Francesca Albanese e altri 7 esperti Onu firmano un appello a Fifa e Uefa: “Sospendere Israele dagli eventi calcistici”

  • Postato il 24 settembre 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Gli esperti indipendenti delle Nazioni Unite chiedono ufficialmente a Fifa e Uefa di sospendere Israele come squadra nazionale dal calcio internazionale “come risposta necessaria per affrontare il genocidio in corso nei territori palestinesi occupati”. L’appello è firmato da Francesca Albanese, relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, e da altri 7 esperti Onu: la greca Alexandra Xanthaki, l’indiana Ashwini K.P., l’australiana Pichamon Yeophantong, il nigeriano Damilola Olawuyi, l’uruguaiano-messicana Fernanda Hopenhaym, la lituana Lyra Jakuleviciene e l’australiano Robert McCorquodale. Chiede di escludere la nazionale israeliana da tutte le competizioni, comprese quindi le qualificazioni al Mondiale 2026, dove è inserita nello stesso girone dell’Italia: il 14 ottobre gli azzurri del ct Gattuso dovranno affrontare proprio Israele a Udine.

L’appello parte da una considerazione: “La conclusione della Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati, compresi Gerusalemme Est e Israele, secondo cui Israele sta commettendo un genocidio è l’ultima di un crescente numero di organismi internazionali che affermano che un genocidio è in corso nei Territori Palestinesi Occupati”. Di fronte a quanto sta accadendo a Gaza, quindi, “lo sport deve respingere l’idea che tutto proceda come se niente fosse“. Per questo è necessaria una presa di posizione da parte di Fifa e Uefa: “Gli organismi sportivi non devono chiudere un occhio sulle gravi violazioni dei diritti umani, soprattutto quando le loro piattaforme vengono utilizzate per normalizzare le ingiustizie“, scrivono gli esperti Onu.

L’appello ricorda che già in passato gli organismi sportivi hanno punito Paesi in cui erano in corso violazioni dei diritti umani. Il Sudafrica, ad esempio, è stato sospeso nel 1961 a causa del regime di apartheid che impediva la formazione di squadre miste, imponendo una certo grado di segregazione anche nelle competizioni internazionali. Il paese è stato riammesso solo con la fine dell’apartheid negli anni ’90. “Le squadre nazionali che rappresentano gli Stati che commettono gravi violazioni dei diritti umani possono e devono essere sospese, come è accaduto in passato”, si legge nell’appello, che sottolinea anche un altro aspetto: Fifa e Uefa sono vincolate dal diritto internazionale sui diritti umani.

Gli esperti Onu sottolineano poi come l’esclusione non debba colpire i singoli atleti: “Siamo chiari sul fatto che il boicottaggio debba essere rivolto allo Stato di Israele e non ai singoli giocatori. Abbiamo sempre sostenuto che i singoli non possono sopportare le conseguenze delle decisioni prese dal loro governo, quindi non dovrebbero esserci discriminazioni o sanzioni contro i singoli giocatori a causa della loro origine o nazionalità”, affermano gli esperti. Mentre la stessa Francesca Albanese, nel rilanciare l’appello sui suoi canali social, ha spiegato che “il ripristino potrà avvenire solo quando il genocidio, l’occupazione e l’apartheid saranno finiti“.

Finora, come ha ammesso lo stesso presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin, sono arrivate pressanti richieste dalla società civile per escludere Israele dalle competizioni, mentre politicamente nessuno si è mosso, come avvenuto invece nel caso della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Qualcosa però potrebbe essere cambiato negli ultimi giorni, dopo la presa di posizione del governo spagnolo e il riconoscimento della Palestina da parte di un numero crescente di Paesi occidentali. Negli ultimi giorni i media israeliani avevano anche rilanciato la notizia di presunte pressioni del Qatar sull’Uefa, in realtà smentite dalla stessa Federcalcio di Tel Aviv. Ma ciò è sintomatico di un timore: se mai la Uefa dovesse arrivare a una votazione (sicuramente non imminente, ma comunque possibile), sarebbe molto probabile l’esclusione di Israele dalle competizioni europee, dato che solo pochissimi dei 20 paesi votanti si opporrebbero fermamente all’estromissione. In tutto questo, fra tre settimane la nazionale di calcio di Israele è attesa a Udine per il match contro l’Italia, che vale tantissimo in chiave qualificazione ai prossimi Mondiali. Ma che soprattutto sarà teatro di nuove polemiche e proteste.

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