Forse non sapevi che… la Guerra Fredda si combatteva anche con la realtà virtuale

  • Postato il 16 luglio 2025
  • Di Panorama
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La Guerra fredda non fu soltanto giocata sulle capacità nucleari dei due blocchi Usa e Urss. Fu anche una «battaglia delle onde» radio-televisive. Mezzo secolo prima dell’avvento dei social, la radio e la tv giocarono un ruolo fondamentale nell’amplificazione della propaganda e nei passi della diplomazia anche attraverso immagini. La lotta fu più intensa nei Paesi europei confinanti con la Cortina di ferro, che divideva l’Est satellite sovietico dall’Occidente. Fu un esempio la radio sponsorizzata da Washington «Radio Free Europe», che si rivolgeva ai cittadini oltrecortina con messaggi di propaganda anticomunista, a cui le autorità di Mosca e dei paesi allineati rispondevano con il radiodisturbo. Ma mentre le onde radio erano più facilmente oscurabili, le frequenze televisive erano tecnicamente molto più difficili da disturbare. Così molti cittadini dell’Est Europa riuscirono a captare le immagini dell’Ovest, generando una sensazione distopica che attraversava virtualmente la Cortina, amplificando l’immaginazione dell’esistenza di un mondo «parallelo». I primi esperimenti di realtà virtuale, da entrambe le parti, iniziarono alla fine degli anni ’60, stimolati anche dall’apice della corsa allo spazio rappresentata dallo sbarco sulla Luna del 1969. L’esordio della realtà virtuale occidentale fu di origini militari, quando il colosso aerospaziale americano Hughes Aircraft (che aveva partecipato ai programmi Nasa) realizzò già nel 1962 il primo casco virtuale per piloti di aerei stratosferici, l’Electrocular, dotato di un visore a tubo catodico che permetteva di avere una visione a 360 gradi. Alla fine del decennio, furono diversi gli esperimenti riguardo una realtà virtuale ante litteram, ancora un mix tra arte e tecnologia. In Austria fu realizzato nel 1967 per opera del designer Walther Pichler un casco a tubo catodico battezzato «soggiorno portatile», che modificava la realtà con immagini e stimoli elettrici. Sempre a Vienna il gruppo di architetti Haus-Ruckner Co. Progettò tre visori chiamati «testa di mosca», «atomizzatore» e «pioggerella». Le maschere creavano ognuna un ambiente artificiale isolando l’utente dall’ambiente esterno sopprimendone i sensi della vista e dell’udito, sostituiti da immagini e rumori artificiali. In Polonia, paese satellite dell’Urss, l’artista Krzysztof Wodiczko concepì un primo esperimento di apparato per la realtà virtuale. Mentre gli apparecchi austriaci sopprimevano l’ambiente esterno modificandolo, quello nato nella Polonia della censura di Stato la amplificava. Il suo «Strumento personale», come fu battezzato, era in grado di modificare i suoni provenienti dall’esterno e di amplificarli o distorcerli. Speciali guanti contenevano un sensore in grado di funzionare come un microfono per captare i suoni della superficie degli oggetti, trasmessi all’utilizzatore tramite cavi e cuffie. Per sognare un mondo diverso e libero, anche se artificiale.

Forse non sapevi che… la Guerra Fredda si combatteva anche con la realtà virtuale
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Panorama

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