Forno elettrico nell’ex Ilva, l’appello a Silvia Salis: “Serve coraggio politico per la cambiare la storia di un territorio”
- Postato il 1 agosto 2025
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- Di Genova24
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Genova. “Mai più le cittadine e i cittadini dovranno barattare il lavoro con la salute dei propri figli. La scelta coraggiosa del sindaco Bitetti di Taranto è un segnale potente: finalmente un amministratore che mette al primo posto la vita e la salute dei cittadini, dimostrando che il coraggio politico può cambiare la storia di un territorio. Questa decisione apre una speranza per tutti noi: che i sindaci, responsabili diretti della salute dei cittadini, possano scegliere una qualità di vita migliore, anche nei luoghi segnati dal pregiudizio della cosiddetta vocazione siderurgica”.
Con queste parole inizia la lettera aperta delle cittadine e dei cittadini del Comitato No Forno Elettrico Genova Cornigliano, che hanno iniziato la propria battaglia per fermare il progetto di riportare gli impianti a caldo nelle aree dell’Ex Ilva. Lo spunto arriva da Taranto, dove il sindaco, recente vincitore di una lunga e combattuta campagna elettorale, per qualche giorno – a causa delle pressioni sul dossier Ex Ilva – ha rimesso il suo mandato: oggi l’annuncio della sua ripresa di ruolo, ma con l’assicurazione che mai firmerà l’accordo di programma del governo che prevede la transizione degli impianti pugliesi in elettrico. Sono migliaia, infatti, i cittadini della città ionica che da anni chiedono l’opzione zero. Chiudere l’acciaieria e trovare un nuovo futuro per la città.
“Il sindaco può fare veramente la differenza – continua la lettera – Il Comune può non concedere le autorizzazioni a un impianto dichiarato “strategico”. Può ricorrere al TAR se il Governo impone con DPCM o legge una classificazione forzata. Può stabilire un piano di tutela ambientale e sanitaria. Tutte cose che a Genova Cornigliano, in questi vent’anni dalla chiusura dell’area a caldo, non sono state fatte. Ci chiediamo perché. Progetti, parole, niente di più. Eppure ci sono così tante alternative di sviluppo economico diverse dalla siderurgia. Progetti concreti, non utopie. Nemmeno se ne parla”.
“Ora, con Lei, Sindaca Silvia Salis, la speranza è che sappia valutare tutte le strade possibili, non solo quella siderurgica – incalza la missiva – L’espressione “vocazione siderurgica” è un pregiudizio, un’etichetta appiccicata a un luogo che per convenienza si ritiene sacrificabile. Bisogna combattere i pregiudizi e salvare chi viene sacrificato. Sindaca, creiamo insieme nuovi concetti. Per le mamme di Genova, di Cornigliano, della Liguria“.
In chiusura, l’appello finale: “Genova Cornigliano – noi crediamo – può rinascere. E con questa zona, potrebbe rinascere tutta Genova – Ma serve una bonifica, una visione coraggiosa e una nuova idea di sviluppo. Serve una vocazione produttiva diversa. I progetti ci sono, basta volerli. E invece la siderurgia rischia di bloccare ogni altra prospettiva futura sostenibile. Taranto ha scelto di non continuare a condannare il proprio territorio. Questo ci dà speranza. Grazie Taranto. Ora, anche qui, forse si rimetterà finalmente in discussione la scelta siderurgica in un contesto urbano che è inadatto”.
Il ministro tira dritto
L’appello dei cittadini di Cornigliano nel giorno in cui il ministro delle Imprese Adolfo Urso annuncia che sarà a Genova il 4 settembre per un incontro sul progetto di un forno elettrico all’ex Ilva di Cornigliano. Un incontro atteso e che era stato richiesto anche dalla sindaca Salis “per spiegare quali saranno le ricadute occupazionali e quale sarà, se ci sarà, l’impatto ambientale di questo forno elettrico”. E Urso, in una nota diffuso lo stesso giorno, aveva assicurato l’impegno “affinché il Mimit illustri alla comunità locale, in un confronto sul territorio, la valenza del progetto che farà dell’Italia il Paese più avanzato in Europa nella siderurgia green“.
Il sindaco di Taranto ritira le dimissioni e non firma l’accordo
Ma nel frattempo il sindaco di Taranto Piero Bitetti ha revocato le dimissioni presentate lunedì scorso dopo aver denunciato intimidazioni da parte di un gruppo di attivisti. Il primo cittadino ha ribadito che l’obiettivo è arrivare “alla eliminazione dell’area a caldo: questo è l’impegno che abbiamo preso con i tarantini e questo e ciò che va fatto”. E ancora: “È finito il tempo delle scelte calate dall’alto che umiliano Taranto rendendola zona di sacrificio. Di sacrifici ne abbiamo fatti fin troppi e la salute e l’ambiente non possono essere mortificati sull’altare del profitto e dell’interesse nazionale”.
Il tavolo di ieri al Mimit sull’accordo di programma si è chiuso senza nessuna firma. “Non ho firmato nulla. Sono senza penna”, ha detto Bitetti dando seguito agli annunci prima del vertice. Il confronto è stato rinviato al 12 agosto per approfondire la nuova bozza di accordo da sottoporre prima al Consiglio comunale di Taranto.
Dal canto suo il ministero delle Imprese ha dato mandato ai commissari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria affinché gli obiettivi della completa decarbonizzazione “siano recepiti nell’aggiornamento della gara in corso”, come si legge nel verbale.
La controproposta di Taranto: tre forni elettrici e un solo Dri
Rispetto al piano del Governo, che in uno degli scenari ipotizzati prevede tre forni elettrici e tre impianti Dri a Taranto, oltre al forno elettrico dislocato a Genova, Bitetti ha proposto di costruire un solo impianto di preriduzione nella sua città in modo da evitare la nave rigassificatrice. Per questo la bozza di accordo di programma si riferisce solo ai forni elettrici da costruire in Puglia e ipotizza la completa decarbonizzazione degli impianti nell’arco di sette anni, con le diverse fasi articolate dal 2026 al 2032 per una “graduale sostituzione” degli altiforni.
Forno elettrico all’ex Ilva di Genova, cosa prevede il piano del Governo
In tutti gli scenari ipotizzati è prevista la costruzione di un forno elettrico a Genova in grado di produrre 2 milioni di tonnellate di acciaio all’anno a partire da rottami e Dri prodotto altrove, essendo stata valutata “non fattibile” l’ipotesi di collocare a Genova l’impianto per l’interferenza col cono aereo. In questo modo la fabbrica di Genova potrebbe operare in maniera completamente indipendente da Taranto. Secondo le prime stime, la riapertura dell’area a caldo porterebbe almeno 700 occupati in più.

Il forno elettrico di Cornigliano occuperebbe la zona dell’ex centrale termoelettrica oggi abbandonata, nei pressi della foce del Polcevera e della portineria della fabbrica. Si ipotizza un’estensione di circa 70mila metri quadrati. Insieme al forno dovrebbe costruire a Genova un impianto di colaggio e laminazione a caldo in grado di produrre acciaio utilizzando rottami ferrosi. La riorganizzazione delle aree contempla anche un’area di 72mila metri quadrati per i rotoli laminati a caldo e un nuovo capannone di 19.500 metri quadrati.