Garlasco, la difesa esplode: “Senza Lovati Sempio sarebbe già in carcere”. Ora lo scontrino dell’alibi diventa “carta straccia”

  • Postato il 19 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Il delitto di Garlasco, a diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, è tornato a essere un campo di battaglia. Non solo giudiziario, ma umano, professionale e mediatico. Dopo la revoca del mandato all’avvocato Massimo Lovati, Andrea Sempio – il commesso di Voghera oggi indagato per concorso nell’omicidio – si trova al centro di una bufera che sembra travolgere chiunque abbia toccato il caso.

Nelle ultime ore, le parole dell’avvocato Fabrizio Gallo, legale di Lovati e suo difensore nell’inchiesta milanese per diffamazione aggravata, hanno riaperto un fronte che pareva chiuso: “Senza di lui, Andrea sarebbe già finito in carcere”. Un’affermazione che pesa come piombo e che restituisce la dimensione di una rottura insanabile tra cliente e difensore.

“Senza di lui, Sempio sarebbe già in carcere”

In diretta a Storie Italiane su Rai1, Gallo ha ricordato come il lavoro di Lovati avesse garantito a Sempio di evitare qualsiasi misura cautelare: “Ha difeso il suo assistito con competenza e tempestività. Altri, in situazioni simili, sono finiti dietro le sbarre”. Ma dietro la difesa di principio si nasconde il rancore di un legame professionale spezzato.

Lovati, racconta Gallo, “era convinto che Sempio non lo avrebbe mai escluso dal caso”. Eppure la revoca è arrivata come un fulmine, lasciando l’avvocato “profondamente amareggiato”. Non solo: secondo Gallo, il lavoro di Lovati continuerà a influenzare la linea difensiva anche dopo l’arrivo del nuovo legale, Liborio Cataliotti. “Chi subentra non può ignorare la sua impronta. La continuità è vitale nei casi complessi: la sua strategia resta la base”.

La replica di Angela Taccia: “Un genio, ma aveva altre priorità”

Una versione che non convince del tutto Angela Taccia, l’altra avvocata di Sempio, oggi affiancata proprio da Cataliotti. “Lovati è un genio nel suo campo, ma ultimamente sembrava avere altre priorità”, ha dichiarato, riferendosi alla crescente presenza televisiva del collega. “Riunioni rinviate, meno partecipazione strategica. Questo ha inevitabilmente minato la fiducia del cliente”.

Taccia, legata a Sempio da un’amicizia ventennale, ha aggiunto: “Per Andrea è stata una decisione sofferta, ma necessaria. Si fida di me e della nostra squadra. Ha la forza dell’innocenza, ed è convinto che, più si indagherà, più la verità emergerà”.

Durante un incontro al Castello del Monferrato organizzato da “Nero Crime e Arte Criminologica”, Taccia ha annunciato anche la nomina di un nuovo genetista per verificare la tenuta scientifica delle prove. Si tratta della biologa Denise Albani, che dovrà valutare la possibilità di un inquinamento delle tracce di Dna attribuite a Sempio.

Palmegiani: “Quel Dna può essere inquinato”

A confermare la nuova direzione della difesa è il consulente Armando Palmegiani, che ha respinto con forza le accuse di parzialità nate dopo una sua frase sul “Dna che uscirà di Sempio”. “Andrea non è mai entrato nella casa dei Poggi il 13 agosto 2007. L’ultimo suo accesso, verosimilmente, risale al 4 agosto. Questo può spiegare la presenza di alcune tracce”.

L’obiettivo della nuova squadra è duplice: da un lato, scardinare la narrativa accusatoria; dall’altro, disinnescare la pressione mediatica che accompagna ogni evoluzione del caso. “Gli avvocati devono intervenire anche sul piano dell’opinione pubblica”, ha dichiarato Taccia. “Un’immagine distorta può diventare pericolosa tanto quanto un’accusa infondata”.

Lo scontrino dell’alibi: “Carta straccia”

Ma il colpo più duro arriva ancora da Gallo, che attraverso Lovati sferra un attacco diretto all’alibi di Sempio: lo scontrino che avrebbe dovuto confermare la sua lontananza dal luogo del delitto. “Se continua a usarlo, va contro un muro. È falso”, ha dichiarato. “Lovati sostiene che, se una persona è innocente, non ha bisogno di correre per costruirsi un alibi. Senza riscontri esterni – una telecamera, un testimone – quello scontrino è carta straccia”.

Parole che, lette tra le righe, lasciano intuire un cambio di prospettiva anche da parte dello stesso Lovati. L’avvocato che un tempo parlava di “fandonie” e di prossima archiviazione, oggi – secondo Gallo – “ipotizza un rinvio a giudizio”.

Il nuovo equilibrio e la battaglia mediatica

Sul fronte opposto, Taccia e Cataliotti dovranno gestire non solo la strategia legale, ma anche un danno di immagine già avviato. L’eco delle dichiarazioni di Gallo e Lovati rischia infatti di compromettere la credibilità dell’intera linea difensiva. “Quando togli un difensore da un procedimento, cambia anche la sua percezione del caso”, ha spiegato Gallo. “Lovati si è sentito colpito e ha reagito”.

Intanto, la procura di Pavia prosegue con l’analisi dei nuovi elementi emersi, tra cui la tanto discussa impronta numero 33 e il lavoro dei consulenti tecnici nominati dopo la riapertura del fascicolo.

Una difesa in frantumi

La difesa di Andrea Sempio si presenta ora come un mosaico difficile da ricomporre: tra ex avvocati che parlano, nuovi legali che si insediano, genetisti che subentrano e consulenti che cercano di riequilibrare la narrazione. Sullo sfondo, un delitto che continua a dividere e un nome – quello di Chiara Poggi – che resta il centro di una vicenda senza pace.

E mentre le carte passano di mano in mano, l’impressione è che la verità si sia fatta ancora più fragile. Perché, nel processo di Garlasco, anche la difesa ormai è diventata un caso.

Autore
Panorama

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