Francesco Maria Mancarella, quando il pianoforte diventa voce (e colore) dell’anima

  • Postato il 23 ottobre 2025
  • Di Panorama
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What I felt” è quello che sento o meglio, quello che ho sentito al momento della composizione, quando, come diceva Rick Rubinmi trovo in quello stato di estasi che mi fa comprendere che è giunto il momento di registrare”.

Così, Francesco Maria Mancarella, pianista,compositore e direttore d’orchestra dallo spessore internazionale, presenta il suo quinto disco.

La citazione di Rick Rubin, uno dei piùimportanti produttori di questo secolo, capace di cimentarsi in stili musicali diversi, dai Run DMC a Johnny Cash, dai Metallica a Shakira, evidenzia la naturale predisposizione di Francesco Maria alla contaminazione musicale. In questo album, uscito lo scorso 17 ottobre, infatti, oltre a introdurre musica elettronica, ci presenta un nuovo “strumento”: il feltro.

Francesco, il titolo “What I felt” racchiude un duplice significato. Felt come feltro, manell’accezione di participio passato, anche sentito”, provato

“What I felt” è un disco a cui tengo particolarmente, un disco molto libero dal puntodi vista compositivo. Per me era importante posare le mani sul pianoforte e trovare quella vena creativa, presente in quell’istante, in quel momento. I brani sono “one shot”: mi sono seduto al pianoforte e ho registrato direttamente sul vinile. Ho preso l’emozione di quel preciso istante e l’ho raccontata. Il feltro accarezza le corde del pianoforte con delicatezza. Nasce così un timbro nuovo, caldo e avvolgente, che in gergo si definisce “muto” o “sordo”, ma che in realtà si rivela profondamente intimo e adatto al racconto. La sensazione è quella di ascoltare da soli quello che sentiamo, non quell’ampiezza delle sale da concerto, con quel potere che il pianoforte ha. È più dolce, più delicato, il feltro non fa altro che ammorbidire il tocco. L’iter di composizione di questo disco, è il suo valore aggiunto; la ricerca del suono, che deve essere il valore primario. Fare un disco di per sé è semplice, ma fare un disco che possa avere un suono talmente particolare da riconoscersi è qualcosa di diverso. In questo album, c’è tutto me stesso. Quando lo suono, sento che fa parte di me. Mi piace che non ci siano barriere.

Come hai ricreato il giusto effetto?

“Ho utilizzato un pianoforte a coda, perché essendo uno strumento molto grande, le risonanze non muoiono come negli altri pianoforti. Il feltro molto sottile mi permette di ottenere, come si sente nel disco, un suono molto profondo, di grandi dimensioni. Quindi è sì morbido, sì caldo, ma non risulta essere ovattato e chiuso, e il pianoforte sistemato in questo modo, trova il suo spazio senza disturbare gli altri strumenti, anch’essi presenti nel disco. Il pianoforte ha la capacità di avere l’estensione dell’intera orchestra. Qui ci si comporta in maniera delicata con tutti gli strumenti, convivendo in armonia, come se fosse una piccola società.

Quinto disco, nuovi suoni, un tour pronto a partire, ma tu sei conosciuto anche a livello internazionale come l’artista de “il pianoforte che dipinge”. Un pianoforteun progetto audiovisivo che afferra la tua composizione musicale e la trasla su tela. Mentre suoni, crei una vera opera d’arte

Il mio pianoforte che dipinge è sinestesia allo stato puro. L’unione di due sensazioni, due sensi che si sovrappongono nello stesso momento, in questo caso, la vista e l’udito. Il processo sinestetico è qualcosa di magico, una qualità piuttosto rara. Il pianoforte che dipinge aiuta a scoprire o a ritrovare questa emozione e rende la mia musica qualcosa di materiale, di tangibile. Musica che diventa materia, da vedere e da toccare.

L’ha brevettato nel 2014: avete fatto molta strada insieme

Il pianoforte che dipinge non è soltanto uno strumento, è il mio compagno d’avventura. È nato a Vienna e ha girato il mondo con me, ha respirato l’aria dei miei concertiQuando premo le note sulla sua tastiera, mi restituisce la stessa energia che gli invio. Ho la pelle d’oca a raccontarlo, perché credo che questo sia un progetto molto intimo, una branca che fa parte di quello che sono, per cui all’interno del palcoscenico ci deve sempre essere, non può assolutamente mancare!”

Come nasce la combinazione musica-colore?

I colori che vengono scelti non sono mai casuali:  quando noi accostiamo la musica al colore, la riconduciamo alla sensazione, l’elemento più semplice che abbiamo per esprimere ciò che proviamoL’abbinamento di colori è un abbinamento che visualizzo nella mia testa. L’opera è istantanea, per ogni quadro c’è solo una canzone, non ci sono repliche. 

Il pianoforte che dipinge è un progetto istintivo, che nasce dalla voglia di dare una forma nuova alla musica, per non essere legato allo strumento, per non essere obbligato dallo strumento. Non collego nota-colore, ma collego il contesto con il colore. Le opere che nascono sono circolari, in primo luogo perché il cerchio è un elemento ancestrale della nostra vita, si pensi, per esempio, alla semplice aureola degli angeli. La circolarità non permette di avere la linearità che presenta la musicaLo spartito ci dice con quale nota iniziamo e con quale finiamo. Qui invece, nella circolarità finale del quadro, sappiamo che le note ci sono tutte, ma non ci è permesso capire in quale ordine sono state suonate. Ci dobbiamo accontentare del tutto piuttosto che dell’ordine.”

Wassily Kandinsky “sentiva” i colori come note in una composizione musicale, con una predilezione per il giallo: c’è un colore che ti emoziona particolarmente?

“Dipende dai periodi. Se penso a questo disco, il colore che gli associo è il viola, forse perché ho suonato al buio con dei led che se non erro avevano quella tonalità. A prescindere, comunque, il colore di questo ultimo album, èdecisamente il viola.”

Il viola, che si dice essere il colore associato alla spiritualità, alla saggezza, alla connessione con l’universo e alla consapevolezzaQuella consapevolezza che l’anno prossimo ti faràrealizzare anche una mostra.

“Esatto, nel 2026 verrà realizzata una mostra con tutti i miei quadri. Le mie opere sono tutte circolari, ma ognuna diversa dall’altra, pezzi unici perché da ogni canzone scelta dal mio repertorio, ma suonata una volta sola, nasce un solo dipinto.

Ogni quadro può essere anche ascoltato, inquadrando il Qr code che viene impresso suogni opera. L’opera si può vedere e ascoltare nello stesso istante.”

A proposito di sinestesia.

Autore
Panorama

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