Garlasco, cosa (non) è emerso dall’incidente probatorio: le analisi della spazzatura sono un flop
- Postato il 20 giugno 2025
- Di Panorama
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Diciotto anni dopo, la villetta di via Pascoli continua a parlare. Ma, almeno per ora, non dice nulla di nuovo. Né il sangue, né le impronte, né i rifiuti raccolti otto mesi dopo l’omicidio di Chiara Poggi sembrano offrire elementi risolutivi. Eppure, la nuova inchiesta avviata dal gip di Pavia Daniela Garlaschelli non si ferma: ogni minimo frammento di Dna potrebbe ancora cambiare il volto di uno dei casi più controversi della cronaca giudiziaria italiana.
Un blackout rallenta l’incidente probatorio
Il blackout che ha colpito la zona della Questura di Milano ha rallentato, ma non fermato, il lavoro dei periti incaricati dal gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, nell’ambito della nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007. La genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani stavano procedendo alle analisi quando l’interruzione di corrente ha costretto a sospendere l’esame sugli ultimi quattro dei 34 adesivi dattiloscopici utilizzati per repertare le impronte nella villetta di via Pascoli.
A raccontare quanto accaduto sono stati l’avvocato Angela Taccia, legale di Andrea Sempio — unico indagato nell’inchiesta bis — e Marzio Capra, ex ufficiale del Ris e consulente della famiglia Poggi. “Purtroppo c’è stato un blackout, quindi gli ultimi campioni non abbiamo potuto analizzarli perché era a rischio proseguire in questa attività. Tant’è che il verbale è stato fatto manualmente”, ha spiegato Capra, sottolineando come su nessuno degli adesivi finora analizzati sia stata riscontrata la presenza di sangue: “Gli Obt sono tutti negativi”.
Una conferma, secondo Giada Bocellari, avvocato di Alberto Stasi — condannato in via definitiva per l’omicidio — che ha dichiarato: “Era ovvio. Si vedeva già dalle foto. L’unico dubbio per me è sull’impronta 10, sulle altre impronte non credo che qualcuno avesse dubbi. L’incidente probatorio su questo punto è specifico per la caratterizzazione genetica, non per la ricerca di sangue”.
I lavori riprenderanno il 4 luglio, come stabilito dal calendario degli accertamenti. Intanto, giovedì si sono concluse anche le campionature dei rifiuti e di altri reperti recuperati all’interno della villetta otto mesi dopo il delitto.
Cosa (non) è emerso dalle analisi della spazzatura
Nonostante i 18 anni trascorsi dal delitto, i rifiuti sequestrati all’epoca conservano ancora materiale biologico utile per le analisi. Gli esiti preliminari confermano che i reperti erano in buone condizioni di conservazione, consentendo così di prelevare campioni che ora saranno esaminati nei laboratori della Polizia Scientifica. Ma quanto queste nuove analisi potranno realmente contribuire a riscrivere la verità processuale rimane un’incognita.
Durante la lunga giornata di incidente probatorio, durata oltre dieci ore, è emersa anche una questione giuridica sollevata dalla difesa di Sempio. L’avvocato Angela Taccia ha contestato la validità dell’acquisizione dei rifiuti, sostenendo che mancherebbe un verbale di sequestro successivo al dissequestro della villetta. Dopo il delitto, infatti, l’intera abitazione fu sequestrata e, solo otto mesi dopo, i rifiuti furono trasferiti presso la Medicina Legale di Pavia, apparentemente senza un nuovo provvedimento formale. Il gip si è riservato di decidere sulla questione, ma ha comunque autorizzato la prosecuzione delle attività tecniche.
Tra i rifiuti esaminati: un piattino, due vasetti di Fruttolo e la plastica della confezione, un brick di Estathé con cannuccia, incarti di biscotti e un sacchetto con cereali. Nessuna impronta è stata rilevata su questi reperti, in un accertamento che si è aggiunto a quello principale volto alla ricerca di tracce genetiche. Alcuni consulenti di parte avevano ipotizzato che i materiali fossero ormai inutilizzabili a causa di contaminazioni o degrado; eppure, i campioni biologici sono stati comunque individuati.
A confermare la buona conservazione è il generale Luciano Garofano, perito della difesa di Sempio: «Erano in buone condizioni di conservazione. Non erano marci, era tutto secco — afferma — e si è provveduto alla tamponatura». Più cauto il legale della famiglia Poggi, Gianluigi Tizzoni: «Sono reperti che hanno 18 anni e daranno le risposte che possono dare».
I campioni raccolti saranno ora analizzati e confrontati con i profili genetici già noti: quelli della vittima Chiara Poggi, di Alberto Stasi, di Andrea Sempio e di altri soggetti che gravitano attorno al caso. I primi risultati sono attesi entro una settimana, quando saranno trasmessi ai periti nominati dal gip e messi a disposizione delle parti per il confronto durante la prossima udienza dell’incidente probatorio.
I dubbi sulla traccia 10
Oltre ai tamponi eseguiti sulla spazzatura, la Scientifica sta esaminando anche il materiale biologico prelevato dagli acetati contenenti le 34 impronte repertate sulla scena del crimine: 17 esaminate martedì, 13 nella giornata di ieri. Il blackout ha impedito di completare l’analisi sugli ultimi quattro acetati. Nessuna traccia di sangue è stata rinvenuta finora. Tuttavia, su un’impronta in particolare — la cosiddetta «papillare 10», rilevata sulla porta interna della villetta — permane un margine di incertezza. “Mentre su tutte le impronte si vede che non c’è sangue, sulla 10 ci sono dubbi — spiega l’avvocata di Stasi, Giada Bocellari —. Abbiamo quindi chiesto un’analisi più approfondita per la caratterizzazione genetica”. È già stato comunque accertato che l’impronta non appartiene né a Stasi né a Sempio.
Prima di procedere con le analisi più complesse nei laboratori del Fatebenefratelli, periti, consulenti e avvocati si ritroveranno il 4 luglio per completare la raccolta dei campioni, con l’obiettivo di chiudere l’intera fase di accertamenti entro i 90 giorni stabiliti (eventualmente prorogabili) dal gip.
Tra gli esiti ancora attesi c’è quello che molti considerano il vero punto cruciale di questa nuova inchiesta: gli accertamenti sul Dna rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi. Da quel materiale sono stati estratti due profili genetici maschili: uno ritenuto sovrapponibile, secondo i periti della Procura di Pavia, a quello di Andrea Sempio; l’altro resta ancora oggi attribuito a un soggetto ignoto.