Garlasco, la nuova pista su Sempio. Tutto quello che non torna delle indagini
- Postato il 1 ottobre 2025
- Di Panorama
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Il delitto di Chiara Poggi a Garlasco, 13 agosto 2007, è diventato il paradigma del giallo italiano: processi, sentenze, revisioni mancate, verità sospese. Diciotto anni dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi, l’inchiesta si riapre con un nuovo protagonista: Andrea Sempio, amico di infanzia del fratello della vittima, oggi unico indagato nel nuovo filone.
E con lui tornano dubbi, contraddizioni, sospetti.
Il padre di Sempio: «Nessuna corruzione, solo avvocati da pagare»
Giuseppe Sempio, padre di Andrea, ha provato a respingere i sospetti. I 40mila euro in contanti movimentati nel 2016-2017? «Un prestito dalle mie sorelle per pagare gli avvocati». Il famoso bigliettino trovato in casa con la scritta “Venditti gip archivia X 20.30 euro”? «Era per le marche da bollo», ha detto a Mattino Cinque.
E le intercettazioni, con frasi come «Il pm è dalla nostra parte» o «Bisogna portare i soldi su»? Per Sempio padre sono state travisate: la prima sarebbe stata un’impressione di un legale, la seconda un riferimento banale allo studio degli avvocati al piano di sopra. «Venditti è una persona integra», ha concluso.
Le indagini del 2017: un capitolo mai chiuso
Il nome di Sempio non spunta oggi dal nulla. Già nel 2016-2017 era stato indagato: analisi genetiche e approfondimenti investigativi avevano ipotizzato un suo coinvolgimento. Poi tutto si era chiuso con rapidità, tra ombre e archiviazioni. All’epoca, la pista sembrava destinata a sgonfiarsi. Oggi, invece, riemerge con forza, riportando in primo piano ciò che allora era rimasto sottotraccia.
È qui che torna il nodo: quanto furono davvero solide le indagini su Sempio? E perché, a distanza di anni, quelle stesse carte appaiono di nuovo centrali?
Le gemelle Cappa: un mistero nel mistero
In questo rebus si inseriscono anche le gemelle Cappa, cugine di Chiara Poggi. Figure sempre lambite dal mistero, già sentite all’epoca dell’omicidio ma mai davvero al centro. Una di loro avrebbe pronunciato la frase sibillina: «Se parlo io viene giù tutto». Parole che ancora oggi risuonano come una minaccia non decifrata.
Saranno riascoltate? Avranno un ruolo nel nuovo filone d’indagine? Per ora restano sullo sfondo, simbolo di tutte quelle verità mai chiarite che pesano come macigni su questo caso.
Avvocati e consulenti: la giostra delle versioni
L’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, liquida con sarcasmo i sospetti: «Mancano solo il Papa e il presidente della Repubblica». Ma a rendere tutto più complesso è stato il passo indietro di Luciano Garofano, ex comandante dei Ris, che aveva accettato di fare da consulente per i Sempio. Una decisione poi revocata.
Per Giampietro Lago, altro ex Ris, la ragione è semplice: «Non si possono vestire due ruoli così opposti. Forse non si sono messi d’accordo sugli onorari».
Un dettaglio che aggiunge ulteriore confusione: consulenti che entrano ed escono, perizie contestate, strategie difensive che cambiano.
Le falle della giustizia
Il delitto di Garlasco è diventato, suo malgrado, anche una lezione sui tempi e i limiti della giustizia italiana. Stasi resta un condannato definitivo, mentre Sempio è un indagato. Due mondi lontani che rischiano però di sovrapporsi nel dibattito mediatico.
E qui la domanda è la stessa che aleggia in tanti altri casi italiani, dalla strage di Erba a Bossetti fino a Meredith Kercher: quante volte possiamo rimettere in discussione una verità processuale senza logorare la fiducia nella giustizia stessa?
Per ora, il caso Garlasco non offre risposte definitive. Solo altri dubbi. Altri nomi. Altri indizi. In un giallo che continua a scrivere nuove pagine.