Francia, Macron le tenta tutte: entro domani sera il nuovo Primo mininstro
- Postato il 9 ottobre 2025
- Di Panorama
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Sembra tentarle proprio tutte il Presidente francese Emmanuel Macron pur di non ridare la parola agli elettori. Mercoledì sera, al termine delle 48 ore concesse al dimissionario Sebastién Lecornu per tentare di trovare una maggioranza, quest’ultimo ha riferito al Presidente Macron che «la maggioranza dei deputati è contraria allo scioglimento» dell’Assemblea Nazionale; secondo quanto riportato da Le Figaro esisterebbe quindi «una piattaforma di stabilità, e un possibile percorso per l’adozione di un bilancio entro il 31 dicembre».
Altre 48 ore per il nuovo Primo ministro
Lecornu, che detiene ora il non invidiabile record per il più breve mandato da Primo ministro (27 giorni), ha dichiarato ieri in un’intervista rilasciata al canale France 2 che la «maggioranza assoluta dell’Assemblea Nazionale» è contraria al suo scioglimento e alla conseguente convocazione di nuove elezioni, assicurando che pertanto vi sono le condizioni affinché il presidente Macron nomini un nuovo capo del governo nelle prossime 48 ore. Sarebbe a dire entro e non oltre la sera di venerdì 10 ottobre.
Secondo il premier dimissionario, infatti, vi sono «partiti politici che sono sostanzialmente pronti a concordare un bilancio comune e partiti di opposizione che vogliono anch’essi questa stabilità, ma stanno ponendo delle condizioni. Credo che una strada sia possibile». Infine, secondo Lecornu, questo «non è il momento» per la Francia di cambiare Presidente.
La legge di bilancio da approvare
Nonostante la sostanziale impasse che perdura da diversi mesi all’interno dell’Assemblea Nazionale, sembra che ora tutti i partiti centristi (inclusi quelli di centrodestra e centrosinistra) vogliano vedere approvata la legge di bilancio prima di un eventuale scioglimento dell’Assemblea, con il deficit di spesa proiettato al 5,4% (ben oltre il 3% richiesto dall’Ue).
A tal proposito, il premier uscente ha aggiunto che lunedì prossimo verrà presentata una proposta: «Tutti i partiti politici che sono venuti a trovarmi hanno detto che non dovremmo correre il rischio di non avere un bilancio entro la fine di dicembre», «ho fatto in modo che, anche se non sarà perfetto, dato che sono stato nominato di recente, una bozza di bilancio sarà presentata lunedì», avvertendo già che «ci sarà molto da discutere».
Quanto alla sospensione della riforma previdenziale, invocata dal Partito socialista (centrosinistra) per scendere a patti con i macroniani, «bisognerà trovare una strada affinché ci sia un dibattito». Infine, un appello disperato: «Le ho provate tutte, la mia missione è finita. Ma un cammino è ancora possibile».
Tutto pur di non tornare al voto
Appare chiaro che la preoccupazione principale dei partiti centristi sia di non tornare al voto anticipato. La speranza di Lecornu, e ancor più di Macron, è che la necessità di varare la legge di bilancio per il 2026 spinga tutti i partiti dell’Assemblea a cooperare, escludendo la sinistra estrema del Nouvelle Front Populaire e l’estrema destra del Rassemblement National.
Chissà, magari una volta varata la nuova legge di bilancio i partiti centristi troverebbero il modo di proseguire fino alla scadenza naturale del mandato di Macron, nel 2027. Certamente questa è la speranza del Presidente.
Lo scioglimento dell’Assemblea e il conseguente voto anticipato garantirebbero infatti un aumento dei seggi del Rassemblement National e del Nouvelle Front Populaire, obbligando così Macron a scegliere se lavorare con l’estrema destra o l’estrema sinistra. Non solo, l’aumento del peso degli estremi andrebbe a discapito degli attuali partiti di centro (destra e sinistra), che attualmente comprendono poco più della metà dei seggi totali, da cui la “contrarietà allo scioglimento della camera”.
La Francia sta insomma vivendo un paradosso, è governata da un Presidente che, secondo gli ultimi sondaggi, ha un tasso di approvazione del 18%, mentre è inviso al 77% dei francesi. Allo stesso modo, i sondaggi per le prossime elezioni legislative danno il Rassemblement National primo partito con il 34% delle preferenze, l’alleanza di estrema sinistra del Nouvelle Front Populaire seconda con il 24%. C’è quindi una chiara crisi di rappresentanza, sia nell’esecutivo che nel legislativo. In altre parole, la Francia è prigioniera di Macron.