Garlasco – Incidente probatorio atto I. Dubbi dei consulenti dei pm su “contaminazioni” del Dna sulle unghie di Chiara Poggi
- Postato il 17 giugno 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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La nuova indagine sul delitto di Garlasco – in cui è indagato il 37enne Andrea Sempio, amico di Marco Poggi – avrà il suo primo punto fermo dagli esiti dell’incidente probatorio deciso dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli. Esami e analisi complessi – a distanza di quasi 18 anni dai rilievi nella villetta di via Pascoli dove fu massacrata Chiara Poggi – che dovranno innanzitutto stabilire se i reperti su cui sono state richieste verifiche e accertamenti genetici siano utilizzabili oppure no. Quindi da domani si riaccendere lo scontro tra accusa, difesa e parte civile e dei consulenti nominati che dovranno confrontarsi con i periti nominati dalla giudice, la gentista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani. Entrambi della Polizia scientifica, mentre le nuove indagini sono condotte dai Carabinieri di Milano.
L’incidente probatorio atto I – La sfida si celebrerà su un terreno scientifico e il risultato su Dna e impronte sarà determinante nell’indagine che ha aperto uno scenario diverso – profondamente contestato non solo dalla difesa dell’indagato (che era stato già archiviato, ndr) da quello che ha portato alla condanna definitiva a 16 anni di carcere dell’allora fidanzato della vittima, Alberto Stasi. Il 42enne, allora fidanzato della vittima e laureando in Economia, è stato considerato dalla Cassazione “colpevole oltre ogni ragionevole dubbio” nonostante l’andamento “non limpido” delle indagini. Indagini inquinate anche dalla falsa testimonianza dell’allora maresciallo di Garlasco, Franco Marchetto, che nonostante questo continua a rilasciare dichiarazioni e interviste sulla vicenda.
L’inizio dell’incidente probatorio è fisato alle 10.30 in via Fatebenefratelli, dove ha sede la Polizia scientifica. Lì si troveranno i periti, i consulenti dei pm, Carlo Previderè e Pierangela Grignani, e della difesa, Luciano Garofano, che fu il comandante dei Ris di Parma che si occuparono del caso, e Luigi Bisogno, ex ispettore superiore di Ps in pensione dal 2010 e con una notevole esperienza nel campo della dattiloscopia. Per i genitori e il fratello di Chiara ci saranno Marzio Capra, Dario Redaelli e Calogero Biondi e per Alberto Stasi, Ugo Ricci e Oscar Ghizzoni. Assieme a loro i legali, uno per la difesa, la parte civile e uno per Stasi.
Il Dna sulle unghie di Chiara Poggi – Questo esercito di scienziati, alla presenza degli avvocati, si confronterà innanzitutto sulla utilizzabilità, allo stato attuale delle tecniche forensi, dei due profili genetici estrapolati dai margini ungueali di Chiara già durante il processo d’appello bis nei confronti di Stasi. Il riferimento è relativo agli esami sulle tracce rilevate sulle unghie della vittima che oggi i periti della procura di Pavia – nell’ambito della nuova inchiesta ritengono utilizzabili e compatibili con il Dna di Sempio – ma nel corso del processo di secondo grado furono ritenute inutilizzabili dal professor Francesco De Stefano, nominato dai giudici dell’Assise d’appello di Milano. Il genetista stabilì che erano troppo degradate e in quantità troppo limitata, e quindi il confronto con il profilo genetico, pur evidenziando la compatibilità di cinque ‘marcatori’, non aveva dato esiti sufficientemente attendibili: “È necessario che la corrispondenza sia di tutti e 17 i marcatori” per l’attribuzione.
I dubbi dei consulenti della procura – Tra l’altro emerge che nelle 61 pagine della consulenza di Previderè e Pierangela Grignani che il Dna sulle unghie di Chiara Poggi potrebbe aver subito “contaminazioni” il cui “effetto” sui “profili” genetici sarebbe “imponderabile”. Per loro si tratta di una delle “importanti precisazioni” che vanno fatte rispetto ai “campioni identificati” sul quinto dito della mano destra, sul primo e sul quarto dito della mano sinistra della vittima e attribuiti dalla difesa di Alberto Stasi al 37enne amico di Marco Poggi. Una attribuzione di cui appaiono convinti anche gli inquirenti pavesi, coordinati dall’aggiunto Stefano Civardi.
In particolare per uno dei 5 aplotipi del cromosoma Y, che identifica una linea paterna, e ritenuto “perfettamente sovrapponibile” al campione prelevato da Sempio su una tazzina di caffè, un cucchiaino e una bottiglietta d’acqua sottratti al commesso di Voghera dall’agenzia investigativa SKP. Previderè e Grignani – riporta LaPresse – hanno basato la loro consulenza su 37 screenshot di “tracciati elettroforetici” (i grafici che permettono di identificare frammenti di Dna) fisicamente effettuati nel 2014 a Genova dal professor De Stefano. I due consulenti dei pm Napoleone-Civardi-De Stefano-Rizza ritengono che le tracce identificate nel “secondo round” di analisi da De Stefano (la prima e la terza avevano dato esiti diversi) possano essere utilizzare per “comparazioni” ma ritengono anche che la “mancata replica dei profili” sulle unghie (per ragioni di quantità del materiale biologico) apre alla “possibilità” di “fenomeni artefattuali di amplificazione”, anomalie o “minime contaminazioni”.
Gli altri esami – Tutto questo in vista di una comparazione scientificamente attendibile con il Dna di Sempio e con quelli di Stasi e di tutte le persone che hanno frequentato la villetta di Garlasco. La giudice, su richiesta della parti, ha allargato il prelievo del Dna a diverse persone allungando la lista fatta in un primo momento. Inoltre si procederà, per quanto sia possibile, all’estrazione del Dna dalle impronte sulle fascette para-adesive, tra cui la numero 10 lasciata sulla porta dell’abitazione dei Poggi, e sul materiale allora repertato dal Ris di Parma oppure scartato perché inutile o insufficiente per qualsiasi esame proprio perché i test avevano dato esiti negativi, anche alle tracce di sangue.
Il cronoprogramma – Il primo atto dell’accertamento irripetibile riguarderà la verifica dei verbali di custodia dei reperti ritirati giovedì scorso. Si tratta di parecchie pagine in cui, durante la prima inchiesta sul delitto, chi ha preso in carico il materiale raccolto ha messo nero su bianco una serie di dati: da chi fisicamente lo ha conservato, al modo in cui è stato conservato fino a chi ha assicurato che per qualche recondito motivo non sia stato alterato.
Dopo di che, prima del rinvio a una nuova data, si concorderà il programma di massima sulla tabella di marcia. Probabilmente si comincerà con la spazzatura, tra cui il barattolino di Fruttolo, sequestrata all’indomani dell’omicidio e con le confezioni di cereali e cucchiaini per la colazione che Chiara, la mattina del 13 agosto 2007, non aveva potuto finire. Per questo ci si trasferirà nei laboratori dell’ospedale Fatebenefratelli. Se così fosse si proseguirà, poi, con il resto fino ad esaurire i quesiti posti dal giudice che ha dato 90 giorni ai periti per concludere l’incidente probatorio, termine che fin da ora appare impossibile rispettare. La giudice ha comunque fissato il ritorno in aula per il 24 ottobre.
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