Freedom Flotilla, Landini: “Chi commette reato è Israele. Governo Meloni si rende politicamente complice”
- Postato il 8 ottobre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Siano subito rilasciati tutti i prigionieri, italiani compresi, della prima Global Sumud Flotilla e quelli che sono stati fermati nelle ultime ore. Devono essere difesi e tutelati dal nostro governo, perché non hanno fatto nulla. Chi commette reato è Israele, quando in acque internazionali impedisce e blocca gente pacifista, democratica e non violenta che vuole solo portare aiuti”. Così il segretario generale Cgil, Maurizio Landini, replicando al Fattoquotidiano.it, in merito al nuovo fermo da parte dell’esercito israeliano delle nove barche della Freedom Flotilla, abbordate e attaccate a 120 miglia da Gaza, con a bordo nove medici e infermieri italiani.
“Visto che questo è il governo che si dice ‘dei patrioti’, deve difendere i patrioti, gli italiani che hanno applicato i principi della nostra Costituzione”, ha continuato Landini, nel corso di una conferenza presso la sede della Cgil nazionale, a Roma, due giorni prima dell’incontro a Palazzo Chigi sulla legge di Bilancio in via di approvazione. E ancora: “Il governo italiano deve prendere quei provvedimenti che non sta ancora prendendo per fermare i rapporti con Israele, sia militari che commerciali. Chi si macchia di genocidio deve essere sanzionato. Lo abbiamo giustamente fatto con Putin, non si capisce perché non viene fatto con Netanyahu. È indubbio che il governo italiano, che non riconosce lo Stato di Palestina, non interrompe i rapporti con Tel Aviv e che non chiede che si fermi il genocidio, si rende indirettamente complice di un governo che compie un atto mai visto prima di genocidio del popolo palestinese”. E ancora, sottolinea il segretario Cgil: “Dal punto di vista politico le responsabilità dell’esecutivo italiano ci sono tutte. Quando dico che lo vedo un po’ ‘ossessionato‘, è perché dovrebbe avere umiltà. Non è che tutto il movimento che si è creato è stato perché qualcuno ce l’ha con il governo italiano. È un processo generale, quindi dovrebbe avere il senso del limite. Se l’esecutivo vuole prendere le distanze da un genocidio deve fare cose diverse rispetto a quelle che sta facendo”.
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