Garlasco, la casa di Chiara Poggi torna a parlare: ricreata in 3D la scena del delitto

  • Postato il 10 giugno 2025
  • Di Panorama
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Laser, scanner e droni: è con questi strumenti all’avanguardia che, per ore, gli specialisti dell’Arma hanno “letto” ogni centimetro della villetta di via Pascoli, a Garlasco. L’obiettivo è uno solo: ricostruire in 3D la scena del delitto di Chiara Poggi, tornando indietro nel tempo, a quel tragico 13 agosto 2007. Da questa operazione, nel giro di sessanta giorni, nascerà un modellino digitale in alta precisione, “bianco”, sul quale verranno collocate con rigore scientifico tracce di sangue, impronte e reperti di Dna. Un mosaico investigativo che punta a offrire una nuova e dettagliata visione della dinamica dell’omicidio.

Non è la prima volta che la casa di Chiara viene sottoposta a rilievi scientifici. Già nel 2007 furono mappate le macchie ematiche sul pavimento; nel 2014, in vista del secondo processo d’appello che portò alla condanna definitiva di Alberto Stasi, l’indagine fu ampliata anche agli schizzi di sangue sulle pareti, usando avanzate tecniche geomatiche. Oggi, però, la tecnologia ha fatto passi da gigante: le moderne strumentazioni e i software di ultima generazione permettono una lettura molto più sofisticata dell’intera scena del crimine. Ogni nuovo elemento investigativo verrà integrato nel modello tridimensionale. Compresa una delle tracce più discusse di sempre: la cosiddetta «papillare 33».

Si tratta dell’impronta del palmo di una mano destra, individuata nel 2007 sul muro della scala che porta alla cantina, a pochi passi dal corpo di Chiara. Una recente consulenza dattiloscopica, disposta dalla Procura di Pavia e realizzata con il supporto dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, attribuisce questa impronta ad Andrea Sempio, oggi formalmente indagato. Grazie alla nuova modellazione sarà possibile tentare di ricostruirne la genesi: capire, cioè, se sia stata lasciata da qualcuno affacciatosi sulla soglia della scala o da chi si trovava già alcuni gradini più in basso.

Garlasco, la casa di Chiara Poggi torna a parlare: ricreata in 3D la scena del delitto
Il confronto effettuato tra l’impronta di Andrea Sempio e quella trovata vicino al corpo di Chiara Poggi. Quindici “minuzie dattiloscopiche” collegano Sempio all’impronta fotografata 18 anni fa su un muro della villetta di Garlasco in cui venne trovata morta la ragazza, secondo quanto stabilito dalla consulenza disposta dalla Procura di Pavia nell’ambito della nuova indagine sul delitto. ANSA (NPK)

Ma il lavoro non si ferma qui. Il modellino 3D sarà continuamente aggiornato con i risultati delle indagini in corso, compreso l’incidente probatorio previsto nei prossimi mesi. In quella sede verranno analizzate anche le cosiddette «para-adesive», ovvero le pellicole impiegate per rilevare eventuali residui biologici. Se emergeranno nuove tracce, verranno collocate con esattezza nei punti in cui sono state raccolte, per offrire una rappresentazione ancora più precisa e comprensibile dell’accaduto.

L’operazione di rilievo è stata condotta lunedì dagli specialisti dell’Arma, incaricati dal Racis (Raggruppamento investigazioni scientifiche), sotto la guida di Andrea Berti, comandante del Ris di Cagliari. Grazie a questo lavoro sarà anche possibile riposizionare le fotografie scattate nei primissimi sopralluoghi del 2007 e osservare la scena del crimine nella sua interezza, evidenziando la distribuzione delle macchie di sangue e permettendo una possibile rilettura della dinamica dell’aggressione.

In assenza di testimoni oculari, è il sangue a parlare. Ed è proprio su questo principio che si basa la Bloodstain Pattern Analysis (Bpa), l’analisi della disposizione delle tracce ematiche. Già il 12 dicembre 2007, i Ris di Parma avevano realizzato una prima ricostruzione: l’aggressione, secondo gli esperti, sarebbe iniziata nel soggiorno, nei pressi della scala che conduce al piano superiore. Chiara sarebbe stata «sopraffatta» e «colpita più volte al capo brandendo un mezzo contundente», probabilmente «privo di manico», come suggerisce la «scarsa quantità di tracce da cast-off», ovvero il sangue che si stacca dall’arma durante i colpi.

Dopo questa prima fase, il corpo venne trascinato per i piedi fino al corridoio, dove si consumò una seconda aggressione, nei pressi del tavolino del telefono. Chiara fu colpita ancora — forse mentre tentava una reazione — e infine sollevata e gettata giù per la scala che porta alla cantina.

Questa ricostruzione, tuttavia, lasciava aperti due punti oscuri, riportati nella relazione tecnica. Il primo riguarda tre piccole gocce di sangue trovate davanti al divano, di «non facile contestualizzazione». Si legge nel documento: «Non si esclude che possano essere riferibili a un’ipotetica fase iniziale dell’aggressione (ad esempio, nel campo delle mere ipotesi, potrebbero essere la conseguenza di un pugno sferrato al naso della vittima che, poi, scappa verso le altre aree dell’appartamento)».

Il secondo nodo riguarda una traccia di sangue rilevata tra il terzo e il quarto gradino delle scale che portano in cantina. Anche in questo caso, gli esperti scrivono: «Considerate le proporzioni globali del pattern, non si esclude però che la vittima abbia ricevuto un ulteriore e definitivo colpo alla testa» da parte di un aggressore che, dunque, potrebbe essere sceso almeno parzialmente lungo la scala.

Con la nuova mappatura tridimensionale e l’integrazione delle più recenti analisi scientifiche, il caso di Garlasco — rimasto aperto nei dubbi dell’opinione pubblica — potrebbe conoscere un nuovo capitolo. Forse decisivo.

Autore
Panorama

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