Flotilla, venti navi fermate da Israele: irresponsabilità in mare e sciopero in Italia

  • Postato il 2 ottobre 2025
  • Di Panorama
  • 2 Visualizzazioni

La scorsa notte Israele ha intercettato venti imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, la missione che aveva annunciato l’intenzione di forzare il blocco navale su Gaza portando aiuti umanitari. L’operazione della Marina israeliana condotta in maniera impeccabile, ha provocato immediate reazioni diplomatiche. Ma al di là delle accuse incrociate, resta un dato di fatto: l’intera vicenda nasce dall’irresponsabilità di chi ha organizzato una missione priva di realismo politico e che ha deliberatamente respinto le soluzioni alternative che erano state prospettate.

Sale dunque a venti il numero delle imbarcazioni intercettate finora da Israele, secondo quanto reso noto dal tracker che monitora il percorso della Flotilla. Le navi coinvolte sono: Adara, All In, Alma, Aurora, Captain Nikos, Dir Yassine, Florida, Grande Blu, Hio, Huga, Karma, Mohammad Bhar, Morgana, Otaria, Oxigono, Suelle, Sirius, Spectre e Yulara. Tra quelle già fermate c’è anche la Morgana, a bordo della quale, stando agli attivisti, viaggiavano il senatore M5s Marco Croatti e l’europarlamentare Avs Benedetta Scuderi. In totale risultano 22 italiani tra i passeggeri delle imbarcazioni intercettate. Su 44 barche partite per la missione, 23 sarebbero ancora in navigazione verso Gaza, mentre due sembrano aver cambiato rotta puntando a nord, apparentemente verso Cipro.

Già nei giorni scorsi, il governo italiano e altri partner europei avevano chiesto agli attivisti di fermarsi, offrendo canali sicuri e coordinati per l’invio degli aiuti a Gaza attraverso le agenzie internazionali. Una via praticabile, ignorata però dagli organizzatori, che hanno preferito l’opzione più rischiosa, trascinando centinaia di persone in mare aperto in uno scenario prevedibilmente teso.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha richiamato alla «necessità di responsabilità e prudenza» in un contesto già segnato da guerra e instabilità, sottolineando che iniziative unilaterali e dimostrative rischiano solo di peggiorare la situazione. Concetto ribadito dalla premier Giorgia Meloni, che ha parlato di «un gesto inutile e pericoloso» e ha ricordato come l’Italia si fosse impegnata a garantire corridoi umanitari veri, non azioni simboliche destinate allo scontro con Israele.

Geruslamme, da parte sua, ha rimarcato la legittimità dell’intervento, spiegando che il blocco navale è volto a impedire il passaggio di armi verso Hamas. Secondo fonti governative israeliane, le navi fermate erano state ripetutamente avvisate e invitate a desistere, ma hanno ignorato ogni comunicazione. Gli attivisti sono stati presi in custodia e trasferiti verso porti israeliani: per molti di loro si prospetta il rimpatrio, mentre altri potrebbero affrontare procedimenti giudiziari.

Il caso riapre inevitabilmente la memoria di precedenti analoghi, dal tragico assalto alla Mavi Marmara del 2010 fino ad altre missioni finite nel nulla. Ma questa volta la responsabilità appare ancora più evidente: era stata data la possibilità di evitare tensioni, eppure è stata scelta la strada della provocazione. E ora l’Italia si trova di fronte a un paradosso: ventidue connazionali sono tra i fermati di una missione che non avrebbe mai dovuto partire, e il prossimo 3 ottobre il Paese sarà bloccato da uno sciopero generale proclamato «Per Gaza». Un gesto che rischia di trasformare un’avventura irresponsabile in un danno concreto per milioni di cittadini italiani, costretti a pagare il prezzo di un’iniziativa che non ha aiutato i palestinesi e ha soltanto alimentato tensioni politiche e diplomatiche.

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti