Francia, spunta lo studio indipendente che smentisce Bayrou: “La tassa sui grandi patrimoni non fa fuggire all’estero i ricchi”
- Postato il 2 settembre 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Uno studio del Consiglio di Analisi Economica, organismo di ricerca indipendente che realizza analisi per il governo e fa parte dell’ufficio del primo ministro, smentisce l’allarme di François Bayrou sul rischio di fuga all’estero dei contribuenti più ricchi nel caso venisse approvata la cosiddetta tassa Zucman fatta propria dai socialisti. Domenica, nella sua intervista tv, il premier su cui pende la spada di Damocle della sfiducia ha bocciato la proposta – un’imposta minima del 2% sul patrimonio delle famiglie con un patrimonio superiore a 100 milioni di euro – agitando lo spauracchio dell'”esodo“. Ma il team di sei economisti che ha esaminato la questione, utilizzando dati inediti, è arrivato alla conclusione opposta. Ovvero, come riferisce Les Echos, che “la tassazione del capitale ha in realtà un impatto limitato sui trasferimenti all’estero dei più ricchi e un effetto limitato sull’economia nazionale”.
La ricerca, intitolata Tassazione del capitale: quali sono gli effetti dell’esilio fiscale sull’economia? e presentata martedì. parte dal presupposto che gli individui con un patrimonio netto elevato lasciano la Francia di rado. “Solo lo 0,2% dell’1% più ricco della popolazione francese emigra ogni anno”, osservano i firmatari dello studio Laurent Bach, Antoine Bozio, Nicolas Grimprel, Arthur Guillouzic, Camille Landais e Clément Malgouyres, contro una media che per l’intera popolazione è dello 0,38%. Il passo successivo consiste nell’analizzare l’effetto di due importanti riforme fiscali del passato: l’aumento delle imposte sui capitali nel 2013 e la successiva riduzione nel 2017-2018, quando è stata eliminata la cosiddetta Imposta sulla fortuna che colpiva con aliquote crescenti i contribuenti con patrimonio netto tassabile superiore a 1,3 milioni. Un impatto sugli espatri è stato estremamente modesto: “L’aumento della tassazione sul capitale nel 2013 ha portato a un aumento del flusso di partenze, al netto dei rientri, compreso tra 0,04 e 0,09 punti percentuali, mentre la riduzione della tassazione nel 2017-2018 è associata a una diminuzione delle partenze nette di circa 0,01-0,06 punti percentuali“, calcolano gli economisti.
La conclusione è netta: la tassazione del capitale ha un effetto “molto limitato” sulla decisione di espatriare. Un aumento di 1 punto nella tassazione del capitale si traduce nel lungo termine in maggiori trasferimenti all’estero compresi tra lo 0,02 e lo 0,23%. Altrettanto ridotte, di conseguenza, le conseguenze sull’economia nazionale. Vero è che “le famiglie ad alto reddito svolgono un ruolo nell’economia che va oltre il loro peso demografico, poiché detengono una quota significativa del patrimonio professionale”. E molte di loro sono azioniste di società, il che in caso di espatrio potrebbe comportare conseguenze negative per quelle attività. Ma le fughe oltreconfine sarebbero talmente poche che “gli effetti aggregati sull’attività economica a lungo termine restano bassi: l’esilio fiscale porterebbe al massimo a un calo dello 0,03% del fatturato, dello 0,05% del valore aggiunto totale dell’economia francese e dello 0,04% dell’occupazione totale”.
La vera sfida, secondo gli economisti, non è rappresentata dal rischio di esilio fiscale, ma dal fatto che i super ricchi potrebbero adottare strategie di ottimizzazione del loro patrimonio per eludere l’imposta. Uno studio scandinavo citato nel rapporto calcola che per ogni euro di tassa aggiuntiva, solo una piccola parte (circa 26 centesimi) venga effettivamente incassata dallo Stato, mentre il resto va perso a causa di queste manovre. L’economista Gabriel Zucman, promotore dell’imposta minima sui grandi patrimoni, ha però più volte argomentato che se ci fosse la volontà politica l’elusione potrebbe essere arginata: cruciale da questo punto di vista la creazione di un registro patrimoniale globale e il rafforzamento dello scambio automatico di informazioni tra amministrazioni fiscali per rendere più complicato nascondere asset tassabili.
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