Galateo 3.0: Elisa Motterle, l’esperta che ha svecchiato le buone maniere e le ha portate sui social
- Postato il 21 settembre 2025
- Di Panorama
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Si può essere arrestati per troppa educazione? Ai tempi della Rivoluzione Francese, sì: nel 1792 i rivoluzionari arrestarono un cameriere del Cafè Procope, che aveva inavvertitamente utilizzato il “Voi” con alcuni clienti dello storico locale parigino, quando quest’accezione era stata severamente vietata per eliminare le disuguaglianze sociali. Questa è una delle storie raccontate nel profilo di Elisa Motterle, definita “il volto del galateo del terzo millennio”.
Elisa Motterle non è solo una squisita esperta di bon ton e l’unica “etiquette trainer” italiana certificata, è la prima content creator italiana di galateo, la prima che ha saputo leggere un’inesplorata nicchia di mercato, che sta guadagnando sempre più spazio. Innegabilmente elegante, “erre alla francese” e culturalmentesnob, come lei stessa si definisce, bastano pochissimi minuti di chiacchierata per scoprire che si è davanti a una donna dotata di un’ironiaacuta e una schiettezza rara nell’epoca del politicamente corretto.
Tre libri in attivo più uno in cantiere e una società fondata qualche anno fa, la sua “missione”, oltre a quella di divulgare le buone maniere, è principalmente quella di svecchiare il galateo, regalandogli un piglio contemporaneo.
Elisa, come definiresti il galateo?
“Il galateo è un po’ vittima di se stesso e anche di alcuni format televisivi che lo spettacolarizzano;il galateo, oggi, non è pretendere che chi ti invitia cena sappia dove mettere la forchetta per le ostriche (oltre ovviamente a possederne una), ma sapersi comportare in ogni occasione. Essere educati non è necessariamente sinonimo di formalità. Certo, se sono invitata al banchetto di Re Carlo d’Inghilterra dovrò attenermi al contesto formale, ma se sono alla sagra della porchetta di Ariccia e pretendo di mangiare con forchetta e coltello, quella fuori luogo sono io. Il galateo è uno strumento che abbiamo, e sta a noi farne buon uso senza farlo diventare una gabbia che ci fa irrigidisce, mostrandoci antipatici. Perché poi, a una cena tra amici, per esempio, è molto più importante il piacere dello stare insieme.”
Il galateo è sempre stato una tua passione: a dieci anni hai chiesto di entrare in collegio, dolendoti addirittura in seguito che non fosse sufficientemente severo.
“L’etiquette è una mia passione da una vita, insieme a molte altre che coltivo. Ho frequentato l’Educandato della Santissima Annunziata presso la villa di Poggio Imperiale a Firenze.
Su suggerimento di un’amica nel 2014 ho cominciato a tenere dei corsi di galateo, un po’ da autodidatta. per accrescere la mia professionalità ho frequentato prima i corsi dell’ANCEP – Associazione Nazionale Cerimonialisti Enti Pubblici, per poi studiare nel 2019 all’International Protocol and Etiquette Academy di Londra, prendendo anche il diploma di maggiordomo. Mi sono infine perfezionata nell’ultima Finshing School rimasta in Svizzera.
Una formazione eccellente. Le tue idee iniziale, però, prevedevano altri piani
“Mi sono laureata molto presto in Storia dell’Arte, più precisamente in iconologia e iconografia perché i codici e i suoi linguaggi mi hanno sempre affascinata. Inizialmente avevo altri piani di vita, mi immaginavo in una casa d’aste, perché adoro quel mondo. Nel frattempo, però, mi sono ritrovata nella galassia Vogue. Mi sono poi trasferita a Bologna per seguire l’appena nata “Yoox”, dove ho avuto la grande fortuna di lavorare spalla a spalla con Federico Marchetti: esperienza bellissima, e altrettanto piena e intensa, dove gestivo l’acquisto del settore vintage, partecipando alle aste di tutto il mondo, tornando in qualche modo al mio vecchio e primo amore. Successivamente ho lavorato da Armani per poi passare in Kering, ma l’esperienza in queste grandi aziende non mi soddisfaceva. Si svolgeva tutto in maniera verticale, quando io ambivo a analizzare in maniera orizzontale, vedendo il processo a 360 gradi. Ho così deciso che era arrivato per me il momento di investire in qualcosa di mio: esaminando il mercato ho osservato una nicchia totalmente scoperta e pronta a essere “espugnata”.
Così è iniziata l’esperienza social
“Sono sempre stata molto sensibile ai temi della tecnologia, grazie anche a un caro amico che lavora alla Silicon Valley: ho aperto Facebook il primo giorno che è arrivato in Italia, così come ho creato un profilo Instagram il giorno stesso in cui è sbarcato nel nostro Paese, anche se all’inizio lo si usava solamente per condividere fotografie. Nel 2019 quando sono andata a Londra a frequentare l’International Protocol and Etiquette Academy di Londra, ho iniziato a comunicare tematiche di galateo su Instagram. Sia in Inghilterra che negli Stati Uniti era un settore in crescita e ho pensato che se non avessi sfruttato io questa occasione, presto l’avrebbe fatto qualcun altro. Sono fiera di essere stata la prima a portare sui social questo argomento.”
Qual è il posto in cui oggi noti maggior mancanza di galateo, mancanza che sconfina nella maleducazione?
“Mi verrebbe da dire negli spazi pubblici: viviamo in una società che, per motivi molto ampi, storici, culturali ed economici, ci porta a una dimensione di individualismo. Siamo diventati talmente individualisti che non esiste più la concezione di spazio pubblico, e lo si vede per esempio con le persone su treni e tram che ascoltano video senza auricolari, o che appoggiano i piedi sui sedili. L’altro giorno c’era una persona che si tagliava le unghie sull’autobus! L’imbarbarimento porta altro imbarbarimento: filosoficamente, è la degna conclusione del fatto che la troppa liberà, sfocia nell’anarchia. Come diceva Hobbs: “homo homini lupus”: se non ci sono regole che tutelano tutti, il più grosso mangia il più debole!”
Il galateo affrontato con un piglio moderno, oggi non può esimersi dall’osservare la maleducazione che spopola sui social
“Sarebbe curioso istituire un comandamento importante sui social: non commentare! Ammetto che i social media mi hanno aperto una finestra sul mondo, perché esistono dei baratri che io non sospettavo; prima di usare Instagram per lavoro, per fare divulgazione, non avevo mai percepito a quanta bassezza potessero arrivare i commenti. Oggi, chiunque abbia un’opinione, si sente in diritto di esprimerla, anche con linguaggi non adatti. Tutti abbiamo il diritto di avere delle opinioni, bisognerebbe però imparare a fareautoanalisi, chiedendosi soprattutto se la propria opinione possa aggiungere valore a qualcosa o a qualcuno!”
Elisa, tu sei anche fondatrice dell’Italian Etiquette Society, ci spieghi cos’è?
“È una boutique agency dedicata alla formazione e alla divulgazione sui temi dell’etiquette, dei soft skills e del savoir faire, rileggendo il galateo in chiave contemporanea, dimenticando atteggiamenti snob e rigidità del passato. Un corso che mi chiedono spesso le aziende è quello relativo al “dress code”. Siamo in un epoca in cui ognuno deve essere libero di esprimersi, ma devi saperti adattare al contesto in cui lavori, ci sono competenze e nozioni che il mondo ti chiede.”
Cos’è per te l’eleganza?
“Il galateo non è il codice civile, ha diverse fonti e diverse sfumature di interpretazione personale. Ci sono delle regole tradizionali, ma preferisco sempre non parlare di “giusto” o “sbagliato”. Ci sono delle tradizioni che oggi risultano anacronistiche, per esempio l’abbinamento scarpe-borsa; è ovvio che devono parlarsi in qualche modo, ma le regole devono essere utili a noi, non siamo noi che dobbiamo vivere al servizio delle regole del galateo. Svecchio il galateo classico e formale, perché eleganza significa sapersi relazionare in ogni occasione, da quelle formali, a quelle decisamente più casual.”
E come Elisa ha riportato in diverse occasioni: “essere eleganti è come essere re, chi deve dirlo ad alta voce, forse non lo è veramente!”