Forse non sapevi che… a Venezia ci sono ancora gli uncini usati per esporre i condannati a morte

  • Postato il 27 luglio 2025
  • Di Panorama
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Nel cuore di Venezia, nel sestiere di Cannaregio, c’è il ponte di San Canciano che attraversa il Rio dei Santi Apostoli. Prima che le Fondamenta nuove nel XVI secolo venissero realizzate, nei pressi del ponte approdavano i traghetti per Murano, Burano e San Michele, l’isola dove c’è il cimitero cittadino. Il toponimo di Sotoportego del Tragheto è rimasto nei secoli, anche quando il ponte di San Canciano fu restaurato nel 1868. A poca distanza da questi luoghi storici, visse e morì il grande Tiziano Vecellio e vi si stabilì la famiglia Strozzi esule da Firenze. Il ponte non è famoso soltanto da un punto di vista architettonico, ma anche per essere il protagonista di una leggenda molto diffusa tra i veneziani. Ad uno degli estremi della struttura in pietra e mattoni, un occhio attento può scorgere due oggetti insoliti. Incastonati ai due lati in una colonna d’angolo di una casa del sotoportego si possono vedere due vecchi uncini in ferro arrugginito. Non è raro vedere i passanti avvicinarsi ai due ganci per toccarli e poi proseguire il cammino verso il ponte. Dicono i veneziani che il gesto porti fortuna. Minor fortuna ebbero coloro che secondo la leggenda furono esposti al pubblico dopo la morte proprio in questo luogo. All’estremità del ponte di San Canciano sarebbero stati appesi agli uncini i corpi squartati dei condannati alla pena capitale dopo essere stati fatti in quattro pezzi dal boia. Altri due ganci sarebbero stati apposti presso le «Fondamenta degli squartai» vicino al Campo dei Tolentini, ma di questi ultimi non vi è più traccia. Il motivo per cui gli uncini si trovavano in luoghi diversi a Venezia era dovuto al fatto che le membra martoriate dei condannati dovevano essere esposte ai quattro punti cardinali e guardare verso Padova, Chioggia, Mestre e il Lido.

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Panorama

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