Garlasco, il giallo sull’ora del delitto e il mistero della Playstation: la nuova ricostruzione che cambia tutto
- Postato il 10 luglio 2025
- Di Panorama
- 2 Visualizzazioni


A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la domanda centrale resta ancora irrisolta: a che ora è stata uccisa? Un interrogativo tutt’altro che tecnico, perché proprio da quell’orario dipende – ancora oggi – la posizione giudiziaria di Alberto Stasi, unico condannato per il delitto.
Il nuovo numero del settimanale Giallo, in edicola dal 10 luglio, riaccende i riflettori sulla vicenda con una ricostruzione medico-legale inedita che potrebbe riaprire il caso. Il dottor Pasquale Bacco, medico legale intervistato dalla rivista, sostiene: “Chiara Poggi è morta alle 11 e a quell’ora Alberto Stasi ha un alibi”.
Chiara non può essere morta alle 9
Nel corso del tempo, l’orario del decesso di Chiara Poggi è stato oggetto di numerose perizie, spesso in contrasto tra loro. La prima autopsia, firmata dal medico legale Marco Ballardini, collocava la morte tra le 10.30 e le 12, con una probabilità più elevata attorno alle 11–11.30. Tale stima si basava su parametri tanatologici (temperatura corporea, rigidità muscolare) e su elementi ambientali presenti nella casa di Garlasco.
Negli anni successivi, però, la Procura e i consulenti della famiglia Poggi hanno spostato la finestra temporale indietro, fissandola tra le 9.12 (quando Chiara disattiva l’allarme di casa) e le 9.35, momento in cui Alberto Stasi accende il suo computer e inizia a lavorare alla tesi. È questa la versione poi accettata anche dalla Cassazione, che colloca l’aggressione in quei 24 minuti, rafforzando la tesi accusatoria.
Ma ora, la nuova perizia presentata su Giallo rimette tutto in discussione. I dati tanatologici – sostiene Bacco – non permettono di fissare la morte alle 9. Anzi, l’intervallo tra le 10.30 e le 12 risulta il più coerente con le evidenze scientifiche. Secondo il metodo di Henssge, utilizzato dai periti torinesi, la fascia oraria plausibile si estende dalle 7.00 alle 12.30, ma se la si restringe artificialmente tra le 9 e le 11, il margine di errore aumenta notevolmente. In altre parole: la scienza non offre certezze assolute, ma rende “molto improbabile” che l’omicidio sia avvenuto alle 9.
L’alibi di Stasi alle 11
Accettare l’ipotesi che Chiara sia stata uccisa attorno alle 11 cambierebbe radicalmente la prospettiva sul caso. Secondo gli atti processuali, quella mattina Alberto Stasi era a casa, davanti al computer: il PC viene acceso alle 9.35, e tra le 9.37 e le 10.17 risultano accessi a file e consultazioni online. Dopo le 10.17, nessuna attività digitale fino alle 13, quando Stasi si reca a casa di Chiara e scopre il corpo.
Anche i tabulati telefonici e le testimonianze lo collocano in casa in quella fascia oraria. Se l’aggressione fosse realmente avvenuta verso le 11, come sostiene la nuova perizia, Stasi disporrebbe di un alibi tracciabile, basato su elementi oggettivi.
Il mistero della Playstation: chi stava giocando la mattina del delitto?
Nell’ultima puntata di Chi l’ha visto?, andata in onda mercoledì 9 luglio, si è tornati a esaminare con attenzione la scena del delitto di Garlasco, all’interno della villetta di via Pascoli dove fu uccisa Chiara Poggi. Uno degli elementi più curiosi e mai del tutto chiariti riguarda la disposizione anomala di tre sedie davanti alla televisione nel soggiorno: una posizionata frontalmente allo schermo, un’altra girata lateralmente, e una terza posta poco distante.
Le immagini d’archivio scattate dopo l’omicidio mostrano lo schermo della TV acceso e fermo su quella che sembra essere la schermata di un videogioco. Ai piedi del mobile si distingue chiaramente una console PlayStation, con tanto di joypad collegato. Questo ha sollevato un interrogativo rilevante: chi stava utilizzando la console quella mattina?
La trasmissione ha raccolto l’analisi di un esperto tecnico che, dopo aver visionato con attenzione le fotografie, ha rilevato che la PlayStation risultava spenta: il LED di accensione era disattivato e il cavo del controller era arrotolato, segno che la console potrebbe non essere stata utilizzata di recente. Ma c’è di più: sullo stesso mobile, si nota anche la presenza di una seconda console, che secondo l’esperto potrebbe trattarsi di una Nintendo GameCube, i cui controller si troverebbero proprio sopra l’apparecchio. Questo apre all’ipotesi che fosse quest’ultima console a generare le immagini visibili sul televisore.
“Ci sono elementi che ci fanno pensare che sia un gioco fantasy”, ha spiegato l’esperto Carlo Chericoni, direttore di PlayStation Magazine, aggiungendo: “L’altra cosa che si nota è che sono tutte immagini diverse, quindi sicuramente il gioco non era stato messo in pausa. Potrebbe essere un filmato introduttivo – dice ancora – una sequenza di immagini che il gioco fa girare prima che il giocatore prema start”.
Le dichiarazioni di Alberto Stasi e del colonnello Cassese
Anche le parole di Alberto Stasi, messe a verbale dopo il delitto, entrano in questo contesto. Il giovane, infatti, riferì agli inquirenti: “Era una trasmissione poco nitida, non ho avvertito alcun suono provenire dal televisore che aveva evidentemente il volume basso”.
Durante la diretta è intervenuto anche il colonnello Gennaro Cassese, all’epoca comandante della compagnia dei carabinieri di Vigevano e tra i primi ad arrivare a casa Poggi dopo la chiamata di Alberto Stasi.
Cassese ha raccontato il comportamento di Stasi in quelle ore concitate: “Quando sono arrivato lui era seduto sul marciapiede, all’altezza del cancello pedonale, vicino a un carabiniere della stazione di Garlasco”. Dopo avergli chiesto cosa fosse accaduto, Stasi avrebbe espresso il desiderio di rientrare con lui nell’abitazione per mostrare il percorso compiuto e il luogo in cui aveva trovato Chiara. “Al che – racconta il colonnello – gli ho detto ‘guardi, lei resta qua fuori’, anzi ho dato anche disposizioni di trasferirlo in caserma”.
Cassese ha inoltre specificato: “La stessa richiesta l’ha fatta anche ai carabinieri di Garlasco, ma anche loro lo hanno lasciato fuori. A me non ha mai chiesto se la ragazza fosse morta o ancora viva”, aggiungendo che Stasi avrebbe dedotto la morte di Chiara solo vedendo il medico del 118, che si era sistemato sotto il portico per redigere i documenti di rito.
Tutti questi dettagli dimostrano come la scena del crimine nella casa di Chiara Poggi resti ancora oggi un elemento centrale, irrisolto e profondamente controverso all’interno del caso di Garlasco.