Garlasco: impronte ignote e un servizio bloccato gettano zone d’ombra sul caso di Chiara Poggi
- Postato il 26 novembre 2025
- Di Panorama
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Un DNA femminile ignoto, impronte digitali mai attribuite e un servizio televisivo bloccato. Continuano le ombre e le stranezze sulle indagini originarie sull’omicidio di Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di Garlasco, mentre Alberto Stasi sta scontando la sua condanna con la semilibertà. Le dichiarazioni di Massimo Lovati, ex avvocato dell’attuale indagato per concorso in omicidio Andrea Sempio, sulla poca genuinità dei reperti raccolti dai Ris, guidati all’epoca dal generale Garofano, sollevano interrogativi anche su quelli dimenticati per anni nei laboratori di Parma

Il DNA di una donna sconosciuta
Durante le prime indagini del 2007, la scientifica isolò un profilo genetico femminile dalla maniglia della porta a soffietto della cantina dove era stato ritrovato il corpo di Chiara Poggi, su quella della porta di ingresso e sul rubinetto del bagno. Su quest’ultimo, secondo la condanna di Stasi, erano presenti anche le tracce lasciate dal ragazzo per ripulirsi dal sangue di Chiara.
Si tratta di reperti catalogati rispettivamente con i numeri 57, 59 e 60, che non sono mai stati identificati né confrontati con le donne che frequentavano abitualmente la casa della ragazza prima dell’omicidio, ma venne semplicemente esclusa l’ulteriore appartenenza a Stasi. Così quelle tracce genetiche femminili sono rimaste senza un nome per diciotto anni.
Al materiale genetico sconosciuto, si aggiungono le impronte sui cartoni delle pizze consumate dalla vittima e da Stasi la sera prima l’omicidio. Oltre a quelle dei ragazzi, ne sono presenti tre non attribuibili né a Stasi né a Sempio.
Il servizio delle Iene bloccato
Sconosciuto è anche il motivo per cui il programma televisivo Le Iene continui a rimandare l’inchiesta annunciata sul delitto di Garlasco. Descritto come potenzialmente esplosivo, il servizio era previsto inizialmente per la puntata del 18 novembre 2025, e doveva contenere testimonianze e rivelazioni inedite. Alla produzione, però, è stato chiesto di attendere il momento opportuno, data la delicatezza del caso. Nemmeno nella puntata del 25 novembre, il possibile scoop è stato trasmesso: un fatto insolito per un programma incline alla messa in onda immediata delle proprie inchieste, che ha generato teorie secondo cui il contenuto del servizio possa interferire pesantemente con le indagini in corso.
La “sovraimpronta 33” della cantina
Una delle poche speranze su cui puntano gli inquirenti, riguarda l’impronta 33, priva di sangue, trovata sul muro della scala che conduce alla cantina, attribuita ad Andrea Sempio e per questo considerata un reperto fondamentale. Tuttavia, anche questa sicurezza vacilla: l’avvocato Liborio Cataliotti, attuale difensore di Sempio, durante la trasmissione Quarto Grado, contesta l’attribuzione dell’impronta, in base a una perizia «che non sa ancora nessuno» e che dimostrerebbe come il segno possa trattarsi di una “sovraimpronta”, e quindi non appartenere con certezza al suo assistito.
Certezze che possono crollare, e nuovi e vecchi interrogativi che ne prendono lo spazio. Ma le zone d’ombra sulla morte di Chiara Poggi rimangono lì al loro posto.