Funivia del Faito, la moglie del macchinista: “Non può essere una fatalità, queste morti meritano risposte”
- Postato il 26 aprile 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Un mese fa Carmine Parlato, il macchinista Eav ucciso dal crollo della funivia del Faito di Castellammare di Stabia, consegnò alla moglie una lettera per il 25° anniversario del loro matrimonio. “Mi auguro di vivere fino al prossimo 25° anniversario e vedere ancora tante belle cose, vivere ancora tante emozioni insieme, ridere, crescere e vedere realizzato il sogno di nostro figlio, per il suo futuro e per il nostro contributo alla vita che avremo dato”, scrisse tra l’altro Parlato, ignaro che il destino gli aveva riservato altro.
La vedova, la signora Elvira, ha letto il biglietto con la voce rotta dall’emozione e dal dolore. È uno dei passaggi più toccanti dei funerali, celebrati sabato nel primo pomeriggio dal Vescovo di Castellammare e Sorrento Francesco Alfano, in una città stretta a lutto tra bandiere a mezz’asta e serrande abbassate. Ma c’è un altro momento della cerimonia in cui i 300 fedeli assiepati tra i banchi hanno un sussulto. È quando la signora Parlato dice con chiarezza che la morte del suo Carmine non è stata una fatalità. “Non possiamo accettare che sia stata una fatalità. Chi con negligenza e leggerezza ha messo a repentaglio vite umane ne risponda. Mi rivolgo ai colleghi di Carmine – ha aggiunto – mi rivolgo a chi doveva difendere i dipendenti e viaggiatori, di assumersi le proprie responsabilità, con onestà. Soprattutto per il prima. Quello che è successo non è conseguenza di quel momento. Carmine, sarò la tua voce, è una promessa che ti faccio e che manterrò fino alla fine dei miei giorni”.
Parole potentissime, che non possono restare inascoltate da chi a vario titolo sta lavorando alla ricerca della verità. Quella che chiedono gli amici e i colleghi di lavoro di Parlato, venuti in Chiesa con la divisa aziendale. Qualcuno piangeva e ricordava i pranzi e le risate insieme. Il macchinista è morto assieme a tre turisti, mentre un quarto è ancora ricoverato in ospedale in gravi condizioni, anche se in miglioramento. E sono quattro gli iscritti nel registro degli indagati.
Il rito religioso si è svolto nella Concattedrale di Castellammare di Stabia, affollata fino all’esterno, con la presenza di istituzioni e cittadini e tantissimi dipendenti dell’Ente Autonomo Volturno (Eav), compreso il presidente Umberto De Gregorio, che da anni guida la società che gestisce il servizio di trasporto della funivia ora sotto sequestro nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura di Torre Annunziata guidata da Nunzio Fragliasso. C’erano tra gli altri il sindaco Luigi Vicinanza, il sindaco di Vico Equense Giuseppe Aiello (Parlato era originario di qui), l’eurodeputato e consigliere comunale Pd di Castellammare Sandro Ruotolo, il deputato dem Marco Sarracino, il prefetto di Napoli Michele Di Bari, il sindaco di Meta Giuseppe Tito in rappresentanza della Città Metropolitana di Napoli. Durante l’omelia, l’arcivescovo Francesco Alfano aveva esortato, ricordando le parole di Papa Francesco, a “non farsi rubare la speranza”. “La morte provoca sempre una devastazione e non ci si riesce a riprendere – ha detto il presule – la paura, l’incertezza, la rabbia, arrivano ed esplodono, sono emozioni di cui non possiamo fare a meno… La morte infrange i nostri progetti – ha aggiunto – il lutto non è una dimensione solo personale, chiama in causa la comunità tutta”.
Ma al termine della celebrazione è stata la moglie dell’operatore a prendersi la scena. Prima leggendo l’ultimo affettuoso messaggio del marito. E poi lanciando le sue accuse. “A noi tocca sopravvivere a questo dolore immane, oggi, domani e per tutti i giorni della nostra vita – ha detto la signora Elvira – La morte di Carmine e delle altre vittime, e un sincero e doveroso pensiero va anche a loro che in quel momento erano la sua famiglia, merita risposte”. Silenzio in Chiesa. “Queste vite spezzate, chi stava portando il pane a casa e chi in un momento piacevole, lontano dal proprio Paese visitando un vanto della nostra città, non devono rappresentare un clamoroso fatto di cronaca, che dopo qualche tempo finirà nel dimenticatoio, bensì sia un punto di svolta tra passato e futuro”. “Noi dobbiamo affidarci con fiducia agli organi inquirenti che stanno agendo in maniera encomiabile e rapida. E noi tutti attendiamo la verità – ha commentato il prefetto di Napoli, Michele di Bari alla fine della cerimonia – questo è però il momento “di essere accanto alla famiglia”, di dare la solidarietà “alla moglie e al figlio” della vittima.
In una nota Ruotolo e Sarracino sottolineano che “le parole della moglie di Carmine, Elvira, ci chiamano a una responsabilità ancora più grande, perché non si può morire per lavoro. Quattro vite spezzate gridano una verità che non possiamo più ignorare: in Italia la sicurezza sul lavoro è ancora considerata un costo, mai un investimento”. “Oggi – prosegue la nota – rilanciamo una battaglia che non può più attendere: serve introdurre il reato di omicidio sul lavoro. Serve potenziare drasticamente il numero degli ispettori del lavoro, perché senza controlli non esiste sicurezza. Sosteniamo la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, che farà di tutto per scoprire la verità, per capire cosa non ha funzionato e di chi sono le eventuali responsabilità. Perché si è rotto il cavo trainante? Perché non ha funzionato a monte il freno d’emergenza e a valle sì? Sono alcuni degli interrogativi a cui dare una risposta. Chiediamo perciò che venga fatta piena luce su quanto accaduto alla funivia del Faito, senza sconti, senza zone d’ombra”.
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