Gallinari ripensa alla sua ultima estate azzurra: "Pozzecco ha avuto dubbi su di me, ero scombussolato"
- Postato il 8 ottobre 2025
- Di Virgilio.it
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La seconda vita di Danilo Gallinari potrebbe ancora dover attendere. Perché sembrava tutto apparecchiato per svestire i panni del giocatore e intraprendere il nuovo percorso da dirigente (ha studiato per quello negli anni passati in America), ma a quanto pare la voglia di sentirsi ancora parte di qualcosa che abbia a che fare con scarpe allacciate e palla in mano sembrerebbe aver preso il sopravvento. Anche se adesso i pensieri sono altri, tra la convalescenza della moglie Eleonora (morsa da uno squalo un paio di mesi fa) e l’arrivo del terzo figlio, previsto per novembre.
- La mancanza di fiducia: "Non l'ho vissuta per niente bene"
- Il ritorno a casa, la guarigione di Eleonora e il terzo figlio
- Gallo e la nazionale, un amore che non ha prodotto vittorie
La mancanza di fiducia: “Non l’ho vissuta per niente bene”
Il Gallo, in un’intervista al Corriere della Sera, ha provato a tracciare un bilancio dell’estate appena andata agli archivi. Che l’ha visto prima conquistare un titolo da protagonista a Porto Rico, poi ricoprire un ruolo un po’ più nell’ombra nell’ultima nazionale di Pozzecco, che è stata anche l’ultima nazionale della sua carriera. Con un retroscena che a distanza di tempo svela un po’ di inquietudine vissuta prima dell’annuncio ufficiale della chiamata del Poz.
“C’è stato un momento nel quale non sapevo se avrei fatto parte della squadra. L’ho vissuta male: non pensavo che ci fossero dubbi su di me. Ero scombussolato, non mi era mai capitata una cosa del genere. Se c’è stato il rischio di rottura con Pozzecco? La situazione è stata delicata fino alla telefonata in cui mi ha detto che sarei stato uno dei 12 per l’Europeo. È stato onesto nello spiegarmi che cosa volesse, ho appianato tutto, accettando il ruolo proposto: preferisco che le cose mi siano dette in faccia”.
Un ruolo, come ha dimostrato poi il campo, sostanzialmente “in appoggio” ai compagni: solo nell’ultima sfida contro la Slovenia s’è visto un minutaggio di Danilo consono a quello che è stato il suo valore (in fondo era l’ultima partita in azzurro), perché prima praticamente l’impiego è stato assai limitato.
Il ritorno a casa, la guarigione di Eleonora e il terzo figlio
Nel futuro di Gallinari potrebbe non esserci più posto in NBA, come lui stesso ha ammesso. “Difficile che possa rientrare. C’ho sperato lo scorso anno, poi però è arrivata la proposta di andare a Porto Rico e sono stato felice di aver avuto l’opportunità di fare questa esperienza. Tornare in Europa al momento non è una via praticabile, ma se dovesse svilupparsi in fretta il progetto NBA Europe, allora magari le porte potrebbero riaprirsi più rapidamente”.
Un progetto del quale si sente parlare sempre con più insistenza, e dove Danilo potrebbe entrare anche come manager. “Vediamo, le cose evolvono sempre in fretta. Per ora penso alla mia famiglia: sono tornato a casa, a Miami, e per fortuna Eleonora sta bene dopo tutto quello che ha passato. A novembre allargheremo la famiglia, e quindi di cose da fare direi che ne avrò fin troppe nei prossimi mesi”. Porte chiuse, insomma, a un nostalgico ritorno all’Olimpia, come peraltro già evidenziato prima di EuroBasket.
Gallo e la nazionale, un amore che non ha prodotto vittorie
Gallinari nell’intervista ha ripercorso anche un po’ la sua storia in azzurro, che non ha mai avuto un vero lieto fine, ma che è stata consegnata ai posteri come un’avventura che prometteva tanto, ma che ha offerto in cambio meno del previsto. “Se ripenso anche all’ultima estate, dico che ci sono stati diversi aspetti positivi, ma non nascondo di aver immaginato che potessimo andare più avanti. C’abbiamo provato, ma non ci siamo riusciti ed è stato un vero peccato”, pensando poi anche al fatto che l’Italia si era classificata per seconda dietro la Grecia in un girone di ferro (dove a essere eliminata è stata la Spagna, campione in carica).
“Al netto di tutto, sono ugualmente contento: è stato un mese intenso, spensierato, in un gruppo nel quale si stava bene. Certo, a posteriori so che la “nostra” generazione, quella mia, di Belinelli e Bargnani e via dicendo, verrà roco0rdata come la generazione degli “zeru titoli”. A chi me lo fa notare rispondo così: quante estati siamo riusciti a giocare tutti e tre assieme, in 13 anni? A me risulta due. E se aggiungiamo compagni quali Melli, Datome e Hackett, la risposta è zero. Non si crea un gruppo vincente senza la continuità. Il rimpianto vero è l’Europeo del 2015 a Lille: lì davvero il podio era possibile”.