Garlasco, la perizia dei Ris chiude la pista del secondo killer. E ora?
- Postato il 17 settembre 2025
- Di Panorama
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La consulenza dei Ris di Cagliari, 300 pagine depositate in Procura a Pavia, ha escluso la presenza di un secondo killer nell’omicidio di Chiara Poggi. Secondo l’analisi della Bloodstain Pattern Analysis, a colpire sarebbe stata una sola persona. Una conclusione che smentisce le ipotesi più recenti della Procura, che aveva indagato Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, come possibile complice.
Una ricostruzione diversa dal 2007
Gli specialisti hanno lavorato per settimane nella villetta di via Pascoli, ricostruendo la scena con droni e modelli 3D. Rispetto alla relazione firmata nel 2007 dall’allora comandante del Ris di Parma Luciano Garofano, oggi consulente della difesa Sempio, i nuovi esami hanno portato a esiti “diversi”. Non soltanto una mappa più completa delle tracce di sangue, ma anche l’individuazione di elementi mai evidenziati prima.
L’impronta nel sangue: indizio o contaminazione?
Fra le novità emerge l’impronta di una mano rimasta impressa in una chiazza di sangue alla base delle scale, mai valorizzata nelle perizie originarie. Già segnalata dal professor Francesco Maria Avato, all’epoca consulente della difesa Stasi, oggi resta un enigma: apparteneva all’assassino, alla vittima o a chi intervenne per primo sulla scena? Uno dei carabinieri scivolò infatti nel sangue di Chiara, e questo rende impossibile attribuire con certezza la traccia. La relazione del Ris, inoltre, è secretata e non verrà messa a disposizione delle parti fino alla chiusura delle indagini, dettaglio che spiega perché emergano solo indiscrezioni.
Il nodo delle responsabilità
Il documento depositato non indica responsabilità dirette, né chiarisce la questione più spinosa: Alberto Stasi, condannato a 16 anni, resta l’unico colpevole riconosciuto dalla giustizia, ma la nuova indagine aveva puntato lo sguardo anche su Sempio. Su di lui grava l’ipotesi che il Dna trovato sotto le unghie della vittima, ritenuto all’epoca inutilizzabile, possa essere riconducibile alla sua persona.
Il lavoro dei consulenti
Nei prossimi mesi toccherà a Cristina Cattaneo, anatomopatologa di fama internazionale, rianalizzare arma del delitto, numero e tipologia delle lesioni. La sua consulenza dovrà essere integrata con quella dei Ris e con gli altri elementi raccolti dal Nucleo investigativo di Milano. Parallelamente, la genetista Denise Albani sta esaminando i dati grezzi delle vecchie analisi condotte sulle unghie di Chiara, già rianalizzate nel processo d’appello dal professor Francesco De Stefano, che però le ritenne inutilizzabili.
Le impronte latenti e i nuovi interrogativi
Restano aperte anche le verifiche sulle otto impronte digitali parziali scoperte di recente su due sacchetti di spazzatura repertati la mattina del delitto. Non erano mai state isolate prima e ora diventano un nuovo fronte investigativo. Sei le impronte su un sacchetto di cereali, due su un sacchetto della spazzatura. Elementi “inediti” che richiederanno ulteriori mesi di accertamenti.
Le prossime tappe processuali
Il calendario è già fissato: il 26 settembre la giudice Daniela Garlaschelli riunirà le parti per un aggiornamento, mentre il 24 ottobre sarà il momento della discussione finale sugli accertamenti tecnici. Sarà allora che consulenze, impronte, Dna e ricostruzioni verranno messe sul tavolo in un quadro unitario.
Un caso che non si chiude mai
Diciotto anni dopo, il delitto di Garlasco rimane un labirinto. Le nuove tecnologie sembrano aver rafforzato l’ipotesi iniziale – un solo assassino – ma i vuoti restano. Le impronte, il Dna, le incertezze sulle prime ore di indagine continuano a pesare. La vicenda non è solo una storia giudiziaria: è una ferita che divide l’opinione pubblica e che, a ogni nuova perizia, riapre la stessa domanda. Non chi ha ucciso Chiara Poggi – per la giustizia lo sappiamo – ma se la verità che ci è stata consegnata sia davvero quella definitiva.