Fu davvero una sola specie a lasciare l’Africa?

  • Postato il 27 dicembre 2025
  • Di Focus.it
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Secondo la versione più diffusa, la prima migrazione umana fuori dal continente africano, avvenuta circa 1,8 milioni di anni fa, sarebbe stata opera di una sola specie: Homo erectus. Negli ultimi anni, però, questa ricostruzione lineare ha iniziato a mostrare crepe sempre più evidenti. Un nuovo studio pubblicato su PLOS One rilancia il dibattito e propone uno scenario più complesso, in cui più specie umane avrebbero lasciato l'Africa quasi contemporaneamente.. I fossili di Dmanisi. Al centro della discussione ci sono i fossili di Dmanisi, in Georgia: cinque crani scoperti tra il 1999 e il 2005 e attribuiti ad alcuni dei più antichi ominini mai rinvenuti fuori dall'Africa. Dmanisi è uno dei siti paleoantropologici più importanti al mondo: qui sono stati trovati resti di ominini di 1,8 milioni di anni fa, i più antichi mai scoperti fuori dall'Africa. I fossili (cinque crani e numerosi resti scheletrici) mostrano grande variabilità, suggerendo che più forme umane arcaiche potrebbero aver convissuto e migrato insieme, mettendo in discussione un'uscita dall'Africa lineare e attribuita a una sola specie.. Due teorie. Il problema è che questi resti, pur provenendo dallo stesso sito e dallo stesso periodo, mostrano notevoli differenze morfologiche. Alcuni crani sono più grandi, altri più piccoli; uno in particolare, il cosiddetto Cranio 5, combina una scatola cranica insolitamente ridotta con un volto massiccio e sporgente. Queste discrepanze hanno alimentato due interpretazioni opposte: da un lato chi le spiega come normali variazioni tra individui maschi e femmine della stessa specie; dall'altro chi ritiene che riflettano la presenza di specie diverse che convivevano nello stesso ambiente.. Perché studiare i denti? Per fare chiarezza, un team guidato da Victor Nery dell'Università di San Paolo ha scelto di guardare oltre i crani, concentrandosi sui denti di tre esemplari di Dmanisi. La scelta non è casuale: le ossa del cranio possono deformarsi o frammentarsi nel tempo, mentre i denti — grazie allo smalto, il tessuto biologico più duro prodotto dal corpo umano — conservano meglio la loro forma originale. Gli studiosi hanno analizzato la superficie della corona dei denti posteriori, cioè premolari e molari, confrontandola con un ampio campione di riferimento composto da 122 fossili appartenenti ad Australopithecus e a diverse specie del genere Homo. In totale sono stati esaminati 583 denti, utilizzando metodi statistici avanzati per costruire una sorta di "mappa biologica" delle relazioni tra questi ominini.. Due gruppi distinti. Il risultato non supporta l'idea di un unico gruppo omogeneo. L'analisi mostra che il Cranio 5 si colloca più vicino agli australopitechi, ominini più primitivi e con tratti ancora marcatamente simili a quelli delle scimmie. Gli altri due esemplari, invece, risultano più affini agli esseri umani del genere Homo. Sulla base di questi dati, gli autori propongono di distinguere due specie: Homo georgicus per il Cranio 5 e Homo caucasi per il gruppo con caratteristiche più "umane".. Non solo differenze di sesso. Per escludere che le variazioni osservate fossero semplicemente il risultato del dimorfismo sessuale, i ricercatori hanno confrontato i fossili di Dmanisi con quelli delle grandi scimmie attuali. In specie come i gorilla, maschi e femmine possono differire molto in dimensioni, ma condividono una struttura dentale di base simile. Nel caso di Dmanisi, però, le differenze nella dentatura risultano troppo marcate per essere spiegate solo dal sesso degli individui. Come scrivono gli autori nello studio: «L'analisi dell'area della corona dentale postcanina dei fossili di ominidi di Dmanisi supporta l'ipotesi di specie distinte che coesistevano temporalmente nel sito (Homo caucasi e Homo georgicus). Questa possibilità mette in discussione il modello tradizionale della migrazione di Homo erectus dall'Africa».. Una migrazione più complessa del previsto. Se confermata, questa interpretazione suggerisce che la prima espansione umana fuori dall'Africa non sia stata un evento unico e lineare, ma un processo più articolato, con più specie che si muovevano e forse interagivano tra loro. Tuttavia, gli stessi ricercatori invitano alla cautela: saranno necessari nuovi ritrovamenti e ulteriori analisi per raggiungere un consenso definitivo. Quel che è certo è che Dmanisi continua a rappresentare uno dei siti chiave per riscrivere i primi capitoli della storia umana, mostrando che le nostre origini sono probabilmente molto più ramificate di quanto si pensasse fino a pochi anni fa..
Autore
Focus.it

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