Forza Italia, scontro sui congressi regionali: Tajani blinda i coordinatori uscenti, lite nel partito
- Postato il 21 ottobre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Abbiamo teorizzato la democrazia, adesso dobbiamo praticarla: non isolare le minoranze”. La segreteria di Forza Italia al quarto piano della Camera è iniziata da poco più di un’ora, ma quando prende la parola la presidente della Commissione Esteri Stefania Craxi rende bene il clima della riunione a porte chiuse: uno scontro all’interno del partito sul regolamento dei prossimi congressi regionali. Il segretario e vicepremier Antonio Tajani e la maggioranza del partito da un lato, la minoranza seguita da diversi ministri, dirigenti e parlamentari dall’altro.
La segreteria era stata convocata per fare un’analisi del voto delle elezioni regionali appena passate (“È normale che andiamo meglio in Calabria che in Toscana”, dice Tajani), la manovra (“Bisogna fare una battaglia sulla cedolare secca per gli affitti e per il comparto sicurezza”) ma soprattutto l’approvazione del nuovo regolamento sui congressi regionali che si celebreranno a inizio 2026, un anno e mezzo prima delle elezioni politiche. Sono i primi congressi regionali nella storia di Forza Italia e dunque un passaggio chiave per il partito post-berlusconiano.
Ma la segreteria si scalda proprio su questo tema. In particolare su una norma contenuta nel regolamento secondo cui possono candidarsi coordinatori regionali solo coloro che, in ogni provincia, hanno il 15% di iscritti al partito tra i propri sostenitori. Diversi dirigenti sottolineano due criticità: in primo luogo che esiste una questione legata alla privacy degli iscritti, ma soprattutto che le liste degli iscritti possono averle solo i coordinatori regionali in carica e non gli altri candidati. Insomma, per diversi dirigenti questa norma sarebbe un modo per blindare i coordinatori uscenti. Dall’altra parte, la linea dei vertici del partito è che in questo modo si possono evitare gli ingressi “finti” e i congressi truccati con truppe cammellate portate dall’esterno.
Così intervengono in maniera critica due ministri – Paolo Zangrillo (Pubblica Amministrazione) e Maria Elisabetta Alberti Casellati (Riforme) – ma anche la presidente della commissione Esteri Craxi, la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, i deputati Alessandro Cattaneo, Cristina Rossello, il senatore Claudio Fazzone e il presidente della Sicilia Renato Schifani.
Questi ultimi contestano il fatto che la norma del regolamento pone un problema di democrazia interna perché non dà un vero accesso agli altri candidati che vogliano scalare il partito nelle Regioni. In difesa della norma, invece, intervengono il vicepresidente Stefano Benigni, Letizia Moratti e il governatore del Piemonte Alberto Cirio secondo cui “abbiamo chiesto la democrazia per trent’anni, ora che ce l’abbiamo non possiamo criticarla”.
Alla fine i dirigenti critici chiedono di “prendere tempo” e di “rinviare il voto” ma Tajani non ci sta: dà mandato al tesoriere Fabio Roscioli di valutare la questione della privacy ma decide che bisogna “votare subito”. Il regolamento passa con due astenuti, Ronzulli e Mulè.
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