Garlasco, il post shock di Carlo Taormina: “Sempio sarà arrestato”. E la perizia Cattaneo può riscrivere la storia del delitto
- Postato il 26 ottobre 2025
- Di Panorama
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Non bastavano le nuove perizie, i sequestri di dispositivi e le ricostruzioni scientifiche. A riaccendere l’attenzione sul delitto di Garlasco ci ha pensato Carlo Taormina, con un post su Facebook dal tono esplosivo: «Stanno per arrestarlo».
Il riferimento è ad Andrea Sempio, l’amico del fratello di Chiara Poggi che da mesi è di nuovo al centro dell’inchiesta. Secondo Taormina, Sempio dovrebbe “andare in Procura coi suoi ottimi avvocati a rendere interrogatorio”, perché — scrive — “questi magistrati stanno dentro a tunnel per le condotte investigative patologiche che hanno compiuto e stanno compiendo, annunciando colpi di teatro in continuazione rivelatisi ogni volta delle autentiche patacche”.
Un attacco durissimo, che prosegue con una previsione quasi profetica: “Potrebbero tentare la strada dell’arresto, attesa dalla parte sanguinaria dell’opinione pubblica.”
E poi l’invito diretto a Sempio: “Dica che si è fatto un falso alibi perché non ne poteva più di stare sotto processo da innocente e non da assassino, e che per la stessa ragione avrebbe corrotto Venditti o molto più plausibilmente ha dato i soldi agli avvocati che gli hanno fatto credere che li dovevano dare a Venditti”.
Un’affermazione gravissima, che chiama in causa nomi e situazioni mai del tutto chiarite. Nel post, Taormina aggiunge un dettaglio che sembra voler riscrivere l’intera dinamica dell’omicidio: “Quella mattina stava a casa con Chiara e Stasi ha fatto irruzione perché sapeva del tradimento, e l’ha uccisa per gelosia davanti a Sempio o subito dopo che lui se ne era andato.”
Una ricostruzione che mescola suggestione e accusa, ma che — nelle parole del penalista — avrebbe il sapore di una confessione mancata: “Faccia presto, Sempio, perché altrimenti la prossima settimana non la finisce in libertà”.
La Procura di Brescia torna a scavare
Parallelamente, mentre il post di Taormina infiamma il dibattito, la Procura di Brescia continua a scavare nelle pieghe di un’inchiesta che sembra ormai più grande del delitto stesso.
Gli inquirenti hanno disposto un nuovo sequestro dei dispositivi informatici appartenenti all’ex procuratore di Pavia Mario Venditti e a due ex carabinieri, Giuseppe Spoto e Silvio Sapone, per verificare se nel 2017 l’archiviazione di Sempio sia stata pilotata.
Dopo la bocciatura del Tribunale del Riesame, che aveva annullato il primo sequestro per vizio di forma, la Procura è tornata alla carica: negli hard disk, nei telefoni e nelle chiavette, i magistrati cercano “immagini di atti del procedimento, di soldi, di incontri, di rapporti personali tra gli indagati”, ma anche “conversazioni contenenti linguaggio criptico o allusivo” e messaggi scambiati con contatti memorizzati sotto nomignoli o abbreviazioni.
Un mosaico di tracce che potrebbe ricomporre una storia più ampia: quella di un sistema di relazioni, influenze e — forse — denaro. Tutto per arrivare a una sola domanda: la prima archiviazione di Andrea Sempio fu manipolata?
Gli inquirenti vogliono capire se, prima dell’interrogatorio del 10 febbraio 2017, Sempio sapesse già le domande che gli sarebbero state rivolte. O se avesse avuto accesso, tramite canali interni, alla consulenza genetica del professor Pasquale Linarello — quella che attribuiva a lui il Dna rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi.
Un documento che, secondo la Procura, i Sempio avrebbero avuto in mano settimane prima della discovery ufficiale.
La perizia Cattaneo: un’altra verità possibile
E mentre la magistratura bresciana punta a scoperchiare il passato giudiziario di Sempio e Venditti, arriva un elemento che potrebbe cambiare tutto: la nuova perizia dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo.
La scienziata, già nota per il suo ruolo nel caso di Yara Gambirasio, avrebbe messo nero su bianco una ricostruzione che renderebbe incompatibile la presenza di Alberto Stasi sulla scena del crimine.
Secondo indiscrezioni, la perizia — accompagnata dalle analisi del Ris di Cagliari e dagli studi antropometrici su Sempio — avrebbe portato a ridefinire l’orario dell’aggressione e la sequenza delle ferite subite da Chiara Poggi. Non più un solo momento, ma più fasi distinte, che sposterebbero in avanti l’ora del delitto.
Questo significherebbe una cosa sola: l’alibi di Stasi si rafforzerebbe, e la colonna portante dell’accusa crollerebbe.
In tribunale, le sentenze definitive avevano collocato l’omicidio tra le 9.12, quando Chiara disattivò l’allarme per aprire la porta, e le 9.35, quando Stasi riaccese il computer di casa.
Se invece la ricostruzione di Cattaneo dovesse reggere, quel margine temporale non basterebbe più a inchiodarlo. E, diciotto anni dopo, il nome di Alberto Stasi tornerebbe a fluttuare in quella zona grigia tra colpevolezza e dubbio.
Diciotto anni dopo, il caso che non muore mai
Ogni volta che sembra arrivare la parola fine, Garlasco ricomincia da capo.
Tra file criptati, post social e verità scientifiche, il delitto di Chiara Poggi resta sospeso in una nebbia fitta. E la sensazione, sempre più forte, è che nessuno sappia davvero dove stia il confine tra giustizia e accanimento.
Oggi, mentre si riaprono computer e si riavvolgono cronache, una ragazza di 26 anni continua a chiedere verità.
Solo che, a Garlasco, la verità sembra sempre arrivare con un’altra bugia al seguito.