“Fuori il sionismo dalla cultura”: il blitz del collettivo Galassia in Triennale a Milano
- Postato il 11 luglio 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Lo scorso 8 luglio, il collettivo antisionista Galassia, composto da lavoratori e lavoratrici dell’arte e della cultura, ha organizzato un’azione di protesta alla Triennale di Milano contro la 24esima esposizione internazionale Inequalities. Al centro della protesta, l’installazione 471 Days, che secondo gli attivisti minimizza e falsifica il massacro in corso a Gaza, rappresentandolo come una generica “catastrofe umanitaria” e omettendo qualsiasi riferimento esplicito alla responsabilità di Israele. Durante l’azione, che ha coinvolto circa 50 persone, sono stati esposti striscioni ed è stato letto un comunicato. Secondo quanto riferito dal collettivo, alcuni visitatori e membri dello staff hanno espresso il proprio sostegno, unendosi ai cori a favore della Palestina.
L’opera contestata, realizzata da Filippo Teoldi, è composta da strisce di tessuto rosso che rappresentano il numero di morti per ciascun giorno tra il 7 ottobre 2023 e il 19 gennaio 2025. Secondo gli attivisti, la narrazione equipara vittime e carnefici, omettendo termini come “apartheid”, “genocidio”, “colonizzazione” o “crimini di guerra”. “Il mancato coinvolgimento di voci palestinesi”, si legge nel comunicato, “e l’assenza di qualsiasi riferimento al pluridecennale processo di colonizzazione israeliana della Palestina costituiscono una gravissima banalizzazione del più atroce dei crimini contro l’umanità”.
La protesta non ha riguardato solo i contenuti artistici, ma anche i partner economici che sostengono la mostra e che sono accusati di relazioni dirette con Israele. Infine, Galassia ha contestato anche la figura di Stefano Boeri, direttore della Triennale, commissario generale di Inequalities e indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla Biblioteca europea di formazione e cultura (Beic). Un “paradosso”, secondo i manifestanti. “La mostra costituisce una superficiale appropriazione e una strumentalizzazione mediatica di temi estremamente sensibili”, chiude il manifesto di Galassia. “Le stesse diseguaglianze poste al centro della mostra sono generate dagli interessi delle aziende che la sponsorizzano. Anche l’apparente imparzialità di 471 Days alimenta disuguaglianze, riproducendo una narrazione neocoloniale impregnata di islamofobia, razzismo e doppi standard”.
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