive non solo in mare, ma anche sul fronte politico e diplomatico.
La diplomazia italiana e le preoccupazioni
La missione della Flotilla ha mobilitato diversi attori istituzionali. Domenica si è svolto un incontro tra il ministro della Difesa Guido Crosetto e una delegazione dei promotori, rappresentata da Maria Elena Delia. Crosetto ha espresso grande apprensione: “I rischi sono elevatissimi” e le conseguenze potrebbero essere “drammatiche”. Il ministro ha anche sottolineato: “Metterei la firma affinché avvengano solo arresti senza alcun altro tipo di conseguenza”.
Le autorità italiane restano in allerta, consapevoli che il numero elevato di imbarcazioni possa aumentare i rischi di incidenti. Tuttavia, la Flotilla ha ribadito che la navigazione procede in “acque internazionali”, dunque un eventuale intervento israeliano non sarebbe legittimo.
Parallelamente, la mediazione politica si è intensificata. Oltre alla Cei guidata da Matteo Zuppi e al Patriarcato Latino di Gerusalemme del cardinale Pizzaballa, anche il Quirinale segue da vicino l’evoluzione della crisi.

Le posizioni politiche e il ruolo del governo
A bordo della Flotilla sono presenti parlamentari italiani, che hanno scelto di non abbandonare la missione, pur dichiarando di non voler forzare i blocchi. Il deputato del Pd Arturo Corrato ha precisato: “Non vogliamo forzare blocchi ma portare aiuti, chi è nell’illegalità è Israele quando attacca in acque internazionali. Ma all’alt di Israele ci fermeremo”. Ha poi aggiunto: “Credo che nessuna delle imbarcazioni voglia forzare il blocco, perché si tratta di una missione pacifica e non violenta: queste sono le regole di ingaggio fin dall’inizio”.
Sulla stessa linea l’eurodeputata Annalisa Corrado, anche lei a bordo della nave Karma: “Proseguiremo nonostante l’alert della Marina militare italiana e, fin quando saremo in acque internazionali, non ci saranno segnali di stop da parte di altre nazioni come Israele andiamo avanti”.
Sul fronte governativo, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha moltiplicato i contatti con le autorità israeliane. Ha confermato: “Stamane ho parlato con il ministro degli Esteri d’Israele chiedendo che venga garantita la sicurezza degli italiani, che non ci siano azioni violente in caso di intervento israeliano”. Tajani ha ribadito che l’Italia non può scortare la Flotilla, ma invita gli attivisti ad ascoltare l’appello del presidente della Repubblica, definendo l’avvicinamento a Gaza “pericoloso”.
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